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Newsletter studenti.it: cerchi lavoro? Segui un corso per diventare prostituta

Da Senza Soste, scritto da Leila Chinapoli, un pezzo che parla di “opportunità” professionali. Non so cosa ne pensiate voi ma io opto per la legalizzazione delle sex workers e in un mondo futuro, bhé si, potrebbero esserci anche dei corsi per insegnare alle donne come svolgere questa professione a partire dalle consapevolezze maturate dalle più esperte, esperte non solo nel mestiere ma anche nella capacità di evitare clienti molesti e violenti, di rivendicare i propri diritti, di difendersi in quella giungla che è il mercato del sesso, di ritagliarsi una nicchia di mercato di un certo tipo piuttosto che di un altro, di adoperare ogni precauzione per prevenire il contagio di malattie sessualmente trasmissibili, modi/segreti/trucchi per vivere, sopravvivere, restare in salute, luoghi di riferimento ai quali rivolgersi (perché ne hanno bisogno anche loro) e via così.

Certo, trovo abbastanza bizzarro che la newsletter dell’università italiana, che non mi pare preveda attualmente un corso di studi e una laurea in meretricio, riporti un annuncio del genere, ma possiamo prenderlo come un segnale di progresso? Dobbiamo intenderlo come un brutto scherzo ai danni di donne, per lo più precarie, che non sanno dove sbattere la testa? Comunque la pensiate, senza che la mia o l’analisi di Leila, assolutamente laiche, debbano istigare alcunché, in primo luogo l’indignazione moralista di donne di centro destra sempre pronte a fare scudo, scandalizzatissime, per bruciare qualche strega di passaggio, vi auguro una buona lettura :

Questa mattina oltre 3 milioni di utenti registrati al famoso portale www.studenti.it hanno ricevuto la tradizionale newsletter settimanale con dritte e consigli su percorsi di studio che maggiormente offrono possibilità di lavoro. Bene, quella di oggi è senz’altro la comunicazione più incredibile che si possa immaginare. O forse no, visti i tempi e la sottocultura che si respira in Italia riguardo alle questioni di genere. Cosa c’entra il genere? Leggete il primo annuncio è dedicato ad un fantastico e vantaggioso corso, che si terrà a Valencia, per apprendere la prestigiosa arte del meretricio. Sì, sì…avete capito bene. Un corso per diventare prostitute professioniste. Basta con l’improvvisazione. Un vero e proprio corso di formazione rivolto a giovani studentesse – questo è il target del portale in questione –  perché si garantisca il diritto alla “scopata professionale” per tutti i maschi del mondo.

E attenzione qua la morale cattolica non c’entra proprio nulla. Si tratta piuttosto di che tipo di messaggi e aspettative siamo in grado di fornire a donne e uomini in generale e nel particolare a studentesse. Come se tutta la spazzatura e gli stereotipi nelle quali le ragazze si trovano a crescere e sopravvivere non bastassero. I redattori del sito web scrivono che si tratta del “curso bàsico de prostituciòn profesional la cui sponsorizzazione sta avvenendo nelle bacheche dell’università di Valencia e in alcuni quotidiani locali.” E da stamani anche su uno dei portali più popolosi di studenti e studentesse in Italia.

Infatti il modo in cui si tratta l’argomento non è assolutamente giornalistico, bensì viene elencato tra le possibilità di lavoro più remunerative ad oggi a disposizione come ben evidenziato dal titolo della sezione “Annunci di lavoro”. Prova ne è che gli annunci che seguono sono dedicati all’apertura dei tirocini per insegnanti e al concorso per 70 infermieri. Il Governo della comunità Valenciana sta prendendo provvedimenti in merito, possiamo fare qualcosa anche noi? O dobbiamo continuare ad essere vilipese in ogni pertugio della nostra esistenza?

Per Senza Soste, Leila Chinapoli

Posted in Corpi, Critica femminista, Pensatoio, Precarietà.


5 Responses

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  1. Gabriele Lenzi says

    Per chi avesse dubbi su aspetti positivi della proposta, invito a riflettere – specie chi è contro ogni segno e forma di “separatismo” di genere – quanto queste iniziative (di qualche sfruttatore locale) non facciano che prevedere e in definitiva recludere noi maschi nel ruolo di eterni clienti di prostitute. Un ruolo quantomeno un po’ stretto, avvilente, di persone che sono costrette a vivere la sessualità come sfogo, al di fuori di una “relazione” con l’altro, anche se sia una relazione di un’ora ma che sia empatica e dialogica, e non per favore una sega nel corpo di un’altra persona. E questo senza voler considerare la dinamica di potere implicita nel ruolo del cliente, a meno che non si voglia dar ragione ai maschi beta e al “potere della seduzione della puttana” (che va bene impugnare con orgoglio nel momento dell’antagonismo, ma non può essere la base di una costruzione nuova, perché implica e restituisce solo i vecchi ruoli patriarcali). Un sapere strutturato che arrivi a chiunque si prostituisca e sia d’aiuto nel difendersi, ce ne fosse, è ovvio che serve perché sono persone in una posizione a rischio, specie dove chi si prostituisce viene criminalizzato. Corsi per avvantaggiare i clienti, per favore no. Gli vogliamo portare anche i pasticcini a questi instancabili operai del patriarcato?

