Seguite la faccenda QUI. In basso alcuni passi del comunicato che potete leggere per intero cliccando sul link. E a seguire due video.
DONNE CONTRO LA #VIOLENZADIGENERE
OCCUPAZIONE SIMBOLICA DELLA REDAZIONE DEL FATTO QUOTIDIANO
Oggi in previsione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, 25 novembre, un gruppo di donne occupa simbolicamente la redazione del FATTO QUOTIDIANO.
Questo giornale, come molti altri, è responsabile di una comunicazione e informazione errata che contribuisce a costruire una cultura mistificante della violenza sulle donne.
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Il termine Femminicidio lo abbiamo ereditato dal Sud America dove è stato scelto per definire la strage delle donne di Ciudad Juarez (Messico), in atto dai primi anni ‘90. Con questo termine si volevano indicare gli omicidi di donne “in quanto donne”, ovvero gli omicidi basati sul genere, ovvero la maggior parte degli omicidi di donne e bambine.
Questo termine, che nell’ultimo periodo ha fatto la sua comparsa sui media main stream e nella rete, dunque non può essere utilizzato a sproposito: non tutte le donne che perdono la vita sono vittime di femminicidio.
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Le giornaliste e i giornalisti, continuando a scrivere che il femminicidio avviene in preda di raptus, attacchi di follia, di rabbia o gelosia piuttosto che passione, contribuiscono a giustificare la violenza sulle donne.
Accostare al femminicidio qualunque tipo di sentimento che non sia l’odio verso le donne, di fatto contribuisce a creare una cultura della tolleranza, dell’accettazione e della giustificazione della violenza sulle donne. E’ inoltre necessario evitare di infarcire il racconto con morbose descrizioni degli atti violenti vittimizzando la donna.
I media si devono assumere le responsabilità politiche sulla narrazione della violenza.
E’ fondamentale inoltre imparare a narrare atti violenti che riguardano persone trans. E’ fondamentale in proposito utilizzare il genere da loro scelto come proprio e non quello di nascita. Sbagliare il genere è annientarla o annientarlo nuovamente come persona.
E’ necessario infine informare sui luoghi che possono aiutare le donne a uscire dalla violenza.
I centri antiviolenza, luoghi dove le donne possono trovare assistenza fisica, psicologica, legale e sanitaria oltre che – a volte – un posto letto, sono già fortemente attaccati dai tagli che colpiscono il welfare.
Non oscurateli occultando la loro esistenza: comunicando alle donne che esistono luoghi sicuri a cui rivolgersipotreste contribuire a salvare le loro vite.
Donne contro la violenza di genere. 25 novembre 2012.