Skip to content


Stereotipi sessisti: cosa devono fare i genitori per aiutare i bambini e le bambine?

Gli stereotipi di genere sono quelle cose di cui poi ti devi liberare nel corso della vita facendo una fatica immane mentre ti ritrovi con tutto il mondo contro.

Sarà per questo che le donne di PinkStinks (il rosa puzza) si sono opposte alla commercializzazione della versione ovetto kinder rosa con le winx in allegato. Una cosa solo per bambini che è stata giudicata una apartheid dei generi. Bambole non adatte ai bambini, modelli giocattolo che ti insegnano a te bambina ad essere carina a tutti i costi. Questo è quello che dicono le donne che si oppongono a questa cosa.

Io posso dire che cos’è lo stereotipo di genere in molti altri giochi che ti insegnano a essere una cuoca, una mamma, una moglie, una servizievole persona che si presta ai lavori di cura e tutto ciò è frutto di una costante e oppressiva educazione, altro che istinto, altro che indole.

Nasci e ti mettono in braccio un bambolotto che piscia e gli devi cambiare il pannolino, per gioco, poi ti comprano la cucinina per preparare il pranzo o il forno per i dolci o il phon per farti bella o il kit barbie, tutto in rosa, con un mondo perfetto, dove non si capisce di che campano e dove stanno le donne precarie vestite di niente e addobbate di niente.

Cresci e ti dicono che il tuo scopo nella vita dovrà essere fare da madre e moglie e badante e quando ti laurei e lavori tutti a dire che “sei una donna con le palle” perché si sa sono cose da uomini, mica da donne.

Hai dei desideri sessuali e non li puoi esprimere in modo blasfemo perché poi c’è lo squadrone armato integralista che ti vieta di gemere e violare il principio quasi costituzionale dell’orgasmo maschile prima del tuo. E tutto ciò è cultura, è mentalità perché poi nei fatti in realtà non è così da un pezzo. Ma non lo è per davvero, per cui sono le istituzioni, i capi, chi orienta la cultura ad essere indietro e tutti e tutte sembriamo un mondo di sovversive e sovversivi capeggiati da buzzurri che vogliono ancora indurci a tornare indietro.

Ho un figlio maschio e quando arrivo al supermercato punta dritto sullo scaffale in cui c’è in regalo un monster o qualche gioco rude che viene pubblicizzato in tivù. A scuola non fanno altro che dirgli che ci sono cose da maschi e cose da femmine. E io e suo padre siamo lì sbigottiti perché è una guerra impari e anche se si volesse insegnargli il rispetto dei generi comunque non bisogna frustrarlo, questo figlio, e bisogna accompagnarlo nella sua crescita come è giusto fare.

Ma siamo perennemente violentati, tutti, e non riusciamo a competere con istituzioni, scuola, libri, pubblicità, televisione e amichetti e il mondo attorno che è medioevale. Da dove possiamo cominciare?

Non possiamo neppure fare gli integralisti ipermoderni obbligando un bambino a mollare il mostro se lo vuole e quello che possiamo fare è offrirgli anche delle alternative, giochi che lo fanno pensare, che lo inducono a ragionare. Giammai cose da femmine per carità perché altrimenti mia suocera mi fa un culo così, ché se vede una bambolina per sbaglio lasciata a casa dalla compagna di giochi e vicina di casa di mio figlio urla al complotto cosmico e si fa venire un infarto.

Ma davvero noi speriamo, confidiamo nel fatto che siamo intelligenti, delle cose buone le sapremo insegnare, daremo strumenti per crescerlo bene e lui potrà scegliere cosa e chi vuole essere l’importante è che sappia sempre di essere amato, senza problemi. Ma che fatica, davvero. Che gran fatica.

Voi avete problemi del genere? Sia che si tratti di figlie femmine che di figli maschi? Come si fa? Come facciamo noi genitori a farli crescere meglio, bene, sani e sereni con un mondo attorno di pressioni culturali che li spingono ad essere sessisti? Sessisti in generale. Uomini contro donne, donne contro uomini, uomini e donne contro gay, lesbiche, trans, e viceversa etc etc etc…

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio.


