Da Abbatto i Muri:
Il Comitato del Parlamento Europeo e per la Parità di Genere decide in gennaio di sovradeterminare i/le sex workers in nome della salute e della sicurezza delle prostitute. L’approccio abolizionista, di stampo svedese, francese e anche britannico, è arrivato poi in parlamento europeo dove i parlamentari dovrebbero supportare il Rapporto Honeyball teso a dimostrare l’utilità dell’abolizionismo. Trovate in basso una lettera del Comitato Internazionale sui Diritti dei Lavoratori dell’Industria del Sesso in Europa che si oppone a tutto questo. Potete leggere anche il comunicato stampa che dall’Italia viene diffuso dal Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute e dall’Associazione Certi Diritti.
Le abolizioniste, infine, sempre più agguerrite nella loro crociata neofondamentalista, stanno provando a bypassare le stesse singole nazioni facendo in modo che l’Europa dia un indirizzo abolizionista preciso da seguire. Le associazioni di sex workers si oppongono, fornendo dati assai diversi da quelli messi in circolo dalla parte abolizionista che oramai si nutre di una pessima propaganda che insiste nel definire impossibile il fatto che esistano persone che scelgano di fare quel mestiere ed esigano sia regolarizzato come lavoro. Come dicevo QUI, le sex workers chiedono aiuto perché la loro parola, a quanto pare, non conta niente. Date una mano, se potete, nella divulgazione del loro materiale e della loro voce. Grazie. Buona lettura!
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I PARLAMENTARI EUROPEI ITALIANI ASCOLTINO PIÙ DI 554 ASSOCIAZIONI E 56 RICERCATORI CHE CHIEDONO DI RESPINGERE IL RAPPORTO HONEYBALL SULLA PROSTITUZIONE
Comunicato Stampa dell’Associazione Radicale Certi Diritti e del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute.
Roma, 21 febbraio 2014
L’Associazione Radicale Certi Diritti e il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute sono tra le più di 554 http://www.sexworkeurope.org/node/488 associazioni europee rappresentanti la società civile che, con 56 accademici e ricercatori, chiedono al Parlamento Europeo di respingere il rapporto di Mary Honeyball, Parlamentare Europea londinese, che sarà discusso in una sessione a Strasburgo il prossimo 24 e 25 febbraio e che promuove la criminalizazione dei clienti delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso.
L’impressionante numero di 554 NGO e associazioni così come 56 fra accademici e ricercatori di scienze sociali, scienze politiche e di salute pubblica hanno firmato lettere indirizzate ai Parlamentari Europei chiedendo di respingere un rapporto presentato dalla parlamentare Mary Honeyball che chiede agli Stati membri di avallare la criminalizazione dei clienti dei lavoratori del sesso.
La lettera dalle NGO, presentata dal Comitato Internazionale per i Diritti dei sex workers in Europa ICRSE, una rete che rappresenta 59 organizzazioni in Europa e Asia Centrale e di cui fa parte anche il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute. Per ICRSE il rapporto confonde la tra lavoro sessuale e tratta, non si preoccupa della salute dei sex workers e non è basato su prove scientifiche.
Luca Stevenson, coordinatore di ICRSE commenta: «Il modello svedese di criminalizazione dei clienti non solo è inneficace per ridurre la prostituzione e la tratta, ma è anche pericoloso per le/i sex workers. Infatti aumenta lo stigma che è la maggiore causa di violenza contro di noi. È una politica fallimentare denunciata da tutte le organizzazioni di sex workers e da molte organizzazioni di donne, LGBT e di migranti, così come da molti organismi delle Nazioni Unite».
Tra i firmatari vi sono organizazioni per i diritti dei lavoratori del sesso ma anche molti gruppi per i diritti delle donne come l’International Planned Federation, una rete di 40 membri in Europa e il National Council of German Women’s Organization, che rappresenta 50 organizzazioni femminili in Germania. In Italia è stato sottoscritto, oltre che dall’Associazione Radicale Certi Diritti e dal Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, anche da Equality Italia, da Arcigay e da altre ancora.
Pia Covre e Yuri Guaiana, rispettivamente presidente del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute e segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, commentano: «Noi pensiamo che la sistematica criminalizzazione degli acquirenti di sesso non porterà i risultati che i sostenitori di questa idea sperano. Piuttosto, l’esperienza in Svezia ha dimostrato che la prostituzione non scompare con l’introduzione della criminalizzazione dei compratori, le attività semplicemente si nascondono nel sommerso. Questa non può essere la soluzione».
