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L’omofobia non si combatte con il giustizialismo. Non in mio nome

da Sopravvivere Non Mi Basta:

Sono queer, per alcun@ lesbica per altr@ bisex. Come tutt@ ho letto la notizia del professore di Mestre e, quelle parole piene di odio, mi hanno ferita e mi feriscono sempre. Ho letto anche le numerose risposte a questa vicenda in cui si parlava di licenziamento, di sanzioni, pene e quant’altro ed io non riesco che a dissociarmi. Non vi consento di legittimare giustizialismo, ovvero altra violenza, in mio nome, dietro le mie ferite, il mio dolore.

Quella cultura, quell’odio mi colpisce da anni ma anche il giustizialismo mi uccide. Nel mio nome, anche nel mio nome, chiedete azioni che io non chiederei, e non permetto a voi e a nessun’altr@ di parlare per me. Io sono tra quelle persone che vivono l’omofobia persino in seno alla propria famiglia, quindi so quanto fa male, quante lacrime si versano e quanto dolore si prova all’idea di essere non accettate. LO SO, LO PROVO TUTTI I GIORNI. Ma questo mio dolore non verrà strumentalizzato da altr@ per generare altra insana e deleteria violenza. Il giustizialismo, la folla indignata che si scaglia sul singolo e ne chiede la testa è qualcosa che mi fa male, quanto e come quelle parole omofobe.

Quel professore si è espresso in  modo omofobo, non c’è da discutere. Quel professore ha veicolato odio e discriminazione, che alimentano le mille violenze che subiamo ogni giorno. Non lo nego ne mai lo negherò. Quel professore insegna religione e questo non è un dato neutro. La chiesa è una delle violenze più grandi mai generate. Ne sono certa. Quel professore è stato addestrato dalla chiesa, ha ricevuto un’educazione che incita alla violenza, alla discriminazione. Quel professore era programmato a dire ciò che ha detto. Tutt@ i professori di religione direbbero ciò che lui ha detto. Tutt@ sono stat@ programmati per diffondere l’omofobia perché è un peccato, è una violazione delle leggi del loro Dio. Noi questo lo sappiamo, noi sappiamo cosa insegna la Chiesa.

Noi sappiamo tutto, sappiamo chi è il  responsabile eppure puntiamo il dito contro il singolo. Quanto è facile la battaglia contro questo professore? Quanto è miope questo linciaggio che appiattisce il discorso e scarica la colpa sul singolo? A chi fa comodo questo appiattimento? Vi siete davvero soffermati su questa notizia o siete partiti in quarta, sull’onda di un’emotività che provo anch’io ma che non giustifica le vostre scelte.

Io sono incazzata, incazzata da morire. Ho stretto i pungi quando ho letto questa notizia, li ho stretti forte perché quello che vivo è colpa di questa cultura omofoba, sessista, maschilista. Io so quanto le parole possano ferire. Eppure non mi scaglierò solo contro questo professore. Io non voglio il suo licenziamento, perché ciò permetterebbe alla chiesa di lavarsene le mani insieme allo stato. Chi ha permesso alla chiesa di accedere nelle scuole? Chi le dà un potere così forte? Chi la finanzia per assicurarsi i voti?

Dei linciaggi ad personam me ne frego. Io non voglio una stupida sanzione, non ci credo neanche nel metodo delle punizioni, non si è mai insegnato nulla attraverso l’imposizione. Io voglio e chiedo che si rimetta in discussione la presenza della chiesa nelle scuole, voglio che ai/alle ragazz@ vengano garantite lezioni alternative a quelle di religione, voglio che si parli di educazione sessuale in modo libero, voglio che il circolo di violenza si interrompa. Ora.

Se otteneste anche il licenziamento di questo professore, cosa cambierebbe? La chiesa cambierebbe il suo testo sacro? Le parole di Cristo diverrebbero più gay friendly?  Ditemi, quale miracolo vi aspettate? Quale punizione ha mai cambiato realmente le cose? Volete davvero combattere l’omofobia o solo punire un tizio in cui state riversando tutto il dolore che ingiustamente ci infiggono e che proviamo ogni giorno?

Vi chiedo di non legittimare altra violenza in nome di un dolore che non appartiene solo a voi, ma anche a me. Le vostre parole mi fanno male, perché io vorrei altro per noi, vorrei altro da ciò che ci prospettano, a partire dalle soluzioni. La soluzione all’omofobia non è il giustizialismo, non è il linciaggio del singolo ma del sistema. Chi ha legittimato l’esistenza di quel pensiero? Chi permette tutt’oggi che questo pensiero venga diffuso? Chi ha legittimato questo professore a veicolare parole discriminatorie?

La responsabilità del singolo non la nego, ma come per i femminicidi vi chiedo di allargare lo sguardo e vedere che c’è un mostro enorme dietro quell’individuo. Io vorrei che i genitori di quella scuola, come di tutte le altre, togliessero i/le propri@ figli@ dalle ore di religione e la smettessero di aver paura dell’educazione sessuale. Conoscere è l’arma più grande che abbiamo contro l’ignoranza e il pregiudizio.

Se io mando mi@ figli@ da un professore che insegna una materia che alimenta odio e discriminazione verso me, verso tutti i soggetti che mettono in discussione l’idea che esistano solo due generi e un solo orientamento sessuale, non posso indignarmi se è ciò che apprenderà. No, non posso proprio indignarmi. Sapete cosa è la Chiesa, cosa insegna, quali sono i suoi pensieri quindi non indignatevi quando vengono palesati. Sono e sono sempre stati quelli, non è una novità. Sapete che l’ora di religione in realtà è l’ora della religione cattolica, dato che gli/le insegnanti sono scelti e piazzati dalla chiesa. Quindi non stupitevi. Se accettate che i/le vistr@ figl@ vengano educat@ al cattolicesimo, che è intriso di sessismo e omofobia, non fate poi i/le sorpres@. Se avete scelto quell’ora invece che un’altra è perché volevate che i/le vostr@ figl@ ricevessero quelle idee e se non lo volevate allora siete degli/lle sprovvedut@ e non so quale dei due mali sia peggio.

La responsabilità dell’omofobia coinvolge più soggett@ di quanti in questi giorni si indichino. Non appiattite i discorsi, non deresponsabilizzate nessun@, non fatevi rendere ciech@ dal dolore. Non veicolate altra violenza solo perchè ne subite. Il giustizialismo non è resistenza, è violenza. Lo è e lo è sempre stato e io non vi consento di alimentarla in mio nome.

P.S. ho letto anche la smentita del professore ma continuo a chiedermi perchè raccogliere solo opinioni omofobe e non quelle che invece parlano di lotta alla discriminazione. Un dibattito dovrebbe prevedere più punti di vista.

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Critica femminista, R-esistenze.

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