12 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Marco says

    Bellissimo articolo. Per almeno due motivi: individua lucidamente (e amaramente) la questione, e sottolinea anche l’impossibilità di combattere contro l’educazione sessista vietando o facendo una guerra vera e propria. Lo sento molto. Sono stato educato, fortunatamente, in modo abbastanza “diverso”, sotto questo aspetto: ho sempre potuto giocare con le bambole, per dire, e credo di essere stato abbastanza fortunato anche per quanto riguarda la scuola. Ma ora ho una figlia, e mi pare davvero inarginabile il fenomeno. Due nonni su quattro sono pure “consapevoli”, eppure – oltre alla pressione del marketing – trovo che la scuola, dalla materna in poi (mia figlia è alle elementari) sia disastrosa. Non parlo di cose particolarmente fini, tutt’altro. I libri di testo sono semplicemente scandalosi: la mamma cucina, il papà guarda la tv; la mamma stira, il papà riposa; e nessuno mette in discussione questa cosa, neanche quando stride con la realtà. L’unica cosa che riesco davvero a fare è parlarne con mia figlia, cercare di spiegarle come mi sento, per esempio che trovo offensivo questo continuo insistere sul fatto che la mamma “cucina” quando in casa cucino io. Oppure ricordare, quando capita, che i giochi non sono “da maschi” o “da femmine”, ma “chi li vuole”, cioè che se le piacciono le winx è perchè le piacciono e non perchè è “una femminuccia” (anche se sappiamo che in un certo senso è proprio per quello, purtroppo). Ma, a parte questo, la pressione è fortissima, e sembra di essere davvero impotenti.

  2. Chiara Lo Scalzo says

    Io ho conosciuto una signora deliziosa che organizzava corsi di cucina e ricamo per bambini. Io mio figlio l’ho iscritto, e si è divertito da matti. E non era l’unico maschio. Sembrano sciocchezze, ma non lo sono.

  3. zani says

    Scusate, ma i bambini non diventano gay per giocano con un gioco o l’ altro o perchè scelgono il rosa o il nero. Qual’ è il problema? Il giocattolo o la famiglia?

  4. fasse says

    Molto bello Pietro l’articolo che ci hai segnalato. E personalmente sono molto d’accordo nell’organizzare qualche bella iniziativa che aiuti a rimettere in discussione i giochi stereotipati destinati solo ai bambini. Le pinkstinks stanno facendo tutto sommato un buon lavoro soprattutto di sensibilizzazione ma sui bambini noi abbiamo avviato un percorso di riflessione che prevenisse la formazione di atteggiamenti machisti e ne abbiamo fatto delle slides. ma il discorso poi è continuato e dovrebbe continuare ancora perché il problema è realmente di evitare che sussista un vero apartheid che realizzi per i bambini un percorso obbligato, pianificato, fatto di assenza dalle relazioni affettive, di semplice ruolo di mantenimento e difesa, negli eserciti o altrove, e l’unica maniera in cui di può segnare una diversità, nelle analisi di genere, è quella in cui si può essere liberi di manifestare un altro orientamento sessuale. Noi ci siamo poste il problema di bambini/ragazzi/uomini che non devono necessariamente essere gay per segnare una differenza. Etero e diversi dai modelli imposti sembra un percorso difficilissimo in generale. E tutto è segnato da questi pregiudizi. Come se togliere di mezzo pistole e mostri per i bimbi significasse educarli all’omosessualità. Tanto da discutere insomma ma una iniziativa di rifiuto di un certo tipo di educazione di genere sarebbe davvero il caso di farla, si.

