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Vauro si vergogni: ha dato della “Fornero” alle squillo!

Trovo molto interessante il pezzo che scrive Loredana Lipperini riassumendo la situazione economica e piena di difficoltà delle persone disoccupate. Lei sottolinea il dato che riguarda le donne, ancorché madri (e la mamma, dice un’autrice americana, non è un mestiere per donne…), che rinunciano proprio alla possibilità di cercare un lavoro e dunque spariscono per effetto conseguente dalla lista delle disoccupate. E introduce così, Loredana, perché è quello il dato serio che va tenuto in considerazione quando si parla eventualmente di danno realizzato nel confronti delle donne. Un danno reale, enorme, che dipende sostanzialmente dall’organizzazione di un welfare che ricaccia le donne a casa, consegna tutto il peso del mantenimento agli uomini che dicono in ogni modo che così non va bene e tale danno dipende dalle decisioni incredibilmente negative di questo Governo e della Ministra Fornero.

A margine nel pezzo della Lipperini si parla della vignetta di Vauro. E fa bene a parlarne di striscio e a parlarne in quel modo.

Fornero: già in altre occasioni ha scansato le critiche esibendo il proprio genere. Stavolta accorrono in tante a legittimare il suo vittimismo perché è sempre meglio dire che sarebbe dannoso per le donne  includerle in una vignetta che può piacere o meno ma sempre satira è invece che dire che c’è un ministro donna che alle donne sta facendo il pelo e il contropelo riducendole, loro assieme a tutti gli altri, in condizioni di estrema povertà.

E’ comodo fare cose in difesa del capitale, dire che “il lavoro non è un diritto“, a quel paese la lotta di classe, mentre la povera gente viene massacrata nelle piazze da cordoni di forze dell’ordine pagate per fare quello sporco lavoro, e poi rivendicare l’appartenenza ad un genere, invocare il martirio per captare benevolenza e usare il dogma autoassolutivo delle donne sempre buone e migliori per urlare al vignettista aggressore.

La satira. Ricordo la polemica feroce sulla Ministronza di Alessio Spataro (che tra l’altro dedica un commento a questa faccenda). Aveva osato inserire nientemeno che scene di sesso dedicate ad una ministra. Brutta la critica e ridicolo il sostegno solidale bipartisan all’offesissima ministra.

La vignetta di Vauro? La prima cosa che ho pensato, da persona molto sensibile al sessismo, è che sono estremamente solidale con le squillo. Veramente offensivo paragonarle ad una ministra che diffonde pacchetti e riforme illiberali e tagli economici come fossero caramelle. Cos’ha di brutto la vignetta? Spoglia forse la ministra dell’aura di donna perbene che le hanno costruito addosso le sue simpatizzanti? Ricordate quando le Snoq usavano la ministra Fornero per farla diventare una icona in opposizione ad altre donne “permale” che diventano ministre senza averci il mandato della Bce?

Donna competente, si disse, e pure bella, dicevano le femministe vicine a Snoq. Bella, brava, una donna capace, competente, un bell’esemplare di femmina che si sarebbe guadagnata prestigio e posizione. Al servizio del capitale. Pronta, come Monti, a decapitare l’articolo 18 e a mandare a quel paese il contratto dei lavoratori e delle lavoratrici perché Marchionne lo desidera.

Non so. Vauro può non essere una cima come vignettista, può essere forse discutibile non so per cos’altro, ma dato che personalmente io non ci vedo nulla di male nel mestiere della “squillo”, questa vignetta non la trovo così tragica. Semmai, come dicevo, trovo che il paragone sia parecchio ingiusto nei confronti delle squillo perché loro, almeno, sul tavolo della contrattazione mettono il proprio – di corpo – e non quello altrui…

 

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio, Precarietà, Satira, Sessismo.


9 Responses

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  1. Lorenzo Gasparrini says

    Claudio: io sì. Allora?
    Era sessismo anche quello, come lo era il pisellino di Spadolini (Forattini) e come lo è Rutelli impotente (sempre Vauro). Quindi vanno respinte tutte, non “accettate” pure quelle.
    Si può fare satira senza sessismo, tranquillo.

  2. mariobadino says

    Sono d’accordo con molte delle cose dette nel post e nei commenti. 1) La battuta non mi sembra granché ma certo è comodo per Fornero buttare tutto in cagnara. 2) Anche io ho avuto l’impressione che a offendersi debbano essere le sex worker, non Fornero, e non lo dico come battuta, perché la vignetta presume un che di negativo nella figura di chi si prostituisce e questo può essere effettivamente lesivo della dignità di tant*. 3) E’ logica e giusta l’accusa che Vauro rivolge a Fornero di mettere in vendita il proprio compito, il proprio ruolo (ministro del lavoro, dunque dalla parte di chi lavora o di chi possiede?), la propria coscienza anche. Ma è improprio il paragone con chi sceglie (se può, e se non può si chiama sfruttamento) di mettere “in vendita” il corpo proprio, non la vita degli altri. 4) Allo stesso modo, come già detto qui sopra, non è logico che per descrivere la sottomissione venga automatico concentrarsi su indumenti femminili (a meno che con ciò non si voglia criticare l’immaginario sessista, ma evidentemente non è questo il caso).

  3. Claudio says

    Troppo facile nascondersi dietro al “ma io sono una donna!”. Se una vuole la parità allora deve accettare anche le vignette pesanti.
    Quando venivano offesi Berlusconi, Ferrara e Brunetta, per i loro difetti fisici nessuno parlava di “razzismo antimaschile”

  4. emi says

    “Non siamo mica l’ islam che ci attacchiamo alle stronzate!” è un commento che, a parte essere fuori luogo, dimostra un’ignoranza assoluta.

