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Pisa: Noi indecorose e Voi indecenti (manifestare con vibratore è “violento”!)

A Pisa si è svolto un presidio contro l’ordinanza che criminalizza le prostitute e questa cosa non è piaciuta a consigliere e consiglieri e la presidenta del consiglio (pd) dice che entrare nell’aula del consiglio comunale brandendo un vibratore è “violento” e poi annuncia denunce per l’indecorosità della faccenda. QUI potete leggere come è realmente andata.

Condividiamo qui l’articolo che riporta tutte le affermazioni dei consiglieri. QUI il video e le foto.

“Noi indecorose, voi indecenti”, in piazza per il ritiro dell’ordinanza antiprostituzione

Ieri a Pisa oltre un centinaio di persone hanno manifestato contro l’ordinanza antiprostituzione, in abiti succinti a mimare “inequivocabili adescamenti”. La protesta delle numerose realtà e associazioni che nei giorni scorsi hanno chiesto il ritiro del provvedimento arriva fin dentro il consiglio comunale. Dure le reazioni del mondo politico: la presidente del consiglio comunale Titina Maccioni annuncia denunce

Piume di struzzo, rossetti rossi, gonne cortissime, dildi in gomma e fasce da “Missentolibera”. Altro che cliché, quelli portati in piazza dagli oltre cento manifestanti che nella giornata di ieri hanno espresso la loro contrarietà all’ordinanza antiprostituzione emessa dai comuni di Pisa, San Giuliano e Vecchiano. Hanno voluto giocare sull’esposizione del proprio corpo e sull’arbitraria definizione del concetto di “indecoroso”.

E così, le realtà che nei giorni scorsi hanno lanciato una campagna contro il provvedimento, che a loro dire colpisce soprattutto le vittime di tratta e di sfruttamento del lavoro sessuale, più che i clienti, si sono dati appuntamento in piazza XX Settembre per esprimere il loro essere “liber* e indecoros*”. Asterisco d’obbligo perché non c’erano distinzioni di genere fra coloro che hanno rivendicato diritti sul proprio corpo e chiesto ai comuni di ritirare le ordinanze.

Associazione Consultorio Transgenere, ArciLesbica Pisa, Biblioteca Franco Serantini, Collettivo LeGrif, Fratelli dell’Uomo Sezione Toscana, Laboratorio delle disobbedienze Rebeldia, ¡Mosquito!, Osservatorio antiproibizionista, Outofline photo collective, Tijuana Project e TILT! sono le sigle coinvolte nell’iniziativa, ma sono stati molti di più i partecipanti all’evento, che nella sua esuberanza ha esposto alla città un altro punto di vista sul fenomeno del lavoro sessuale.

“Noi indecorose voi indecenti”, si leggeva in un cartello, mentre degli improvvisati vigili urbani con camice sbottonate e baci sul collo emettevano multe ai e alle passanti in rispetto della “contro-ordinanza”: “Misure di contrasto all’asocialità e alla bruttezza su strada”. “Visto il caldo della stagione – recitava il testo – Considerata la bellezza innata del corpo umano esposto; considerata l’intrinseca asocialità dell’indifferenza umana”, vietava “dal 21 giugno 2012 al 30 settembre 2012, su tutto il territorio comunale, nella pubblica via e su tutte le aree soggette a pubblico passaggio, a chiunque di indossare scarpe chiuse, giacche a maniche lunghe, camicie abbottonate, maglie a collo alto e altresì qualunque indumento induca la sudorazione”.

E aggiungeva: “La presente ordinanza si intende violata quando si assuma un atteggiamento di pudore atto a impedire agli altrui sguardi di godere della naturale bellezza del proprio corpo, qualora tale atto non risulti deliberatamente scelto ed autodeterminato, ma sia altresì il prodotto di un’imposizione sociale secondo la regola del decoro, influenzato da un’idea distorta di decenza e sia inoltre in palese contrasto con l’aspirazione non manifesta del soggetto di poter esporre il proprio corpo”.