  5. Annalisa De Luca says

    Ho due figlie femmine di cui una di quasi 12 anni e da un po’ ho cominciato a pormi il problema. Non ci sono soluzioni valide per tutti ma un lavoro di consapevolezza che ho tentato di condividere qui http://festaperunadonna.blogspot.com

  6. Pietro Berra says

    ti segnalo questo articolo: http://www.psinfantile.com/psicologia/i-danni-delleducazione-sessista-2/
    anch’io ho un figlio maschio e aiutarlo a non essere condizionato dagli stereotipi di genere è un’impresa ardua. tra l’altro, come emerge dal pur bell’articolo che ho linkato sopra e anche da quello che scrivi tu, comincia a esserci una presa di coscienza per quelli che riguardano le femmine, nulla invece sul fronte maschile. il tema, in ogni caso, credo meriti di essere approfondito, anche organizzando incontri con e per genitori. convengo pure sull’opportunita’ di non essere integralisti, ponendo divieti al figlio che vuole il mostro. ma magari potremmo organizzare qualche contestazione/boicottaggio di mostri e pistole per maschi come quello che donne di pinkstinks hanno promosso nei confronti dei kinder per bambine

  7. Marcello says

    Nei vari post a mio avviso un sottile filo rosso ha già delineato la vera entità sessista. Chi ha problemi con il sesso sono gli adulti: i nonni, che però van compresi, alla meglio son figli degli anni 50 e si son vissuti i 70 (figli di genitori della prima guerra mondiale),alla peggio vivono ancora il boom economico (periodo in cui son cresciuti) dove l’uomo portava la pagnotta e le donne rassettavano; le maestre/i che hanno un’eta media di 45/50 anni legatissime a ciò che han costruito e guai a chi le tocca qualche piccolo pilastro della loro “professionalità”;  gli amici, che condividono con te il pensiero di un mondo senza lotte ma che magari nel sotto scala han montato un sacco da pugile sul quale loro figlio è obbligato ad allenarsi giornalmente per sopraffarre il mondo e diventare un top-manager. I bambini no, se ne fregano del genere almeno fino ai 7-8 anni. Ne parlo per esperienza personale, essendo maestro di asilo, da piccoli non esistono i generi. Al massimo capiscono che alcuni sono simili a loro perché hanno il pisellino, sa che “lei” viene chiamata bimba e lui bimbo ma perché quella è un’informazione necessaria ma il discorso del gioco simbolico (cucina,asse da stiro,lavatrice,macchinine,lotta,calcio…) deve assolutamente essere un’attività non preclusa per via del genere,fondamentale per lo sviluppo del bambino in cui si prende responsabilità, imita l’adulto, scopre che anche lui può identificarsi ed essere un adulto, un giorno. E se la bimba vuole il rosa è giusto non negare il rosa ma che lei stessa lo possa scegliere tra tanti colori (anche il nero, che a mio avviso viene poco proposto. Ma in un disegno di che colore lo faccio un lupo che mi fa paura? Giallo?). Questa sarà la vera rivoluzione del mondo occidentale la scelta libera incondizionata, libertà da sempre pilotata. L’accessibilità alla scelta è l’unico obiettivo da perseguire nel nostro nuovo millennio.
    Quindi se vostra suocera sta sera storce il naso perché a vostra figlia avete regalato Ben Ten o vostro figlio vola al fianco di una Winks, beh datele la scelta: e quella meno offensiva sarà quella di andarsene a fare i piatti in cucina.

  8. Chiara says

    E’ vero Adele! Alcuni bambini sono così saldi che spesso sanno difendersi da soli: alla pediatra che con poca delicatezza disse a mio figlio di tre anni “e questa panza?” lui rispose sorridendo: è come quella di Babbo Natale!
    Perché che ce ne frega a noi del percentile…
    Volevano subito inserirci in un progetto di ricerca, come tutti dovessimo rientrare nelle loro stupide misurazioni: e prima era troppo piccolo, e poi troppo grasso, e adesso i piedi sono troppo corti, il palato troppo stretto… Ma davvero non abbiamo niente di meglio da fare che compilare tabelle su tabelle di numeri per sfornare esseri dalle “misure giuste”? Tanto vale programmarci in laboratorio!

  9. Adele says

    Siamo tutti schiavi di schemi mentali che ci imprigionano e quella contro il sessismo è davvero una lotta impari. Io ho due figli maschi, molto diversi caratterialmente. Il più grande, che ormai ha undici anni, da piccolino amava giocare con le pentole, amava preparare del cibo per me ed il suo papà (ancora oggi, spesso, ci porta il caffè a letto). Noi abbiamo sempre giudicato il suo un comportamento normale, salvo poi risvegliarci di colpo cozzando contro il muro delle istituzioni il primo anno di scuola materna, quando la maestra gli fece notare che con le pentole ci giocano le bambine e non i maschietti. Devo dire che il piccolo non si perse d’animo, nè lasciò alle bimbe le sue beneamate pentole, anzi, seppur in una condizione psicologica di netto svantaggio, disse alla maestra che lui voleva fare il cuoco e che questo è anche un mestiere da maschio, costringendola così ad ammettere che sicuramente i suoi orizzonti mentali erano molto limitati.

