Da Abbatto i Muri:
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Seguendo l’esempio spagnolo anche la Basilicata (con l’85% di obiettori e il 50% delle residenti che fa IVG fuori regione) analizza una proposta di legge che parla di “Misure di sostegno sociale alla maternità e alla natalità“. Le firme vanno da destra al centro e a sinistra, includendo il Pd e il M5S. Nella relazione si legge che la Basilicata risentirebbe di un “notevole” calo demografico e ovviamente si cita come concausa la legge 194/78 e l’interruzione di gravidanza che, secondo la proposta, “costituisce un trauma che interpella tutti“.
Sicché la proposta di legge tutelerebbe la maternità, cita un articolo della legge 194 in cui si sosterrebbe la “tutela della vita umana dal suo inizio”, ed è evidente che loro si riferiscono al concepimento, e per farla breve, vorrebbero che la regione intervenisse su una materia nazionale e che i servizi sanitari evitassero che l’aborto sia usato “ai fini della limitazione delle nascite“. Dopodiché piazzano – e te pareva – la “collaborazione di associazioni di volontariato” (leggasi pro/life) mentre parlano di consultori (pubblici) perché ‘ste associazioni contribuirebbero “a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione di gravidanza“.
Si insiste poi dicendo che l’aborto sarebbe la prima causa di mortalità (più del cancro e dell’infarto), mettono cifre, statistiche tratte da siti antiabortisti, dichiarano che l’aborto rappresenterebbe “un grave problema sociale“, con un approccio paternalista che sovradetermina le donne nelle loro decisioni e le reputa pietosamente vittime di un piano di sterminio volto a limitare le nascite (manco fossimo in Perù) e in seconda istanza, oserei dire, delle femministe che invece che obbligarle a decidere di fare le madri se non lo vogliono difendono piuttosto il loro sacrosanto diritto all’autodeterminazione.
Parlano di cause economiche, la crisi, la precarietà e dunque ti pigliano per fame, per così dire, nel senso che propongono che la Basilicata metta a disposizione un Fondo per la Vita “per concedere un contributo mensile di euro 250,00 per la durata di diciotto mensilità” a quelle che vorrebbero abortire e che rinunciano così di farlo.
La sintesi della proposta è:
1) tutela maternità e vita umana fin dal concepimento;
2) promozioni progetti sociali con l’obiettivo di sostenere la donna sia durante la gravidanza che dopo il parto;
3) istituzione di un apposito “Fondo per la Vita”, finalizzato al sostegno economico di interventi a tutela della maternità e a favore della natalità;
4) creazione di sinergie operative tra Centri di Aiuto alla Vita, consultori e strutture ospedaliere;
5) istituzione di un Elenco Regionale dei Centri di Aiuto alla Vita.
L’intera proposta potete leggerla in file .pdf QUI.
Ho delle domande: dove sono in Basilicata le persone che si possano opporre a questo svuotamento di senso della legge 194? I consultori locali hanno nulla da dire? Davvero si vuole usare la crisi economica per mettere in discussione la legge 194? Davvero si pensa che un gettone di un tot per un periodo XY possa convincere una persona che non vuole un figlio a partorirlo? E anche ci fossero difficoltà, con 250 euro cosa ci fai? E quando sono finiti cosa fai? Ed è mai possibile che i gruppi e le associazioni pro/life debbano addebitare alla spesa pubblica la loro opera di bene? Voglio dire: e se ritenessi di voler fare approvare ad un ente pubblico una legge in cui prevedo che con i soldi pubblici, ovvero anche con i miei soldi, o quelli di chiunque paga le tasse, pago la mia legittima e privata attività associativa loro sarebbero d’accordo? E per inciso non ho alcuna associazione e tutte le iniziative femministe che amo sono autogestite e autofinanziate…
L’investimento economico, se hanno da farlo, in termini di risorse, prospettive di lavoro/reddito, casa, servizi territoriali (asili gratuiti?) e strumenti, lo facessero investendo a monte, preventivamente, sull’autonomia delle persone in generale, precari, disoccupate, pensionati, e questo non perché si attribuisce valore monetario alla persona in base al fatto che ha un utero e che lo mette a disposizione per fare crescere le cifre della natalità della nazione. I corpi non sono oggetti di Stato e lo Stato non può appropriarsene, pagarli, attribuire un valore monetario in cui si baratta la libertà di scelta con l’adesione ad una ideologia che è chiaramente tutt’altro che laica e rispettosa dei diritti delle donne. Le donne, quelle persone che esistono prima che le madri. Già nate, cresciute e aventi diritto alla libera scelta e all’autonomia economica a prescindere dal valore riproduttivo che ogni legislatore attribuisce loro.
Orsù, vi prego. Ripensateci un attimo. Grazie.
Ps: ogni anno respingiamo tante persone, donne, uomini, bambini, migranti, perché stranieri. Se si pensa che siamo tanto in difetto di “natalità” perché non si accolgono tutte le persone che arrivano qui da altri mondi per scelta?
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