Marija Tosheva, Advocacy officer di SWAN, la Rete di Advocacy dell’Est Europa e Centro Asia spiega: “ Il rapporto non riesce a rappresentare le differenti realtà del lavoro sessuale nei contesti europei. Rinforza gli stereotipi che tutte le donne provenienti dall’Est Europa siano trafficate in Europa occidentale, mettendo a tutte l’etichetta di vittime, escludendole dal dibattito e dai processi decisionali. Alcune sex workers migrano per cercare migliori opportunità di lavoro, alcune diventano vulnerabili alla violenza e allo sfruttamento, ma etichettare tutte le sex workers come vittime di violenza e criminalizzare ogni aspetto del lavoro sessuale vuol dire distogliere lo sguardo dalla realtà per guardare a soluzioni moralistiche e repressive.”
Un gran numero di organizzazioni che si occupano di HIV, incluso European Aids Treatment group, Aids Action Group e la LILA Lega Italiana Lotta all’AIDS in Italia hanno sottoscritto la lettera . Mary Honeyball cita a malapena l’HIV nel suo rapporto, apparentemente ignorando che i sex workers sono un gruppo chiave sul fronte della lotta all’HIV. Il rapporto cita la definizione sulla salute sessuale dell’Organizazione Mondiale della Sanità ma curiosamente ignora che l’OMS si pone contro il “modello svedese” perché esso ha un impatto negativo sulla vita e la salute dei sex workers in quanto limita l’accesso all’uso del condom e ad altre misure per prevenire l’HIV.
Un ulteriore documento redatto e firmato da più di 40 accademici e ricercatori consiste in un contro rapporto presentato ai Parlamentari Europei che analizza la mancanza e il travisamento di prove nel rapporto di Honeyball. La lettera che accompagna il contro rapporto dice: “un voto favorevole a questo rapporto potrebbe avere gravi conseguenze su una popolazione già marginalizzata” e continua : «Il rapporto di Honeyball non riesce ad affrontare i problemi e i danni che possono crearsi nel lavoro sessuale, invece produce dati parziali, inesatti e smentiti. Noi crediamo che le politiche debbono basarsi su dati attendibili e speriamo che voterete contro la mozione per criminalizzare i clienti dei lavoratori del sesso».
Il contro-rapporto ha notato che, tra gli altri errori sorprendenti, Mary Honeyball ha completamente frainteso una relazione congiunta commissionata dal Comune di Amsterdam e dal Ministero della Giustizia olandese, confondendo, in maniera imbarazzante, i dati sui coffee shops con quelli sui postriboli.
Le 554 NGO e i 56 ricercatori firmatari delle lettere sollecitano i Parlamentari Europei a rigettare, il 27 febbraio, il rapporto di Mary Honeyballs.
Per maggiori informazioni:
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Lettera ai Parlamentari Europei
Amsterdam, 24 Gennaio 2014
Un approccio retrogrado ai diritti dei lavoratori dell’industria del sesso: salute e sicurezza vengono ora tutelate dal Comitato del Parlamento Europeo per i Diritti della Donna e la Parità di Genere.[i][1]
Il Comitato Internazionale per i diritti dei lavoratori dell’industria del sesso in Europa (International Committee on the Rights of Sex Workers in Europe – ICSRE) condanna duramente la decisione del Comitato del Parlamento Europeo per i Diritti della Donna e la Parità di Genere (FEMM) di criminalizzare i clienti delle prostitute.
Contrariamente a quanto richiesto dalle organizzazioni di sex workers di tutta Europa, molte organizzazioni sanitarie e della società civile, FEMM ha votato in favore di una misura repressiva che, con il pretesto di proteggere le donne, ne aumenterà solo la vulnerabilità.
Siamo allibiti nel vedere che Mary Honeyball, politica londinese e autrice della misura approvata oggi, possa ignorare così ostentatamente il fatto che la criminalizzazione dei clienti non sia stata mai efficace nel ridurre il fenomeno prostitutivo e della tratta. Tutt’altro, è stata infatti indicata come una delle cause dello sfruttamento della prostituzione clandestina. E contrariamente a quanto affermato da Ms Honeyball ha portato anche alla criminalizzazione della prostituzione.
Tra le altre cose la polizia svedese menziona che “Nel 2009 il National Bureau of Investigation stimò che solo a Stoccolma e in provincia ci fossero 90 centri massaggio Thai, la maggiorparte dei quali impiegavano donne provenienti dalla tratta a scopo prostitutivo. Nel corso del 2011/2012 il numero dei centri massaggi Thai era cresciuto di più del 100%, arrivando a 250 centri, e in tutta la Svezia se ne contavano almeno 450”.[ii]
Numerosi altri rapporti e saggi supportano questa tesi. In Norvegia, Pro-Sentret, il centro ufficiale per il supporto alle prostitute di Oslo, pubblica nel 2012 il rapporto annuale, evidenziando che il numero delle prostitute non è affatto diminuito e che anzi anche i crimini contro le prostitute erano in aumento. [iii] Questo studio, basato su un questionario sottoposto a 123 prostitute, dimostra anche come le prostitute stesse abbiano più riserve di prima nel chiedere aiuto alla polizia, per paura di essere stigmatizzate e con la convinzione di essere trattate come criminali.
