Skip to content


Madri: tra miti, problemi, responsabilità e tabù!

Una discussione che importo dalla pagina facebook a nostro sostegno. Si parla di una madre che ha picchiato a sangue la figlia dodicenne.

La notizia viene presentata così:

Questo apre una parentesi sui maltrattamenti in famiglia compiuti dalle donne. Quante volte avete sentito una donna urlare al di là della parete del vostro appartamento contro un bambino? Quanto si sa sulle violenze ai figli compiuti anche dalle donne?

Ed ecco la discussione:

Daniela:

Triste ed occultata realtà…

Enrica:

Spesso ho sentito e sento madri urlare ai loro figli. Vedo madri stressatissime in giro…

Casabase:

In alcuni casi – conoscete la mia posizione – e’ meglio che le violenze sui figli non vengano rese troppo pubbliche.
La tutela dei minori deve necessariamente passare anche attraverso la riservatezza.

Femminismo a Sud:

Sulla riservatezza sono d’accordo ma bisogna anche sfatare il mito secondo cui tutte le donne sono istintivamente materne o per indole protese ai ruoli di cura o per stereotipi sessisti che siano ottimamente angelicate. sono persone, né più e né meno che come tante altre, con difetti e pregi, imperfette, e la cui scelta di non maternità spesso viene condannata perché considerate anormali.

Casabase:

su questo sfondi un cancello spalancato: io invito solo a considerare che molto spesso le violenze sui minori sono volontariamente taciute dagli operatori che se ne fanno carico, perche’ questo garantisce una gestione piu’ serena di moltissimi casi.
L’interesse dei giornalisti, invece, e’ tutto orientato alla “notizia”, non ha alcun rispetto per privacy, tutela, pregiudizio. Urlare il fatto del giorno e’ una macchina schiacciasassi che non si cura degli effetti collaterali. Questo vale per gli stranieri stupratori, gli albanesi taglieggiatori, gli adolescenti drogati, ora per i femminicidi che piacciono tanto a michele serra. Poi purtroppo la notizia passa, compreso l’interesse, e torna la pratica quotidiana di sopraffazione tra il disinteresse di chi solo pochi mesi prima invocava urgenti misure.
Questo e’ grave. Meglio il silenzio e il serio lavoro quotidiano, che mal si sposano con il caso del giorno e il crimine piu’ “notiziabile” dei pubblicisti a la page

Cinzia:

tra lo sfatare un mito e il demonizzarle il passo è breve… nel senso che affermare (soprattutto nei media mainstream) che le donne possono essere violente con i figli non sminuisce lo stereotipo della maternità, ma lo rafforza creando una
divisione simile a quella tra mogli e puttane, tipo la brava madre e l’isterica. In realtà credo che ci siano più fattori. E’ inutile girarci intorno, lo schiaffo o la sculacciata è da molti considerato un mezzo educativo (rabbrividisco ma è così), inoltre spesso essere madri è un’esperienza esasperante… altro che favola o mito, avere a che fare con uno o più bambini piccoli alle volte ti mette a dura prova, se in più sei sola o hai anche altre responsabilità a carico, non se ne esce.

Femminismo a Sud:

Casabase, ma infatti bisogna riappropriarsi di queste notizie lanciate per produrre indignazione e senza un minimo di analisi per restituirle a chi se ne può occupare seriamente. ma è un dato impossibile da ignorare. Cinzia, lo stesso si potrebbe dire quando si parla di violenza sulle donne. parlarne e demonizzare devono essere due cose differenti. i media affrontano sempre questi argomenti per rafforzare stereotipi. da un lato stigmatizzano certi comportamenti maschili per tenere in vita il mito della donna angelicata e bisognosa di tutela e dell’uomo predatore (specie se straniero) e dall’altro stigmatizzano comportamenti femminili per dire anche che “vedi? non è questo che farebbe una buona madre”. però a parte l’analisi sociologica che se vale vale per tutti/e credo che se noi non smettiamo di offrire giustificazioni alle violenze che infligge una madre non facciamo altro che rafforzare lo stereotipo secondo cui saremmo tutte buone e gentili salvo che ci stressano troppo.
Vorrei fare presente che la nostra campagna “Violenza sulle donne è” contrariamente alle previsioni ha liberato mille cose non dette che parlano di violenze di donne contro altre donne e di donne contro le figlie nel mantenimento in vita di una cultura patriarcale. ti basta scorrere la serie di frasi pronunciate da tutte per vedere che ci sono donne che sulle figlie e sui figli fanno violenza e basta. Ché se dobbiamo parlare di motivi di stress allora possiamo attribuirli a tutti, inclusi gli uomini che fanno violenza. A noi interessa ragionare per tentare di prevenire. Non per assolvere a priori o per addomesticare la critica.