Lo stesso è accaduto in consiglio comunale, dove i manifestanti si sono diretti a pomeriggio inoltrato. Decine di persone sono quindi entrate nella Sala Regia cominciando a far multe ai consiglieri, molti dei quali divertiti. Ma alla presidente del consiglio Titina Maccioni tutto quel piumeggiare non è piaciuto: “Invito tutte le persone vestite in maniera indecorosa ad uscire dall’aula”, ha detto scatenando ilarità fra il pubblico per poi sospendere immediatamente la seduta, il cui andamento era da oltre mezz’ora in pesante difficoltà per le ‘consuete’ dinamiche del consiglio. E neanche ai consiglieri della destra, nonché ad alcuni consiglieri del Pd, l’iniziativa è piaciuta, tanto che non si è nemmeno profilata la possibilità di un incontro con i capigruppo.

Anzi, a fine manifestazione – i partecipanti hanno infatti lasciato il consiglio dopo circa dieci minuti – la presidente Titina Maccioni in un comunicato dimostra di non aver gradito affatto la provocatorietà dell’iniziativa. “L’interruzione di un organo democraticamente eletto è un atto gravissimo”, scrive. “Non esiste alcuna ragione, nessun atto peraltro legittimamente assunto, che possa giustificare un comportamento di questo tipo; è un atto antidemocratico e inconcepibile. La libertà di manifestazione e di dissenso è garantita dalla Costituzione; non è però assolutamente tollerabile usare metodi sostanzialmente violenti che impediscano lo svolgimento di una seduta di un consiglio comunale organo, quest’ultimo, di rilevanza costituzionale”.

“Convinta com’ero e come sempre sono stata – aggiunge – che il Consiglio comunale debba aprirsi a tutte le istanze democratiche ed all’ascolto anche di chi voglia esprimere in modo democratico le proprie opinioni, ho autorizzato l’ingresso di una delegazione di manifestanti. Invece si è preferito invadere la sala del consiglio peraltro assumendo atteggiamenti offensivi e lesivi nei confronti della massima istituzione della città, dei singoli consiglieri e della mia persona costringendomi, pertanto, a sciogliere la seduta”.

Fino ad annunciare denunce: “Ritengo che l’interruzione di un Consiglio Comunale sia un reato e perciò provvederò a sporgere denuncia formale alle competenti autorità giudiziarie. Non sarà difficile individuare i responsabili”.

Stesso tono dal segretario cittadino del Pd Andrea Ferrante: “Quello che è successo in Consiglio comunale è inaccettabile. Il diritto al dissenso non può arrivare al punto di impedire lo svolgimento dei lavori di un’assemblea democraticamente eletta. Tanto più che il senso dell’ordinanza anti-prostituzione, adottata dai comuni di Pisa, San Giuliano e Vecchiano, è stato completamente stravolto: non si tratta certo di un atto discriminatorio nei confronti delle prostitute, ma del tentativo di contrastare un fenomeno contrassegnato in primo luogo dallo sfruttamento”.

“Un crimine grave che non si può trasformare in barzelletta”, dice ancora Ferrante. “I cittadini che ci hanno chiesto questa azione non sono bigotti o razzisti, ma persone che sanno che la prostituzione su strada porta il segno del degrado, della marginalità e della sopraffazione. Appare evidente la finalità strumentale di chi a Pisa non perde occasione per attaccare la giunta di centrosinistra, anche dimenticando che analoghe ordinanze sono state prese in molti altri comuni, anche dell’area pisana, che hanno maggioranze estese anche alla sinistra più radicale”.

Infine, Giovanni Garzella, Capogruppo PdL al Comune di Pisa comunica che si rivolgerà al Ministero dell’Interno: “Ho chiesto in queste ore che sia rivolta una interrogazione al Ministro degli Interno al fine di capire le cause di quanto è accaduto e gli atti che gli organi di Pubblica Sicurezza intendono intraprendere nelle prossime ore al fine di garantire la Costituzione Italiana. Domani mattina si svolgerà una Conferenza dei capigruppo urgente nella quale chiederò a tutte le forze politiche presenti di firmare un esposto alla Procura della Repubblica perché indaghi al fine di stabilire eventuali responsabilità di quanto è accaduto”.

Posted in Anticlero/Antifa, Fem/Activism, Iniziative, R-esistenze.