Un articolo da Gli Altri (via Abbatto i Muri):
di Angela Azzaro
Il dibattito sulla prostituzione che negli ultimi mesi ha occupato la scena francese e che questa settimana è arrivato direttamente all’Assemblea nazionale ci riguarda da vicino. Da molto vicino. Se infatti dovesse passare la proposta definita “abolizionista”, il vento moralista che spira anche in Italia avrebbe una marcia in più.
La legge non è stata presentata dall’estrema destra di Marine Le Pen, ma dei socialisti che sono al governo del Paese. La portavoce dell’esecutivo e ministra delle Donne, Najat Vallaud Belkacem, è in prima fila per tentare di far approvare la proposta che all’articolo 16 multa i clienti con un’ammenda che va dai 1500 euro ai 3000 in caso di recidiva. Il testo composto di ventun punti entra anche nel merito della “mercificazione del corpo delle donne” e dell’educazione scolastica e riscriverebbe, qualora approvato, il codice penale.
L’obiettivo dichiarato è appunto quello che si autodefinisce “abolizionista”, termine non neutro visto che fa riferimento all’abolizione della schiavitù, paragonando la prostituzione a una condizione di perdita della libertà. Non tutti gli intellettuali francesi e non tutte le femministe sono però stati a guardare. I primi a scagliarsi contro sono stati gli intellettuali, giornalisti, scrittori che si sono definiti “porci” e hanno firmato l’appello “Giù le mani dalla mia puttana”. A questo ne è seguito un altro, pubblicato da Le Point, in cui cantanti, registi, attrici – tra cui Charles Aznavour, Catherine Deneuve, Claus Lanzmann – hanno preso una posizione altrettanto netta, anche se più moderata. “Senza avallare o promuovere la prostituzione, rifiutiamo la criminalizzazione delle persone che si prostituiscono e di coloro che utilizzano i loro servizi e chiediamo di aprire un vero dibattito senza pregiudizi ideologici”.
Ma il vero scontro è tra le regine del femminismo francese. Da una parte c’è Sylviane Agacinski schierata a favore della legge, dall’altra Elisabeth Badinter. Se per la prima “c’è una totale dissimmetria tra il cliente che cerca il proprio piacere e una persona che deve subire rapporti sessuali in serie”, la seconda non ha timore a schierarsi a favore di chi vende o compra prestazioni sessuali. “Esiste la prostituzione libera – ha spiegato in un’intervista pubblicata sul Corriere – praticata da persone che decidono consapevolmente e senza costrizione di disporre del proprio corpo. Io, da vecchia femminista degli anni Settanta, penso che una donna abbia il diritto di usarlo come vuole. O lo Stato vuole promuovere l’ideale di una sessualità sempre e solo legata all’amore? E chi gliene dà il diritto?”.
Il discorso di Badinter è interessante per un doppio verso. In primo luogo perché una femminista sposa la libera scelta anche prostitutiva senza distinguo. Lo fa non contro il corpo delle donne, ma a partire da quel corpo in questi anni tirato da una parte all’altra per giustificare proibizioni e richiami all’ordine. In Italia negli anni passati le posizioni libertarie non sono mancate. Ricordiamo tra tutte, la mai abbastanza compianta Roberta Tatafiore, protagonista peraltro di un incontro storico all’inizio degli anni Ottanta tra movimento delle sex worker e movimento femminista. Pur avendo lasciato una traccia indelebile, le posizioni di Tatafiore oggi vivono più che altro nel movimento delle Lucciole, molto meno nel femminismo italiano che come abbiamo più volte denunciato ha preso una deriva moralista.
Il secondo elemento di interesse riguarda il modo in cui la sociologa riesce a inserire il dibattito sulla prostituzione in un clima culturale e politico più esteso. Badinter infatti spiega bene quello che sta accadendo non solo in Francia, ma quasi ovunque, nel mondo occidentale: la vittimizzazione delle donne per un verso, dall’altra e in maniera speculare la criminalizzazione degli uomini. All’identità maschile ha dedicato un saggio appena pubblicato in Francia XY de l’identité masculine (Editions Odile Jacob) di cui parla ampiamente Loredana Lipperini sul suo blog Lipperatura.
Sulla vittimizzazione non si può che darle ragione. In nome delle donne, ma mai della loro libertà, si sta costruendo un immaginario fondato sulla loro presunta ed esaltata debolezza. In Italia da tempo la parola liberà è stata sostituita con dignità e da qui il passaggio a giudicare chi vende prestazioni sessuali è stato breve. E’ evidentemente un discorso controverso che da sempre suscita visione contrapposte anche nel femminismo, tra chi considera (là dove non c’è tratta o sfruttamento) la prostituzione come una libera scelta e chi invece comunque ci vede il baluardo della sessualità e del potere maschili. In poche però fino a poco tempo fa si scagliavano in questa crociata proibizionista che oggi invece vede sempre più sostenitrici.
In Italia, la vicenda che ha più segnato contraddizioni e passi indietro è stata la vicenda Ruby e i due processi ad essa connessi. Pur di vedere Berlusconi sotto scacco, in pochi a sinistra si sono chiesti quanto quei processi avessero di perbenista. “Se non ora quando?” su questa vicenda ha costruito un’intera manifestazione contrapponendo le donne perbene e le donne permale. E per quanto le critiche a questa contrapposizione abbiano attenuato il messaggio, anche in Italia oggi affermare che la prostituzione può essere una libera scelta che non va criminalizzata, né sul fronte della domanda né dell’offerta, rischia di essere una posizione minoritaria.
Sarebbe ancora più isolata se in Francia venisse approvata la legge sostenuta dai socialisti. Per questo è importante parlarne e sperare che non accada. Perché sarebbe un peggioramento per tutte. Sarebbe un passo indietro soprattutto per le sex worker. La criminalizzazione della prostituzione non ha mai fatto sparire il lavoro sessuale, ha solo reso le prostitute (e ora diversi prostituti) più deboli, più fragili, più sfruttabili. Ma è esattamente ciò che chi capeggia le crociate dice a parole di voler contrastare.
Leggi anche:
L’appello per la manifestazione delle sex workers francesi a Parigi e un articolo su Le Monde
Analisi, punto per punto, della proposta di legge contro la prostituzione! (a cura di Strass e tradotta in italiano)
Poi:
- Davvero la tratta non è connessa alle politiche migratorie? Ulteriori note su un dibattito infinito (e spossante) – di Pietro Saitta
- Laura María Agustín, la Francia e le “femministe”. Note su un dibattito infinito – di Pietro Saitta
- #Francia: l’ossessione colonialista del femminismo occidentale per il traffico di donne
- #Francia: crociata anti/prostituzione esclude dal dibattito attivisti per i diritti dei/delle sex workers – di Laura Augustìn
- Lettera aperta sui danni del modello proibizionista per la regolamentazione dell’attività di sex workers
- Sex Workers: “dichiarare illegale ciò che per alcuni è immorale è una deriva dittatoriale!” – documento a firma di intellettuali francesi