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#VogliamoStudidiGenere: diteci che posto hanno nelle vostre Università!

L’appello perché si reinserisca il Corso di Studi di Genere nell’offerta formativa dell’Università della Calabria [Leggi QUI (in italiano) e QUI (inglese e spagnolo) e invia la tua adesione a vogliamostudidigenere@grrlz.net], procede speditamente e molte sono le adesioni che arrivano da ogni parte del mondo, a partire da contesti accademici che cercatamente non capiscono, a ragione, come sia possibile che in Italia, a sud, ovunque, gli Studi di Genere siano considerati un capriccio, un vezzo che si può archiviare con facilità senza restituirgli dignità alcuna.

Nel frattempo sulla pagina evento facebook arrivano da altre città notizie circa il modo in cui corsi affini vengono trattati (segnalateceli per favore!).

Chiara F. ci dice che: “Il corso di pedagogia delle differenze di genere dell’università Bicocca di Milano è stato tra i primi a saltare con i tagli della riforma Gelmini. Corso seguitissimo da quasi dieci anni, chiuso da un anno all’altro, senza spiegazioni.

Aleksandra dice: “La facoltà di scienze politiche dell’Università di Roma “La Sapienza” ha abolito, a partire dall’anno 2012/13 il corso di “Storia delle donne”. Il motivo, a quanto pare, sarebbe la mancanza di risorse economiche e a farne le spese è stato proprio questo corso, evidentemente considerato di minore importanza (trattandosi tra l’altro di un esame a scelta)

Chiara S.: “Torino: Liliana Ellena teneva il corso di storia delle donne. Ovviamente saltato. Adesso abbiamo una grande ricercatrice che pur avendo la cattedra di storia contemporanea dà un’impronta di genere ai corsi! Rivogliamo la cattedra di storia delle donne!

Graziella: “A Scienze Politiche, Catania, teniamo seminari sull’educazione di genere, ma a titolo completamente gratuito: vengono considerati tra i “corsi liberi”, alla stessa stregua di quelli sul cerimoniale.

Alisa: “Stanno per chiudere anche il corso di Politiche di Pari Opportunità all’Università di Padova (Dipartimento Scienze Politiche Giuridiche e studi internazionali). Alisa Del Re , direttora del Centro Interdipartimentale studi di genere

Fateci sapere quale posto hanno gli Studi di Genere nelle vostre Università. Diteci in quali stanzini a mo’ di carbonare segrete vi hanno confinato. Diteci quante tra voi sono state costrette ad emigrare per approfondire queste materie. Diteci perché in Italia i Gender Studies non hanno alcuna dignità e sono la prima cosa a saltare quando c’è da tagliare.

Posted in Fem/Activism, Iniziative, R-esistenze.

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2 Responses

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  1. altereva says

    a Torino, come vi abbiamo segnalato, l’anno scorso abbiamo organizzato un seminario interdisciplinare di protesta della durata di due mesi (in collaborazione con il Cirsde, il centro per gli studi delle donne). Al seminario hanno partecipato moltissime docenti italiane che si occupano di studi di genere (tra le quali la stessa Paola di Cori) ma soprattutto c’erano 98 iscritt* al ciclo completo e numerosi altri partecipanti. Abbiamo fatto girare anche noi una petizione (www.altereva.org) e siamo riuscite a raccogliere una valanga di firme. Abbiamo anche portato la questione all’attenzione delle istituzioni comunali e del senato studenti ma, a parte un consenso verbale e una pacca sulla spalla, non ci sono stati risultati reali (come il ripristino del corso).

  2. Stefania Arcara says

    Lo scorso anno, all’Università di Catania, nei due corsi di Laurea Magistrale in Lingue ho tenuto, per la prima volta, un corso di “Cultural Studies”, in cui gran parte del programma era dedicato ai Gender Studies. Io avevo insistito per chiamare il corso “Gender Studies”, ma mi è stato imposto dalle gerarchie accademiche di NON usare quella dicitura. La materia è stata scelta da una cinquantina di studenti, un ottimo risultato considerando che era opzionale, attivata per la prima volta e poco pubblicizzata. L’interesse delle/gli studenti è stato altissimo, come confermano le numerose richieste di tesi che ho ricevuto e continuo a ricevere sull’argomento. Da quest’anno la materia è stata disattivata: a quanto mi è stato detto, per volere dell’Ateneo, che reputava “l’offerta formativa di Lingue troppo ampia” (sic), quindi da tagliare.