Leggendo questo post vengo a conoscenza di tale notizia: un gruppo di senatrici del PD ha proposto un ddl dal titolo “Misure in materia di contrasto alla discriminazione della donna nelle pubblicità e nei media”. Secondo quanto riportano i media, l’obiettivo sarebbe quello d’introdurre delle sanzioni per scoraggiare l’utilizzo “troppo esplicito del corpo della donna nella pubblicità televisiva o stampata (giornali e manifesti)”. Il ddl sarebbe rivolto contro tutte quelle “immagini che trasmettono, non solo esplicitamente, ma anche in maniera allusiva, simbolica, camuffata, subdola e subliminale, messaggi che suggeriscono, incitano o non combattono il ricorso alla violenza esplicita o velata, alla discriminazione, alla sottovalutazione, alla ridicolizzazione, all’offesa delle donne”. Ad applicare tali sanzioni verrà istituita, all’interno della Autorità garante della concorrenza e del mercato, un’apposita commissione “per il contrasto alla discriminazione della donna nella pubblicità e nei media” che “certificherà la conformità del messaggio pubblicitario a criteri di qualità e finalità socio-educative per linguaggio, immagini e rappresentazioni, in linea con i criteri di tutela della donna stabiliti dalla presente legge”. Inoltre, tale commissione, avrà perfino poteri di censura preventiva.
Dopo aver letto questo ddl ho avuto un déjà vu e ho pensato che forse si trattava di uno scherzo, che il ventennio fascista è passato. Ma sfortunatamente questo ddl è reale. Lo rileggo con attenzione e non posso non allarmarmi per due espressioni: “troppo esplicito” e “censura preventiva”. Cosa si intende per “troppo esplicito”? Le tette, il culo e la fica? E’ questo quello che volete che venga coperto? Anzi censurato? In modo anche preventivo, come se vivessimo nel romanzo di Orwell e la psicopolizia fosse già stata instaurata?
Ve lo avevo già scritto in un vecchio post (che vi riporterò qui sotto), la pubblicità sessista non si combatte con la censura. Questo ddl è la prova di ciò che alcune di noi dicono da tempo: che le quote rosa sono inutili dato che le stesse donne al potere non attuano una politica per le donne e che il moralismo alla SNOQ è arrivato a limiti spaventosi. Sinceramente non riesco a capire come, coprire dei corpi, possa combattere una discriminazione che si alimenta anche attraverso la censura. Ma lo capite o no che questa è una sovradeterminazione uguale a quella che ci viene imposta quando ci si riduce a corpi-oggetti? Lo capite che è la stessa, medesima logica di pensiero?
Chi decide cosa è discriminatorio e cosa non lo è? Un corpo nudo, erotizzato, usato per vendere abbigliamento sarà censurato, ma l’ennesima pubblicità con la madre/mamma che usa l’ennesimo detersivo portentoso verrà approvata? Ditemi, come ci si regolerà? I culi, le tette, le fice via mentre la famiglia del mulino bianco, schifosamente patriarcale, andrà bene?
Questo ddl non solo puzza di moralismo cattofascista, ma va ad alimentare ulteriormente quella dicotomia santa/puttana di cui ne ho le ovaie piene. Ma non vi siete stufate di esser usate, strumentalizzate, di vedere le nostre lotte manipolate per attuare decreti che non ci renderanno libere, ma ci imbriglieranno in altre gabbie?
Ed infatti, non è un caso, che tra le firmatarie di questo obbrobrio, vi sia anche una donna che si è battuta per Miss Italia. Lo ripeto, Miss Italia, quella passerella avvilente che ogni anno propone il modello di donna addestrata ad essere come il padre-stato vuole, bella-brava-rispettosa dei ruoli e delle leggi ma allo stesso tempo usabile per attizzare il testosterone. Perché è questo il fine, sempre e solo questo, che si decida di sfilare oppure mostrare il culo su un bancone.
Eppure, nonostante sia così chiaro, le prime vengono elogiate come “le figlie d’Italia” e le altre definite zoccole. Eccola la nostra doppia morale: prima ti dicono che devi mostrarti e poi, quando lo fai, ti condannano, perché devi farlo senza eccedere, senza superare certi limiti, ovviamente decisi da altr@. Quindi il culo mica lo si può mostrare? No, lo devi far intravedere, ma mai mostrare, che se no sei zoccola e basta.
Ma, lo sapete, di esser zoccola non me ne frega nulla e anzi ne vado fin troppo orgogliosa, quindi il mio culo non solo ve lo mostro ma me lo rivendico nella sua imperfezione, cellulite e smagliature comprese. Invece di coprirci noi dovremmo lottare per spogliarci e liberarci anche di quegli stereotipi che ci hanno appiccicato addosso. Non è un culo che ci offende, ma l’imposizione di un modello unico di bellezza, di quell’unico culo photoshoppato, usato per un’erotizzazione eteronormativa, a doverci far incazzare come la cultura che ci dice che possiamo vendere tutto tranne la fica. Questa cultura di certo non la si combatte coprendo i corpi, ma sovvertendo i messaggi che attraverso quei corpi si intende inviare, come hanno fatto quelle intelligenti compagne di Bologna nel progetto “S-Corporati dalla norma”.