Cinzia:

No no, non siamo tutte buone e gentili (ma secondo me dovremmo esserlo anche meno), ma in quanto esseri generalmente utero-muniti siamo tutte condizionate da quanto è importante avere figli da quanto sia brutto e sbagliato abortire, e magari ci si ritrova ad essere madri anceh se era l’ultima cosa che si voleva…

Sikana:

apro anche io una parentesi per ricordare che fino a non molto tempo fa la maternità era uno stato di condivisione affettiva e pratica, e di famiglia allargata. oggi sempre più spesso le donne sono sole, appunto tra quattro mura, con mille pesi e responsabilità “maschili” a cui si aggiungono i bambini da gestire senza alcun aiuto. si può anche dare di matto! le madri non sono mai state “buone e gentili” quando avevano 12 figli e tutto da lavare a mano e il pane da fare. i figli se la sbrigavano, spesso, da soli. oggi non so perché c’è questo spaventoso senso di colpa che opprime le madri lavoratrici…

Femminismo a Sud:

Cinzia, su questo sono d’accordo. perciò bisogna dire che esistono donne che di istinto materno ne hanno zero e che questo non è affatto anormale. bisogna evitare di precludere alle donne la possibilità di scegliere di non fare figli se non ne vogliono. perché aderire alle convenzioni sociali non porta a nulla di buono. in questo, spiace dirlo, a rinsaldare il mito della donna materna e che per forza deve fare figli o la morte, ci sono anche tante donne e femministe con le quali infatti inevitabilmente confliggiamo.

Femminismo a Sud:

Sikana, non è mica sempre così. le persone in generale sono sole oggi, con una situazione economica che opprime tutti. esistono padri che si vogliono prendere cura dei figli condividendo il carico di responsabilità ma non è che si è poi così dispostissime a concederglielo. vedi tu quanto sono ostacolati nel lavoro quelli che vorrebbero prendere un congedo parentale o quanti pregiudizi ancora esistono verso i padri che se cambiano un pannolino e toccano il corpo di un bambino già pare un abominio o quanti sono i padri che vorrebbero stare più tempo con i figli e non gli viene concesso perché per il nostro welfare le donne devono continuare a mantenere il ruolo di cura anche dopo le separazioni mentre ai padri spetta solo il dovere di mantenimento. il fatto vero è che la cultura patriarcale ci incastra tutti in ruoli preconfezionati dove ciascuno deve stare al posto suo.

Cinzia:

a me il termine “istinto materno” non piace per niente, perché rimanda ad una realtà animale per come la vediamo noi (nel senso che magari noi non capiamo un cavolo di quello che fanno, ma gli appiaccichiamo addosso le nostre etichette). Ai figli si impara a voler bene, secondo le regole della propria comunità. Nell’ottocento la mortalità infantile era un dato di fatto, accettato quasi senza drammi, come lo è oggi in altri posti del mondo. Poi l’amore infinito e totalizzante non esiste, anche il sentimento più forte è attraversato da contraddizioni. Inoltre nell’articolo si precisa che la ragazza è italiana, ma la madre è russa e alza spesso il gomito, sono sempre bravi a chiudere il cerchio sti giornalisti! Cmq, secondo me oggi si è sovraccaricato il ruolo della madre che sono o tenute o costrette a passare decisamente troppo tempo con i bambini.

Femminismo a Sud:

Eh Cinzia, ma vallo a dire a quelle mamme che non voglio sentirne di mollare i figli ai padri. Mai come in questo periodo asfittico e regredito a culture fasciste si sente parlare di nuovo di mito della maternità. E quel che è peggio e che ha riproporre questo mito sono donne come le Snoq. Non è un caso se sul blog hanno cominciato con l’analisi di ciò che nella rete succede su questo aspetto http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/07/28/web-2-0-fiere-di-essere-uteri/

Sikana:

Cara Femminismo a Sud, quando ho avuto il mio terzo figlio è stato il papà a rimanere a casa perché io non potevo permettermi di prendere congedi. Come vedi io personalmente non ho avuto difficoltà a condividere…e noi non siamo nordeuropei, tutt’altro! spesso ai padri fa comodo il dovere del mantenimento perché l’accudimento è più..rognoso. ma io credo che al di là delle generalizzazioni ci siano i casi singoli, e adesso il problema è che le donne non sono supportate nella maternità e per pagare un nido ci vuole mezzo stipendio. padre o non padre dopo una certa età il congedo parentale scade.

Femminismo a Sud:

Asili e supporto della genitorialità sono cose che il nostro governo neppure concepisce. Lo so. devi fare figli e poi te li devi cuccare tu. a proposito quanto costa un asilo?

