da Abbatto i Muri:
Di quando ti porgo un ragionamento critico, complesso, sulle questioni che riguardano le donne, e arriva qualcuno che dice “e allora… la violenza sulle donne???“. Ma santa pullazza addolorata, lo so, guarda, ti faccio vedere le cicatrici, c’ho il mio bel repertorio di sconfitti mentre mi accingevo a combattere impavida contro il patriarcato, ma se ora stiamo discutendo di un’altra cosa, vorrei capire, insomma, cosa c’entra?!?!
Di come la violenza sulle donne serva a sostanzialmente a zittire. Di come se offri un ragionamento critico arrivano a porgerti brandelli di carne umana per dirti che la situazione è grave e dunque c’è da pensare all’emergenza, dobbiamo stare tutte unite, bisogna smetterla, sai?, con questi capriccetti da femminista che vuole approfondire, parlare di quel che ci fa diverse, della montagna di mistificazioni che talvolta ci sommerge.
Come ti permetti tu mentre scorre il sangue a fiotti di argomentare la tua differenza, i dubbi, di avere un atteggiamento laico? Siamo in guerra, perdio, non puoi, ma davvero, proprio non puoi. Quel che puoi fare è immolarti per la causa, assumere un atteggiamento affranto, continuare a condividere immagini di donne con le facce livide perché il mondo tutto deve vedere le budella di queste donne vittime.
Di quando tutti i tuoi ragionamenti vengono oppressi da chi come risposta ti mette sul bancone pezzi di cadaveri, così da tacitare tutte le discussioni, e tu dici ma si, ora ti mostro le mie medaglie al valor civile, la mia divisa d’ordinanza, ci vuoi lo stupro? sono stata stuprata più io, vuoi una violenza, io ne ho vissute almeno tre. Ci vuoi una battaglia contro il patriarcato? Ho fatto la guerra dei cento anni e manco mi danno la pensione.
Inizi a dire: senti, magari confrontiamoci sulle soluzioni, le pratiche, una visione di insieme, ché vedi?, non è che se arriva l’esercito e mi lucchetta anche la fica abbiam risolto. Lo Stato ha fatto un decretone in cui tra mille pezzi in cui vieta ai #notav finanche di fare le fotografie alla vallata c’è un capitoletto che dovrebbe cambiare tutta la nostra vita, e da che hanno detto ‘sta cazzata sono già morte quattro donne e dunque dimmi: quando elenchi i cadaveri dimentichi quelli che non puoi usare per fare pubblicità alla tua bella teoria oppure hai avuto un attacco di miopia improvvisa?
E poi tu dici: ok, raccontiamoci che siamo in guerra, ma si, mi sto già gasando, cantiamo l’inno, marciamo compatte, senti come sfiato dopo il giro di corsa?, e fammi fare pure la cosa dei salti tra i copertoni ché mi piace tanto, quando poi divento il soldato Jane, però, tra una fucilata e l’altra si può almeno ragionare di conflitto di classe? Perché ho come il vago sospetto che ‘sta storia della violenza sulle donne un po’ sia utile a dimenticare cose che a me, personalmente, sono un po’ essenziali.
Quella mi guarda e dice “No, c’è la strage delle donne… dobbiamo fare un balletto in piazza tutte assieme”. E dico: “con quella lì che è omofoba e se abortisco mi fa rinchiudere in manicomio?”. Ebbene si. Soldato. Quando c’è da ballare tu balli, capito? E balli con l’omofoba, la fascista, la borghese, la capitalista, la pro/life, la matriarca sessista. Balla e non smettere mai…
– Son stanca. Posso riposare? Pensavo…
– Un soldato che si rispetti non pensa. Capito? Devi solo ballare. Unita. Con le altre. E se non lo fai sei maschilista. E complice del patriarcato.
– Oddio, complice del patriarcato e maschilista no, dai. Unn’esageriamo. Sono stanchina. Un esercizio di neuroni non è che poi fa male.
– No no. C’è sveglia all’alba, esercizi ginnici, otto chilometri di corsa e poi si ricomincia con la battaglia.
– Ho fame…
– E allora la violenza sulle donne?
– ‘fanculo. Sono sopravvissuta a un tentato femminicidio. Ho rischiato di cadere in mano a ‘sti tranelli e diventare, a mia insaputa, marchettara pure da morta. Vedrai se non riesco a sopravvivere al reclutamento?
Ps: con grande amore per tutte le vittime di violenza. E con grande amarezza per il fatto che sulla loro pelle, anzi, sulla nostra pelle si celebri una così grande ipocrisia.