Da Abbatto i Muri:
A Roma qualcuno invoca l’emergenza prostitute. Dice che “stanno riaffiorando” come se il sindaco che c’era prima le avesse spinte giù a forza per farle annegare (in quale zona del Tevere erano state seppellite?). Come si trattasse di immondizia che bisogna far sparire (un bell’inceneritore?). Come non si trattasse di persone.
Un piddiellino invoca “provvedimenti urgenti” da parte del sindaco di Roma e da quel che dice parrebbe che il suo problema sia di morale e di decoro. Lo chiama “abbruttimento” e dice di incontrarne dappertutto. E’ letteralmente circondato. C’è un’orda di prostitute che ha invaso la città, così come gli immigrati avrebbero invaso l’Italia. Lo stesso piglio emergenziale e le stesse richieste che si fanno per chiedere che non si lascino “riaffiorare” quegli zombies dei migranti.
Dunque che provvedimenti “urgenti” bisogna assuma il sindaco? Una bella ordinanza (a Roma c’era ma è “scaduta…) come tante già realizzate in altre città in cui le sex workers si condannano a restare ancora più a margine o al buio affinché siano meglio aggredite e violentate?
Le prostitute a Roma non solo sono oggetto di repressione e stigma che le criminalizza ma subiscono violenze e non mi pare ci sia un grande interesse in questo senso. Uno stigma che si accompagna a razzismo e transfobia, giacché le sex workers sono spesso straniere o trans. Qualche anno fa giusto nelle periferie romane si poteva assistere a scene raccapriccianti. C’erano persone che trascinavano prostitute trans per i capelli. E ancora oggi possiamo leggere di Andrea, trans uccisa a bastonate, o delle prostitute pestate e aggredite a Porto Sant’Elpidio, o di qualcuno che si diverte a fare il tiro a segno in balestra con le prostitute di Traiano.
E tutto ciò mentre altri colleghi del partito dell’uomo che chiede provvedimenti urgenti, per fare dis-affiorare le prostitute, guardano con approvazione il referendum che promuove l’abrogazione della Legge Merlin, giacché affermano che i soldi delle sex workers siano utili a sanare i bilanci in perdita dello Stato.
Che dire: il livello del dibattito è deprimente e se a Roma ancora si discute in questi termini tanto dimostra che non basta il cambio di un sindaco per cambiare la mentalità di una metropoli. I pregiudizi restano, lo stigma pure, con tutte le conseguenze che ne derivano.
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