  2. Valentina S. says

    Da questo articolo http://www.lettera43.it/stili-vita/spagna-prostitute-per-crisi_4367550285.htm si evince che chi ha ideato l’accademia è un padrone di bordelli a Valencia, “pappone” si diceva una volta, Brandon Morales, il cui slogan è “Se sei giovane e non trovi un lavoro, diventa prostituta”. Se così è, l’uomo sta in realtà facendosi semplicemente campagna per il reclutamento nei suoi locali, facendosi anche pagare dalle/i futuri dipendenti per la “formazione”. Sono molto scettica sulla possibilità che questa notizia possa essere in alcun modo positiva e condivido invece l’analisi di Leila. E’ evidente la pressione che c’è sulle giovani ragazze a prostituirsi appena c’è odore di crisi economica.. Succede adesso nell’Europa travolta dalla crisi e dalle politiche neoliberiste di austerity, ma succede da tanto nei paesi dell’Europa dell’est, America latina, Sud-est asiatico, ecc.. In fondo chi sono le prime se non le donne a essere espulse dal mercato del lavoro, specie quando si è in tempo di vacche magre? Inoltre, non posso fare a meno di associare questa notizia all’aumento di tasse universitarie e ai tagli che stanno stroncando l’istruzione pubblica in Spagna come in Italia. Non è un caso che l’annuncio sia stato affisso all’università e che la notizia sia stata poi pubblicata da Studenti con un tono insopportabile, tra banalizzazione, strizzatina d’occhio per la notizia “piccante” e sottile insinuazione che questa sia una “scorciatoia” per faticare meno.. Non è certo il primo articolo in tal senso di Studenti e di altri giornali per studenti. Il corriere dell’università tempo fa elogiò la prostituzione delle studentesse, pubblicando anche il decalogo di un certo Brandon Wade, uomo statunitense che sul suo sito di annunci spiega come una “sugar baby” debba soddisfare il suo “sugar daddy”, uomo facoltoso che ha bisogno di sollevarsi dallo stress pagando per una seduta di sesso con una giovane (e squattrinata) studentessa.

  3. Mary says

    Poi quell oche voglio far capire e che non riesco a prendere una posizione visto che l’argomento è delicato, ma è ovvio che la Spagna è molto più avanti dell’Italia e più simile a paesi come Svezia anche se latino e cattolico, questo grazie a politiche a favore del sostegno della parità tra uomo e donna ma anche tra omosessuali ed eterosessuali. Nel senso che ci può arrivare anche l’Italia se iniziasse a fare politiche di genere adeguate, anche se ci vorranno anni per eliminare il maschilismo, infatti anche in paesi civili come la Svezia resta qualche retaggio.

  4. Mary says

    Nel nostro contesto è parecchio brutto, cioè che le donne hanno poco accesso alla vita pubblica anche dopo l’università e si finisce di relegare le donne in soli due ambiti: nelle mura domestiche o a fare le prostitute, tornando alla divisione della donna o santa o puttana.
    Magari poi in Spagna è diverso, ma il fatto che magari abbiano sbagliato il titolo può essere anche un problema del nostro Paese, cioè che qui il “meretricio” viene considerato solo un mestiere da donna.
    Poi sinceramente io non vedo cosa ci sia da imparare nel prostituirsi. il sesso è una cosa naturale che sanno fare tutti e questo sopratutto si insegna con l’esperienza e non con un corso se poi insegnano educazione sessuale, beh quella è una cosa che DEVONO SAPERE TUTTI e non solo chi lavora nel campo del sesso e diffonderlo solo a queste persone sembra l’ennesima distinzione tra sante (quelle ingenue che non devono sapere nulla nemmeno come si prevengono le gravidanze) e “puttane” (quelle smaliziate e informate).
    L’arte dell’amore è una cosa che tutti devono sapere e apprendere non solo per dare piacere all’altro ma anche per stare bene con il proprio corpo. Ci sono una marea di donne in Italia che non sanno nulla del loro corpo e che hanno disfuzioni sessuali e questo è grave perchè è dovuto alla disinformazione.
    Che poi bisogna smettere di avere pregiudizi contro chi sceglie di prostituirsi penso che sia ora di farlo ma spesso la prostituzione in un contesto come il nostro è tutt’altro che una scelta personale, la precarietà e il bisogno spesso ti ci porta.

  5. lafra says

    Aggiungo, avendo letto le molte notizie a tal riguardo uscite in spagna che da nessuna parte il corso si rivolge alle sole donne, pare che il 60% delle persone che abbiano fatto richiesta di partecipare al corso siano infatti uomini. giusto per svincolarci dall’idea che questa notizia sia in qualche modo riferita solo alle donne. al limite è sessista il titolo dell’annuncio che specifica prostitute al femminile.