  5. alice says

    secondo me quello che sfugge (o che ad alcun* non dà fastidio, liberissimi) è che quello che reca noia non è che la fornero sia stata paragonata ad una squillo e quindi è come dire che blabla, il punto è che per vauro -in queste vignette- ciò che riconduce al servilismo e alla schiavitù sono gli indumenti femminili, la femminilità. monti, che è un uomo, ha bisogno di abiti da donna, evidentemente, per interpretare il suo ruolo di schiavo. quando qualcuno è asservito ad un altro “è la sua puttana”, dunque. Ora, questo può dare fastidio o meno, però mi sembra difficile negare che ripropone ancora l’immaginario della donna asservita, della donna schiava and co., immaginario che non mi pare proprio abbia bisogno di spinte nella società in cui viviamo. la seconda vignetta, fatta forse per “riparare” alla prima, secondo me non fa che peggiorare il messaggio che vuole inviare.

  6. brilly says

    secondo me non spoglia affatto la fornero dell’aura di donna perbene. secondo me decide che la squillo è una donna permale, asservita e abrutita. secondo me decide che se una donna porta avanti un’ideologia assassina e distrugge lo stato sociale ( e con esso la vita di tantissim* donne e uomini) alla fin fine è solo una troia (ma perché, non è una maledetta liberista che fa gi interessi del capitale? non è una nemica di classe?). decide che ti puoi mettere le orecchie da coniglietta e le calze a rete solo se sei una prostituta (e perché?) e che se sei una prostituta non hai remore o dignità a piegarti al potere. è sessista e me ne frego se il bersaglio del sessismo è la mia nemica di classe. se la fornero fosse stata nera e vauro l’avesse rappresentata sullo sfondo di una piantagione, con l’anello al naso e la didascalia “la schiava di marchionne” non mi sarebbe piaciuto. non mi sarebbe piaciuto se l’avesse fatto con condoleeza rice, pur grandissima guerrafondaia repubblicana. nè se l’avesse fatto con colin powell.

  7. Elisabetta P. says

    Ci sono due piani da distinguere e che invece vedo, anche in questo post, sovrapposti a generare confusione. Chi si è trovato come me a evidenziare il sessismo della vignetta si è sentito dire che automaticamente: 1) difendeva l’operato di Fornero 2) ce l’aveva con le sex-worker. Una, spesso incosapevole, mistificazione. Il lavoro di un politico o di una politica può essere oggetto di satira, anche feroce, anche non condivisibile. Se diventa razzista o omofoba o sessista, si riconosce, punto. Per te Fasse, che hai consapevolezze e background che ti fanno percepire la dignità della sex-worker (la medesima che percepisco io), la vignetta non è tragica. Ok, non lo è neanche per me. Ma è sessista. Primo perché Vauro non avrebbe mai disegnato un prostituto (ma diciamolo, un puttano, perché se il sex-working non lo spieghi, non lo contestualizzi, e lo sbatti in prima pagina in un cliché che fa pensare alla “puttana” dell’immaginario maschile stereotipato, oggetto e non soggetto, da denigrare e usare, di quello si tratta), e tanto basterebbe. Secondo perché criticare il lavoro di una donna riducendola a stato di femmina a pagamento (mica sex-worker soggetto dei propri diritti, altrimenti non l’avrebbe usata come oggetto di critica, non credi?), puttana. Vauro su un giornale, ha fatto quello che in continuazione fanno tanti uomini e tante donne quando se la prendono con una donna: le dicono troia, puttana. Spiegatemi il loro insulto, che proviene dal loro immaginario (quello comune direi) e a cui danno un certo valore denigratorio molto sessuato, cosa c’entrerebbe con i diritti delle prostitute e con l’opera di riappropriazione linguistica del termine “puttana” che stiamo facendo e che spero si continuerà a fare.
    Ci passa in mezzo la sottile ma sostanziale differenza che separava durante una manifestazione il nostro grido “siamo tutte puttane” (non solo in quanto eventuali soggetti che decidono di vendere prestazioni sessuali, ma anche come donne che sono etichettate in quanto tali quando escono fuori dai recinti del patriarcato) dal grido di un tizio che dalla macchina ci ha detto che eravamo tutte troie. E a cui abbiamo risposto adeguatamente, riprendendo poi a definirci puttane.
    E’ la stessa differenza.

    E’ possibile riappropriarsi del termine “puttana”, pensare che le sex-workers hanno la dignità di qualsiasi altra persona che fa altro nella vita, criticare le politiche criminale di Fornero, e ravvisare un chiaro sessismo nella vignetta di Vauro?
    Credo di sì, io lo faccio, e una cosa non è in contrasto con l’altra.

  8. emi says

    offtopic

    sulla pagina online del corriere questo titolo:
    «Voglio vedere di più mio figlio»:
    sulla gru con corda al collo per 5 ore

    Le tre righe che riassumono la notizia sono:
    L’uomo, un 36enne, separato, sostiene di non vedere
    il bimbo, 2 anni, da diversi mesi e che la moglie sarebbe tossicodipendente. Il pm lo convince a desistere di Elisa Sola

    Se si ha voglia poi di leggere l’articolo si scopre che lui è stato condannato per stalking, altrimenti resta l’idea che un povero padre ha dovuto rischiare la vita per vedere il figlioletto affidato a una drogata…

  9. zani says

    Sinceramente non mi sembra offensivo nei confronti delle prostitute. E’ satira e non per questo deve farci ridere per forza, ma se ci attacchiamo a queste vignette per denunciare la mancanza di rispetto nei confronti delle prostitute allora non se ne verrà mai fuori. Non siamo mica l’ islam che ci attacchiamo alle stronzate! E allora che fare delle barzellette dei carabinieri? Nemmeno quelle dovrebbero essere narrate.