Si adoperano cecchine d’ordinanza che augurano perfino la morte ai tuoi parenti pur di esibire il loro disprezzo e consegnarti a un branco di cyberbull* che per due secondi possono trarre giovamento dal pestaggio virtuale e riderne di gusto.
Si usano svariati blog, capitanati spesso anche da uomini, patriarchi che mal sopportano davvero l’autodeterminazione delle donne e che decisamente non digeriscono che qualcuno la pensi in modo diverso da loro. Si uniscono in rassegna delle perfide comari che nutrono antipatia verso quella più visibile, perché devono distruggerla, la devono abbattere, devono tagliarle i capelli e farla apparire brutta, pessima, almeno il più possibile. Si sazieranno quando la vedranno sanguinare. Si sazieranno, come iene, quando potranno spolpare il suo cadavere.
L’armata del Bene ritiene di perseguire cause giuste, un po’ come gli antiabortisti, che quando toccano altissime punte di odio, dopo averne istigato ossessivamente a propria volta, non hanno scrupoli. Non ti vedono più come una persona. Di te guardano solo al fatto che devono sparare per farti tacere. Sparare per farti smettere di esistere. Minare il tuo equilibrio. Perseguitarti per poi darti della vittimista e carnefice quando ti difendi.
L’armata del Bene va in giro per pagine facebook, siti e blog a correggere, con le spranghe virtuali, la narrazione altrui. Suppongono di essere superiori ed aver visto la luce, pertanto, avvolti da quell’aurea mistica, pensano di aver diritto di rompere le ovaie a chiunque non la pensi come loro, prima tentando di evangelizzare e moralizzare, poi di disprezzare con status facebook ad hoc se tu non gli dai retta, e infine con il costante impegno a cercare o fabbricare prove che dimostrino quanto il Male risieda nei loro nemici.
L’armata del Bene terrorizza gli altri e le altre disseminando panico morale circa l’esistenza di fenomeni bui che mieterebbero vittime laddove esistono donne che vittime non dichiarano neppure di essere. Ma, per dirla con l’attuale governo, costoro ritengono che le donne vadano salvate da se stesse e dunque chissenefotte dell’autodeterminazione e del riconoscimento dei soggetti. Per dire: se sono prostitute e lo fanno per scelta bisogna imporre loro che il mestiere sia vietato. Per salvarle, ovviamente. E se non sono d’accordo bisogna psichiatrizzarle, tutte, affinché maturino una consapevolezza che è pari a quella che ha illuminato l’esistenza dell’armata del Bene.
L’armata del Bene non tollera il pensiero autonomo. Ti osserva, co-stan-te-men-te, sottolinea ogni sbavatura e dichiarazione indipendente, perché il tuo cervello deve andare a passo loro. Non un pensiero in più e neppure in meno. Il pensiero unico è quello che perseguono. Se non fai così allora ti diffamano porta a porta. Si recano personalmente presso altri portando con se’ fonti che loro stessi hanno costruito per dimostrare la loro assoluta buona fede. Si chiama mistificazione e disonestà intellettuale.
L’armata del Bene gode delle simpatie della destra che tutela le “nostre” donne, quelle delle polizie, che pari sono nella mancata considerazione di quel che resta dell’indipendenza delle donne. Quelle che ragionano per conto proprio e non sono unite ai branchi, si sa, sono cagne sciolte e le cagne sciolte bisogna prima o poi abbatterle. Le cagne devono avere un padrone o una padrona. Diversamente scatta l’accalappiacagne collettivo. L’armata del Bene, per l’appunto.
Infine, l’armata del Bene, giacché non molla l’osso, non ha nulla di umano in verità. Quando ti parla tenta solo di scovare dettagli per metterti in cattiva luce. Si infiltra nella tua esistenza cercando di carpirti dei segreti e non trovandone alcuno distorcerà menzogne che poi userà contro di te. Il punto è che quelle armate noi le conosciamo bene. Si chiamano fanatici, fascisti, neofondamentalisti, infami e squadristi e qualunque sia la causa per la quale dicono di lottare tali restano. Rancorosi. Crudeli. Ossessivi. Intolleranti nei confronti della diversità. E soli. Dopotutto.