#save194 #20giugno
le iniziative in tutta l’Italia http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/06/13/manifestazioni-presidi-sit-in-flash-mob-e-altro-per-save194/#more-17904
materiali da diffondere http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/06/15/save194-materiali-manifesti-e-volantini/
dal gruppo di supporto londinese (https://www.facebook.com/groups/202530353203413/?ref=ts)
per l’immagine grazie a le Signorine di Val https://www.facebook.com/lesignorinedival
Il volantino del Collettivo Mine Rosse:
CHE NESSUNO DECIDA SUI NOSTRI CORPI!
Il 20 giugno la legge 194/78, che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza, sarà nuovamente messa sotto attacco. Anni di lotte, arresti, denunce, avevano palesato la delicata questione dell’aborto; questione sempre sottaciuta e considerata reato penale. Seppur con tutti i limiti che una legge – fatta dai padroni e per i padroni – può avere, le donne potevano finalmente uscire dalla clandestinità di camere buie in cui l’aborto veniva praticato con ferri da calza e prezzemolo!
La messa in discussione della sopracitata legge si delinea come un attacco chiaramente politico, la conferma del dominio di quell’ideologia reazionaria che mette al primo posto “dio, patria e famiglia” perché il controllo del corpo femminile è una questione di potere: cosa c’è in gioco, se non questo, su un corpo che è in grado di decidere se, come e quando, mettere al mondo un essere umano? Se, come e quando, dire di no a un uomo? Se, come e quando rifiutare di svolgere lavoro gratuito in famiglia o di essere sottopagate in un’azienda?
Queste continue ingerenze sulla vita e sul corpo delle donne oltre che minare la libera scelta, fanno parte di uno schema REPRESSIVO che tende alla negazione di ogni nostro processo di autodeterminazione. Da sempre “il corpo” viene strumentalizzato e messo a disposizione di “moralismi” e “garanzie procreative obbligatorie”, il corpo delle donne come involucro in vista del mantenimento e della riproduzione di un sistema basato sulla oppressione e sullo sfruttamento di soggetti bollati come “deboli” dalla società intera (non solo donne ma anche bambini, anziani, migranti ed emarginati di ogni sorta “).
L’ambito ospedaliero-medicale, attraverso la crescente medicalizzazione e la dittatura delle obiezioni di coscienza (che complicano una scelta di per sé già difficile), è sorretto da un sistema di gestione autoritario sui nostri corpi che non riconosce il diritto delle donne a decidere per se stesse. Difatti anche tutto il percorso della maternità è scandito dall’esterno perché il controllo del corpo femminile è una questione di potere. Ogni decisione e gestione, è nelle mani del medico/patriarca – figura che nel tempo ha spodestato le ostetriche del loro giusto valore di assistenza alle nascite – come se noi donne non fossimo neppure capaci di far nascere i nostri figli da sole o come se non fossimo noi a partorirli!
La donna e la sua capacità riproduttiva va seguita in maniera capillare anche a costo di una mortificazione sia fisica che mentale della donna. Così il Medico con camice, bisturi e forcipe ha il potere di decidere quando è l’ora di far nascere tuo figli@, quando è il momento di sedarti, tramortirti per spingerti in sala operatoria per un taglio cesareo. Ci opponiamo a questo sistema perché il nostro corpo non può aver altra voce che la nostra, il nostro corpo non può accettare una sovragestione dittatoriale che definisce per noi ciò che è giusto, effettuando ancora una volta la divisione strumentale tra il bene e il male, tra le spose e puttane, come prescrive da sempre la morale cattolica.
Sappiamo che l’interruzione di gravidanza rimanda anche immediatamente all’analisi di altri concetti quali: la sessualità, la contraccezione e la conoscenza dell’interezza del propri corpo. Rimettere in discussione la legge 194 fa parte di un assalto in piena regola alla libertà sessuale e riproduttiva delle donne, non è una semplice “guerra culturale” ma una vera “controrivoluzione sessuale”.
Diventa pertanto indispensabile iniziare percorsi che mettano in discussione tutta una legislazione sul corpo delle donne come base per una critica radicale di questo sistema capitalista/patriarcale che con leggi e leggine ogni giorno cerca di governarci, zittirci, subordinarci. Auspichiamo la possibilità di creare discussioni intorno ai concetti di “corpo” e “potere” che pretende di decide per noi e su di noi. Non consentiamo nessun accanimento che impedisca l’autodeterminazione e chiediamo, anzi, che la legge 194 venga integrata affinché anche donne migranti (con o senza permesso di soggiorno) possano abortire/partorire in strutture adeguate.
Per le donne è il tempo dell’azione, della resistenza e dei grandi sogni!
“Il sesso della Resistenza è sempre stato il nostro.
Non é che abbiamo avuto scelta, d’altronde!”
Collettivo Mine RoSSe
Sì, c’è una parte del comunicato che ha lasciato perplessa anche me. La stessa credo di cui parla Paolo84.
“Ogni decisione e gestione, è nelle mani del medico/patriarca – figura che nel tempo ha spodestato le ostetriche del loro giusto valore di assistenza alle nascite – come se noi donne non fossimo neppure capaci di far nascere i nostri figli da sole o come se non fossimo noi a partorirli!”. Non è una questione di capacità: è questione che se ci sono complicazioni, e spesso ci sono, la futura madre o l’ostetrica (che appunto assiste, ma non è un medico) non possono fare niente altro che essere soccorse da un* brav* medic*, si spera in un ospedale ove sia presente un’anestesista per l’epidurale (altro diritto negato), e un reparto apposito per il neonato in eventuale sofferenza.
e se la partoriente vuole l’epidurale o ha bisogno di un cesareo come le fai queste cose fuori da un ospedale attrezzato?
Sull’aborto e l’abuso dell’obiezione di coscienza sapete che sono d’accordo con voi. Questo attacco generalizzato alla figura del medico (che può pure essere una donna, comunque) non mi trova d’accordo. I medici svolgono una professione difficile e preziosa, che tra loro ci siano incompetenti e persone disoneste è vero, ma è vero per ogni professione.
Se poi si vuole far nascere il proprio figlio in casa come secoli fa per me si è libere/i di farlo, ma se si verificano complicazioni come si fa? Insomma questa denigrazione a priori della professione medica non mi piace