Riportiamo questo post da Abbatto i Muri a commento della vicenda di Crotone dove una coppia di genitori, trovando la figlia a letto col fidanzato, ha pensato bene di rispolverare un po la pratica del delitto d’onore. A proposito di delitto d’onore avevamo pubblicato anche un post sul dibattito in corso nella società palestinese su questo tema.
Buona lettura!
Avevo appena finito di scrivere un post sulle istituzioni come apparato repressivo ed ecco che l’istituzione formato famiglia appare in tutto il suo splendido vigore a tutela della moralità della figlia, dell’onore, e diventa oppressiva/repressiva/tiranna contro la ragazza e, in questo caso, da ciò che leggo, soprattutto contro un ragazzo.
Lui e lei sono in camera da letto a fare cose. Li scopre la santa famiglia, madre, padre, fratello, e picchiano lui, lo lanciano dal balcone. La ragazza riesce a chiamare aiuto, il ragazzo, tutto rotto, riesce a trascinarsi fino al pronto soccorso. La notizia è tutta QUI.
Di quando bisogna difendersi dai propri salvatori che per salvarti (da te stessa, of course) ti rinchiudono in casa impedendoti qualunque forma di autodeterminazione. Stabilendo che lui, l’altro, è il criminale che avrebbe attentato alla di lei virtù, sentendosi in diritto di applicare la legge del taglione e chiamare al linciaggio tutti i membri della famiglia (peccato non ci fossero anche zii, nipoti, nonni… sarebbe stata una grande festa) per scannare colui che ha violato l’inviolabile vagina.
Di quando il consenso della donna è una cosa della quale non gliene fotte niente a nessuno perché la donna, per la cultura patriarcale, non acconsente mai. Non è mai soggetto ma solo oggetto. Può essere solo concessa, con certificato d’uso, di padre in marito, di tutore in tutore, ché lei accennerà vagamente un si col capo perché ha da essere felice per quello che la parentela decide per lei.
Di quando questa mentalità, se la immaginate estesa in grande, altro non è che lo specchio della modalità tutelare che si occupa di violenza sulle donne. Lui fuori dal balcone e la di lei vagina al riparo. Vagina utile solo in chiave riproduttiva e nulla più. Di quando l’autodeterminazione delle donne non conta niente perché c’è prima il padre, fratello, marito, la madre, lo Stato, patriarchi e patriarchesse vari/e.
Di quando l’unica cosa che può fare un uomo che vuole vivere una sessualità consapevole e consensuale è quella di fare ammenda perché possiede un pene, perché è offensivo e criminalizzabile in quanto uomo.
Di quando io mi ricordo i mille e uno modi in cui questa mentalità di merda ha condizionato la mia vita, di sicula incallita, e quella di tante e tanti altri, ché per poter fare sesso bisognava Maritarsi o eri troia, tu, e un megastronzo lui.
Questo genere di tutori e di tutrici sono quelli/e che poi ti dicono che devi allungare la gonna, perché sennò te la sei cercata, devi essere morigerata nella maniera d’essere, sono gli stessi che ce l’hanno a morte con le puttane, perché la fica deve essere data solo a uno che ti deve maritare, o che le vogliono salvare, perché le puttane autodeterminate sono troie e basta. Gli stessi che guardano la tv trash e si commuovono con i racconti delle mamme strappalacrime e che immaginano le donne solo lì a immolarsi in ruoli familisti e asessuati. Gli stessi che partecipano alle sagre, alle processioni di paese, che invece che spiegare alla figlia di prevenire malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate la mandano a messa con l’abito a lutto per celebrare la rottura dell’imene.
Sono gli stessi per cui la verginità è un valore e, accidenti, esistono, ancora oggi, nel 2013. Qui li vedete in tutto il loro splendore. Ma poi esiste tutta la modalità intellettualizzata e ugualmente opinabile di quelli che moralizzano sui corpi, sulla sessualità, fanno gli sbirri del pene e a sorveglianza delle vulve, patriarchi di ogni tipo, inclusi taluni sedicenti femministi.
Che devo dire? Speriamo che lui stia bene. Speriamo che lei stia bene. E buona fortuna a chi ancora è intrappolat@ in famiglie e contesti tutoriali così amorevoli.