da VaviRaiot:
Fotografie di Maria Grazia Izzo e Marta Atzori.
Collaborazione di:
Serbilla Serpente e Alessandro
Performa il tuo genere!
Già nel 1949 in Il secondo sesso di Simone de Beauvoir possiamo leggere “Non si nasce donna, lo si diventa” affermazione con cui si contestava il nesso sesso-genere che rispecchia il binomio natura-cultura. Nella nostra cultura infatti l’assegnazione del genere avviene su basi puramente biologiche a seconda del sesso maschile o femminile e con esso ci vengono trasmesse anche tutte le caratteristiche di quel dato genere (pensate ai colori dei vestiti e alla tipologia di giocattoli destinati per bambine e per i bambini). Questa visione binaria della società però è stata, soprattutto nell’ultimo secolo, messa in discussione tanto che si parla di performità del genere. Secondo la filosofa Judith Butler ogni giorno, ognuno di noi, semplicemente gesticolando, parlando o camminando, conferma l’impressione di essere “donna” o “uomo”. Anche se l’essere “uomo” o “donna” viene percepito dalla società come se fossero un dato di fatto, una realtà intrinseca a noi stess@, il genere non è altro che un costrutto culturale in quanto fenomeno che si produce e riproduce continuamente. Dunque nessun@ di noi appartiene dalla nascita ad un genere specifico. Eppure, ciò nonostante, si continua a considerare il genere come qualcosa di naturale, visione che ci viene imposta da un sistema etero normativo affinchè possa continuare ad esercitare il suo dominio anche attraverso il controllo dei corpi e della sessualità. Infatti sul binarismo di genere si sono generati modelli di dominio e subordinazione che, per esempio, producono sia la divisione del lavoro domestico (delegato alle donne) da quello salariato, sia il controllo del corpo femminile, pensiamo ad esempio alla regolamentazione delle nascite da parte dei governi. Se poi leghiamo il concetto di genere ad altri fattori quali classe, etnia, orientamento sessuale, età ed etc notiamo come su di essi si costituiscano interi sistemi basati su stratificazioni sociali che prevedono una struttura gerarchica e autoritaria dove il potere, prestigio e la ricchezza sono solo in mano al soggetto uomo-etero-bianco-ricco.
Condividendo in pieno la teoria della Butler in queste foto abbiamo voluto provare a riprodurre una medesima situazione, una persona seduta, cambiandole solo alcuni elementi e pose, con lo scopo di dimostrare come ciò basti a modificare/destabilizzare la percezione che si ha del soggetto e del genere a cui esso ci sembra appartenere. L’intento finale è quello di far riflettere sul concetto di “genere” e su tutto ciò che vi è stato edificato attorno: un intero sistema patriarcale eteronormativo che discrimina/marginalizza/umilia tutte quelle soggettività che non rientrano nel soggetto dominante “uomo-bianco-etero-ricco”.
Se il genere è un costrutto culturale allora perché nasciamo maschi e femmine?