Sikana:

Tanto. meno di una baby sitter però.

Cinzia:

Su questo avete tristemente ragione, ricordo che quando vi fu quell’episodio tragico del padre che dimenticò la figlia in auto, sentii più di una donna affermare orgogliosamente che a loro non sarebbe capitato perché non avrebbero mai lasciato la figlia con “altri”. Al di là dell’incazzatura che ti viene spontanea di fronte a questi commenti, penso a quanto ancora dobbiamo rimboccarci le maniche per eliminare il mito fascista della madre. E cmq le Snoq sono in buona compagnia, quante schifezze pseudo psicanalitiche si sono scritte e si scrivono sulla madre, la maternità, il femminile materno. Tentare di rispondere a certe retoriche alle volte è come saltare nelle sabbie mobili.

Femminismo a Sud:

Cinzia, quella faccenda me la ricordo anch’io e mi ricordo che la mamma, che era in ospedale a partorire un altro figlio credo, fu costretta piangendo a dire in televisione quanto quel padre fosse responsabile e quanto si fosse fatto carico di tutto in quelle giornate mentre lei stava male. capisci l’assurdo per cui la madre è dovuta intervenire in un processo mediatico per difendere l’uomo che veniva giudicato responsabile della morte di suo figlio. e quanto la paghiamo noi questa “credibilità” acquisita a suon di “fai tutto tu che è meglio e sei più brava”? e poi ci lamentiamo se i padri che vengono monitorati a vista come se fossero perennemente in prova si defilano…

Susan:

Andatelo a spiegare alla sfilza di cognate e amiche che, ogni volta che dico di non volere figli e di non essere dotata del benchè minimo istinto materno (i bambini mi fanno proprio antipatia, a ognuno il suo) mi guardano come si guarda un bambino che dice di voler fare l’astronauta e mi rispondono “vedrai che crescendo cambierai idea” (anche se sono più piccole di me, magari). Tralasciando il fatto che, a 25 anni se volevo figli me ne ero già accorta, ma secondo loro l’utero ha la data di scadenza come lo yogurt? Devo sottostare per forza all’ “orologio biologico” che incalza? Che tristezza che mi fanno.
(Difatti ho deciso che al prossimo che mi esce l’argomento dirò di essere sterile, e amen finita lì).

Roberta:

io credo che a volte urlare sia umano.E non centri nulla la mancanza di “istinto materno”, sopratutto se non si usa la tv come babysitter, se non si hanno soldi per una babysitter in carne ed ossa, se non si hanno molti appoggi.. Sono partita da un’idea “alta” di come educare mia figlia, contraria alle urla alle punizioni e alle sberle alle minacce ..poi si fanno i conti con la realtà. le urla scappano e se in linea di principio ero assolutamente contraria all uso delle mani-violenza insegna violenza, qualche sberla sulla mano l’ho data; nei casi estremi.Si cresce come genitori per tentativi ed errori, come per tutto.La precarietà, la paura di arrivare a fine mese, la solitudine come genitori, aumentano lo stress e diminuiscono la pazienza.. Questo non per giustificare la madre che perso ogni controllo picchia a sangue la figlia, che va aiutata-ma x rispondere ai post precedenti.

Posted in Corpi/Poteri, FaceAss, Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Chiara says

    L’importante è non generalizzare. Alcune madri non “mollano” i figli ai padri perché questi padri sono inadeguati. E non in base ad un pregiudizio, ma in base ad una concreta analisi dei fatti. Non è sempre e solo un fatto di vivere degli stereotipi. A volte sono le madri ad essere inadeguate,e non bisogna avere paura di denunciarlo.
    Il vero pregiudizio è quello che sancisce che il concepire un figlio rende automaticamente le persone dei genitori: al di là dell’istinto, essere un bravo genitore lo si può imparare: tutto si può imparare. Bisogna avere l’umiltà di mettersi in discussione, di rivedersi e ricostruirsi alla luce del ruolo che si deve affrontare: se uno non se la sente, o si accorge di non riuscire, è meglio che molli il colpo, che si faccia da parte. Non è il DNA che ci rende genitori, ma il desiderio di esserlo.

  2. Paolo84 says

    il discorso è questo: ci sono bravi genitori e pessimi genitori, sia padri che madri e comunque il manuale del genitore perfetto non esiste. L’istinto materno (o paterno) ci può essere come non essere
    Nessuno dei due sessi è moralmente superiore all’altro e bisogna rispettare chi vuole essere mamma e chi non vuole.
    e certo avere l’utero non è un dettaglio ma non è neanche una cosa che ti rende automaticamente un genitore migliore