da Fuxia Block:
In contemporanea con Roma, Milano, Bologna e molte altre città italiane, anche Padova è stata attraversata oggi pomeriggio da un corteo colorato e rumoroso per rivendicare il diritto all’autodeterminazione.
Ci siamo trovati in piazza dei Signori dove con interventi e volantinaggio abbiamo comunicato alla città le ragioni dell’iniziativa e in 200 siamo partiti verso l’ospedale denunciando la realtà di un servizio sanitario in cui il diritto delle donne ad abortire viene quotidianamente ostacolato dall’obiezione di coscienza.
Dopo l’iniziativa di ieri mattina alla sede locale dell’Ordine dei medici, abbiamo voluto riportare in tutta la città lo sdegno per una situazione ormai gravissima. Ma non solo le donne che intendono abortire vedono limitato il loro diritto da obbiettori di coscienza e movimenti pro-life, oggi tutti noi siamo limitati nella nostra autodeterminazione per la mancanza di welfare e reddito che ci permetta di fare scelte davvero libere.
Per questo, lungo il percorso, ci siamo soffermati davanti alla sede dell’Inps, luogo simbolo del sistema welfaristico in dismissione e inadatto a rispondere ai nostri bisogni. Abbiamo così voluto porre l’attenzione su come oggi lo stato sociale fondato sul nucleo famigliare tradizionale e il lavoro a tempo indeterminato non rappresentino in alcun modo la realtà che viviamo.
FuxiaBlock
BiosLab
di seguito il testo del valentino:
Nelle ultime settimane due eventi gravi quanto inquietanti hanno riportato – ancora una volta – il tema del diritto di aborto e delle libertà delle donne al centro del dibattito politico internazionale: da un lato, la presentazione al parlamento spagnolo del progetto di legge Gallardòn, “Legge organica di protezione dei diritti del concepito e delle donne in gravidanza”, che se approvato renderebbe illegale l’aborto, e dall’altro la bocciatura da parte del Parlamento europeo della risoluzione Estrela sulla “salute e diritti sessuali e riproduttivi” tra cui il “diritto all’aborto sicuro e legale” in tutti i paesi UE. Due eventi che censurano decenni di lotte e conquiste femministe sulla libertà di scelta, sulla riproduzione libera e consapevole e sui diritti di autodeterminazione. A questi veri e propri attacchi di matrice conservatrice e fondamentalista fa eco l’allarmante situazione italiana: mentre il welfare e i servizi socio-sanitari vengono via via smantellati dalle politiche di austerity, l’obiezione di coscienza da parte dei medici anti-abortisti di fatto rende l’interruzione di gravidanza in questo paese un diritto negato, la pillola RU486 e la pillola contraccettiva d’emergenza vengono sistematicamente rifiutate e nelle corsie degli ospedali e nei consultori pubblici è permesso ai volontari pro-life di aggirarsi diffondendo la loro propaganda anti-abortista. In Grecia, dove ormai il diritto alla salute è stato svenduto agli interessi della Troika, persino il parto è stato privatizzato e l’economia del debito ha invaso anche il campo della riproduzione.
Questo rapido sguardo alla desolante situazione europea ci mostra come, in tempi di crisi, la limitazione dei diritti riproduttivi e delle libertà costituisca il tentativo di controllare i corpi e la sessualità delle donne come soggetti liberi ed eccedenti. Negare il diritto di aborto significa imporre a tutte la funzione di madri disciplinate, per bene e docili, conformi al ruolo di riproduttrici della società così com’è, in un paradigma familista ed etero-normativo in cui il nostro corpo viene espropriato di soggettività autonoma e allo stesso tempo oggettificato come simbolo della morale pubblica. Perché è evidente che ciò che sta avvenendo è un vero e proprio attacco alla libertà praticata dalle donne e da tutte le soggettività che da decenni lottano per la liberazione da modelli normativi e relazioni di genere funzionali al mantenimento dell’ordine simbolico e sociale neoliberista. Ancora una volta assistiamo al tentativo di costruzione di soggettività addomesticate o criminalizzate a causa delle loro condotte, vittime o puttane, in una retorica che schiaccia ogni eccedenza in categorie devianti, come dimostra l’altrettanto violento paradigma vittimizzante del femminicidio che si è imposto in Italia in occasione dell’approvazione della omonima legge (ma non solo, basti guardare il recente cortometraggio francese “La Majorité opprimée”, intriso di neocolonialismo e razzismo sotto la parvenza di femminismo). Insomma, invece di lottare le donne devono stare al loro posto e rassicurare la società sul loro ruolo di madri fedeli e mansuete.
Come soggettività femministe, transfemministe e queer dalla Spagna all’Italia respingiamo gli attacchi alla nostra autodeterminazione, e rivendichiamo reddito e un nuovo welfare come strumenti di autonomia e possibilità reale di scelta sui nostri corpi. Costruiremo nuovi spazi di libertà e di pratiche politiche in ogni città, dove i nostri desideri e i nostri bisogni prendano forme imprevedibili e incompatibili con l’austerità imposta dalla governance della crisi.
#iodecido sempre!