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#Renzi e il #Pd: NON parlate di “donne” (please!)

da Abbatto i Muri:

Confesso che di Renzi non so molto. Figurarsi che l’altro giorno su twitter si scherzava e c’era qualcun@ che pensava alla Leopolda ci fosse la sfilata di Miss Italia. Gente che eleggi senza proporzionale e con il maggioritario secco, of course.

Ci fu quella volta che mi s’incupì la fiKa ritenendo che perfino a Firenze fare un cimitero nominato ai feti fosse una cosa un minimino oppressiva per le donne che scelgono di abortire. Ma qui già siamo a cose intime, non c’è molto da pretendere che si lasci a tutte la libertà di autodeterminarsi senza produrre ricatti psicologici a chi sceglie l’ivg, avendo a mente anche quelle che invece tengono a quel luogo di sepoltura. Solo una istituzione patriarcale può lasciare che questa cosa diventi una lotta tra due sensibilità ferite, in cui per raccontare il mio stupore e la mia amarezza devo inevitabilmente ferire quella che ha suo malgrado abortito e invece proprio non voleva. Ma fare una scelta differente non mi dice comunque che l’attenzione in direzione delle donne sia migliore. Dove oltretutto chiedere ad un partito di citare la parola “donne” (come anche quella “femminicidio”) oggi è come pretendere che si sposi un brand senza contenuti.

Ci sono partiti che non smettono mai di parlare di donne (e anche di femminicidio), salvo poi mostrare di non capirci nulla di persone in generale.

La polemica sul “non hai detto donne” fatta su Renzi rischia di alimentare un ulteriore mito. E per fortuna che a rispondere siano Loredana Lipperini e Monica Pepe che chiariscono da un lato che è tutto il Pd a utilizzare la questione di genere come un brand salvo poi imporre un modello paternalista e autoritario e dall’altro che parlare di questioni di genere senza fare seguire azioni concrete che facciano riferimento alla cultura e all’educazione sia pressocché inutile.

Il Pd vanta di includere donne nelle liste, di metterle al governo, le fa perfino parlare, pensa te quanto è progredito ‘sto partito, ma usare quote rosa e la parola “donna” brandizzata non lo rende migliore. Anzi. La maniera in cui ne parlano è da democrazia cristiana tutta famiglia, casa, chiesa o Dio, patria e famiglia. E in quanto a Patria, devo dire, alla parola “donne” segue troppo spesso quella “italiane” che pure l’Huffington usa per attribuirla alle intenzioni di una Lipperini che, conoscendola, vi giuro non va in giro fasciata di tricolore né canta l’inno da mattina a sera.

Fate così, tutti quanti. Non importa davvero che pronunciate termini tra l’altro oramai obsoleti in relazione ai generi. Che importa se parli di donne, uomini, trans, gay, lesbiche, bisex. Il punto è che se parli di persone, di soggetti invece che di oggetti, devi rispettarne l’autodeterminazione e dovrai ascoltare quanto hanno da dire. E proporre. E ci sta anche che non abbiano nulla da dire a Renzi in se’, non perché sia una cattiva persona, ma più che altro perché c’è chi rifiuta di delegare al leader istanze che vuole rivendicare per se’.

L’appello ai governi, ai padri, ai presidenti, ai leader di partito, di cagarci il giusto è anche mortificante sotto certi aspetti. Se io voglio qualcosa me la prendo. Volevate che su quel palco si pronunciasse la parola “donne”? Potevate squattarlo, tirare giù uno striscione, andare a prendervi il microfono, autorappresentarvi, invece che chiedere a LUI di rappresentare VOI.

Nel dubbio, senza grande interesse per le kermesse mediatiche in generale, di una cosa sono certa. Ho conosciuto brave persone, intelligenti, che stanno dietro alla faccenda di Renzi. Si interessano di questioni di genere, ci parlo anche volentieri e restano invisibilizzate, immagino per scelta, da un progetto che comunque punta tutto sull’uomo leader. Le cose, come sempre, non sono mai tutte bianche o nere.

Io non vorrei che la polemica sia strumentale alle battaglie interne del Pd perché il Pd le donne le usa in ogni modo possibile per legittimare dai pacchetti sicurezza repressivi ai tagli alle pensioni della nonna. Essere strumentalizzate non solo per beccare voti ma anche in vista dell’elezione del segretario del LORO partito, del quale personalmente non me ne frega nulla, direi che risulta intollerabile.

Fate così. EVITATE di parlare di donne nel vostro scazzo interno a farvi belli a chi se ne occupa di più. Evitate. O imparate tutti a dare spazio a temi complessi a cominciare dal fatto che non si può fare un decreto legge in nome delle donne senza tenere conto dell’opinione delle donne.

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio, Scritti critici.