Perché è questo il punto che sfugge alle censore del XXI sec, ovvero che non è l’uso del corpo nudo a dover esser contrastato, perché troppe lotte abbiamo combattuto per sventolare quei dannati reggiseni al vento, ma la cultura maschilista che ci vuole oggetti in tanti sensi: oggetti sessuali, uteri che partoriscono per la patria, macchine che lavorano 10 ore al giorno per un salario sottopagato e in nero per poi ritornare a casa e sgobbare peggio di prima, infermiere e badanti improvvisate che colmano le carenze di servizi statali.
Come donna, femminista, anarchica e puttana mi sento offesa da questa proposta di decreto, perché è l’ennesimo tentativo di impormi un modello di donna “dignitosa” che ripudio. Proprio per questo vi ripropongo un mio vecchio post, che vi ho citato sopra, e che spero faccia riflettere tutt@ sull’importanza di lottare contro la violenza di genere senza usare gli stessi metodi del sistema che la alimenta/genera, altrimenti sarà davvero tutto inutile.
L’inutilità della censura nella lotta all’immaginario sessista
Ogni giorno sul web, in tv, sui giornali, sui manifesti che tappezzano le città, ci sono culi, tette, bocche aperte a simulare pompini, che sono vendute e ti vendono qualunque cosa. Queste immagini sono lì a dirti che:
– La donna è un oggetto, pari a quello che si vuole vendere. Non a caso ci sono infiniti esempi di pubblicità che giocavo sul doppio senso, su frasi come “Te la diamo gratis” che portano ad associare la donna, che si vede nel volantino, a qualcosa che è in vendita insieme al vero oggetto o servizio pubblicizzato.
– Il corpo della donna è sempre erotizzato e, per giunta, lo è sempre in modo etero. Queste pubblicità hanno l’obiettivo, da una parte, di attizzare il testosterone, imponendo all’uomo una sola sessualità e un solo corpo da considerare erotico/desiderabile, e ,dall’altra, di obbligare le donne a guardarsi con gli occhi dell’uomo che loro stessi stanno plasmando.
– Il corpo propostoci è sempre photoshoppato, ovvero rappresenta quella presunta perfezione che non esiste se non attraverso l’uso di programmi che ci cancellano quei tratti che ci rendono unici e umani. Ci invitano/obbligano ad essere dei cloni, a raggiungere un livello di omologazione (detta perfezione) che ricorda tanto l’immaginario fascista, dove tutt@ erano ugual@ tra loro e marciavano come se fossero un tutt’uno.
Quello che mi sconvolge di queste pubblicità non è, ovviamente, il nudo, di cui tappezzerei l’intero pianeta, ma la sua strumentalizzazione e erotizzazione con fini normatizzanti. Come ho già chiarito in precedenza, non considero reato né poco dignitoso, l’uso del proprio corpo per fini lavorativi. Quello che mi fa arrabbiare è il modo in cui il nudo, che è un elemento di per sé sovversivo, in una società bigotta come la nostra, sia stato strumentalizzato proprio per alimentare quella stessa cultura.
Affermo questo perché nonostante la presenza di culi e tette (la fika non ce la fanno vedere), la cultura ci continua ad insegnare che quell’uso del corpo è sbagliato, è immorale, poco dignitoso, portandoci a guardare con discrimine e pregiudizio le donne che di questo campano, mentre dall’altra continua a ridurre la donna ad un oggetto per il piacere etero.
Cosa c’è di sbagliato in tutto questo? Tante cose. Sbagliato è, per me, non l’uso del corpo ma la normatizzazione che attraverso di esso si porta avanti. I corpi propostici non sono liberi, ma assoggettati ad una cultura che li vuole perfetti ed etero. L’erotizzazione, che secondo me di per sé non è dannosa, lo diventa se ha lo scopo di ridurre la donna ad oggetto, privandola quindi della sua dignità di persona, e proponendo sempre un’unica versione della sessualità, quella etero-dominante escludendo automaticamente tutti gli altri generi.
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Concordo.
sono più preoccupata dai media che insistono sulla bellezza delle famiglie tradizionali, sottolineando di continuo che bisogna differenziare, sclerotizzare i ruoli e i sessi e i generi (Elena Gianini Belotti nostra ci era arrivata già anni fa).
In particolare perché sono addirittura rivolti all’infanzia innocente, non sarà il metodo giusto ma per una volta sola sarei felice ammetto di vedere applicata censura ad uno dei tanti spot veramente indegni:
Prodotto: latte per neonati (cioè non le lasciano in pace neppure prima che vengano al mondo le bambine, e a guardar bene non lasciano in pace neanche i bambini maschi), lo slogan invita la mamma (dove è presente la femmina) e il papà (che ovviamente si curerà del figlio maschio) a preoccuparsi sin dai primi giorni del futuro delle loro creature somministrandogli tale latte di ottima qualità, e qui si vede la bambina che accenna un improbabile passo di danza e si vede già adulta con scarpette e tutù, il bambino (della stessa età, sotto l’anno di vita) invece armeggia col pallottoliere mentre la sua trasfigurazione adulta è di un professionista impegnato in diagrammi e progetti.
Il tutto accompagnato da musica stucchevole.
Diciamo che la povera bambina può lasciare i neuroni nel ciuccio perché ha scritto il suo futuro in cui le serviranno solo le ginocchia, il maschio utilizzerà sicuramente un organo più nobile nella vita.
Si si, un bel paio di tette a confronto mi fa piacere vederle.