  10. mariobadino says

    Noi non abbiamo mai cercato di indirizzare nostra figlia verso un certo tipo di colore, ma puntualmente è caduta nella trappola del rosa = femminuccia. Non credo che negarglielo avrebbe un senso (e poi perché negare il rosa? bisogna accompagnarlo agli altri colori). Mi sembra che nei giochi, nei giocattoli e nelle attivtà la realtà in cui viviamo sia abbastanza positiva. Ad esempio all’asilo esistono giochi come cucina, ferro da stiro ecc, ma mi risulta che li usino indifferentemente maschi e femmine. Come difendersi dalla pubblicità è forse secondario rispetto a come difendersi dalla mentalità diffusa, ma direi che la seconda non ha nessun bisogno di essere rafforzata dalla prima… Insomma, grazie per un post che fa riflettere, perché tra le mille faccende quotidiane ci si dimentica spesso di pensare agli anticorpi…

  11. zani says

    Dev’esser dura.
    Non ho figli, ma lo vedo ad ogni angolo il tranello che viene posto ai bambini. A parte il discorso sessista( giustissimo). I bambini sono proprio delle vittime nelle mani dei mass media. Purtroppo la scuola è imposta dallo stesso sistema che si serve dei mass media. Perchè se pensiamo anche al solo fatto del cellulare ad un bambino di pochi anni, non ci sono discorsi sessisti, ma puro marketting.
    La scuola, dalla scuola bisogna partire. Prendersi gli insegnanti e cercare di ragionare con loro( ragionare non imporre,perchè può essere controproducente) sulle reali necessità dei ragazzi/studenti. Partendo dalla scuola e avendo un alleato nell’ insegnante( che sarà pur genitore anche lui) allora magari qualcosina si può ancora fare.
    Comunque è fondamentale imporre le proprie volontà al bambino e nopn cambiare idea al primo pianto. Il bambino può fare a meno di tante cose, non di genitori che sappiano dargli delle sicurezze. Le sicurezze possono anche essere le privazioni, o limiti che dir si voglia. Egli dovrà imparare che per superarli ci dovranno essere in cambio: impegno, volontà e sacrificio. Nessuna scorciatoia o “furbata” li potrà aiutare veramente a crescere, questo devono imparare tutto il resto vien da se.

  12. Chiara Lo Scalzo says

    Potrei scrivere un romanzo sull’argomento, ma non mi piacciono le autobiografie. La prima lite risale a quando mio figlio aveva appena due anni, e infilai nel video registratore il vhs di Biancaneve. E’ una battaglia, ogni giorno. So che non ho speranza di vittoria, perché sono tanto sola, soprattutto in famiglia, dove mi rimproverano che mio figlio non è abbastanza maschio (perché non fa a cazzotti dalla mattina alla sera e dà a tutti il bacio della buona notte) per colpa mia. Me ne frego. Qualche volta piango. Mi chiedo continuamente qual è la cosa giusta. Impastiamo insieme la torta. Ci sfidiamo a tiri liberi al campetto di basket, corriamo con la bici nel bosco, guardiamo ben ten, ma anche le winx, madagascar ma anche la bella addormentata nel bosco. La nostra famiglia è come quella di Lilo e Stich, piccola, sconclusionata, ma piena d’amore. Lui mi consiglia che vestito mettere quando esco. Io gli urlo durante le partite (è divertente!) E la sua migliore amica dorme da noi, anche se tutta la classe li prende in giro. E quando mia madre mi tormenta perché non dovrei abbracciarlo troppo, io lo abbraccio. L’affetto non ha sesso. Mio padre mi dice: non crescerà mai. Invece è già grande, solo in modo diverso. E siamo felici.