Un aspetto preoccupante della criminalizzazione dei clienti concerne la salute dei sex workers, specialmente per quanto riguarda l’HIV/AIDS e altre malattie sessualmente trasmissibili. Non è sorprendente che in un recente articolo dell’Observer Ms Honeyball ignori completamente la domanda. In Francia, nei mesi precedenti al voto per l’Assemblea Nazionale, una vasta gamma di organizzazioni denunciò la mancanza di attenzione alla pandemia dell’HIV e il ruolo cruciale dei sex workers nella lotta alla diffusione, da parte di Najat Valaud-Belkacem, Ministro per i Diritti delle Donne.
100 organizzazioni francesi e altre 100 organizzazioni internazionali hanno firmato un Manifesto contro la criminalizzazione dei clienti, questo gruppo include anche organizzazioni sanitarie come Doctors of the World e ovviamente associazioni di prostitute. [iv]
Siamo particolarmente stupiti di come Ms Honeyball possa ignorare le raccomandazioni di esperti del suo proprio paese, come UKNSWP, un’organizzazione-ombrello con oltre 60 membri in tutto il Regno Unito che lavora in prima linea per offrire servizi a lavoratrici e lavoratori dell’industria del sesso in tutto il paese. La loro risposta alla consultazione avvenuta recentemente in Scozia non lascia dubbi circa il fatto che nè gli operatori sociali nè le persone direttamente coinvolte nell’attività di prostituzione siano contrari alla misura approvata in Svezia.[v]
“Le ricerche mostrano come la criminalizzazione della prostituta o del cliente possa avere risultati negativi, pericolosi e talvolta fatali, per le prostitute, specialmente coloro che operano sulla strada. Per loro infatti, la criminalizzazione spesso porta a spostamenti forzati e li costringe a lavorare in luoghi più remoti e quindi più pericolosi. Questo aumenta le possibilità di divenire vittime di violenza ed espone questa frangia dei sex workers a condizioni di vulnerabilità e sfruttamento.
Nella prostituzione “non in strada” la criminalizzazione del cliente aumenta la stigma legato ai lavoratori dell’industria del sesso e gli operatori temono con questa legge di diventare bersagli di indagini, diminuendo così considerevolmente la loro fonte di guadagno. Questo agisce come una enorme barriera nella denuncia di crimini da parte dei sex workers, aumentando la loro vulnerabilità in tutti i frangenti. Molti di coloro che commettono crimini contro le prostitute lo fanno perchè sanno di godere di un certo grado di impunità, e in con questa legge questi crimini resteranno sempre più impuniti”.
Il Comitato del Parlamento Europeo per i Diritti delle Donne e la Parità di Genere sta tristemente seguendo la stessa traccia, mettendo l’ideologia davanti alla salute e ealla sicurezza delle donne e degli uomini coinvolti in prima persona, incurante dei suggerimenti offerti dai vari stakeholders del settore e degli studi fatti. Come ad esempio il rapporto pubblicato a dicembre 2011 dal Gruppo di Studio sull’HIV e l’Industria del sesso di UNAIDS.
“Gli Stati dovrebbero smettere di criminalizzare la prostituzione o le attività ad essa associate. La decriminalizzazione dovrebbe includere anche il commercio di prestazioni sessuali, la gestione (regolata legalmente) di prostitute e case di piacere e tutte le altre attività legate all’industria del sesso”.
Quanti pubblicazioni e rapporti devono essere pubblicati prima che gruppi femministi e organizzazioni varie inizino ad ascoltare coloro coinvolti in prima persona in questo settore? Ma più importante, quanti dei nostri colleghi dovranno essere uccisi perchè qualcuno decida fnalmente di ascoltarci? I sex workers hanno una voce. E questa voce dice NO al modello Svedese.
Cordialmente,
Luca Stevenson
Coordinatore, Comitato Internazionale sui Diritti del Lavoratori dell’Industria del Sesso in Europa
[i] http://www.ibtimes.co.uk/european-parliament-vote-nordic-model-prostitution-that-fines-clients-1433466?utm_source=hootsuite&utm_campaign=hootsuit
[ii]http://www.polisen.se/Global/www%20och%20Intrapolis/Informationsmaterial/01%20Polisen%20nationellt/Engelskt%20informationsmaterial/Trafficking_1998_/Trafficking_report_13_20130530.pdf
[iii] http://www.thelocal.no/20120622/rip-up-prostitution-law-says-top-oslo-politician
[iv] http://site.strass-syndicat.org/2013/09/manifeste-contre-la-penalisation-des-prostituees-et-de-leurs-clients/
[v] http://www.uknswp.org/wp-content/uploads/UKNSWP_Scotland_consultation_response_dec_2012.pdf
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