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Sei ego-distonica o ego-sintonica?

Da Womennews.net:

Il potere di trasformare ogni problema o emozione in una patologia

di Elisabetta Teghil

Nel 1973, l’APA (American psychiatric association) ha tolto dalla lista del DSM (Diagnostic statystic manual) manuale statistico diagnostico delle malattie mentali, l’omosessualità. Nel 2013, verrà pubblicata la quinta versione del Repertorio dei disturbi mentali, cioè il sopracitato DSM, le cui linee guida vengono recepite dalle politiche sanitarie dei paesi occidentali.

L’APA racconta, perché di una favola si tratta, che la ricerca da lei fatta per stilare il DSM è “indipendente”, cioè senza contributi pubblici o privati, “obiettiva”, “non politica” e “senza ideologia”.

Abbiamo detto che la prossima sarà la quinta edizione del DSM. La prima, nel 1952, censiva 106 patologie, quella in vigore elenca 410 disturbi, la prossima ne riporterà 430.

Il DSM è così “apolitico” che tantissimi atteggiamenti che riguardano la militanza vengono ricondotti a forme patologiche.

Il DSM è così “obiettivo” che i malesseri sociali che provocano disturbi vengono omessi a piè pari .

E dice di essere “non ideologico”, ma i trattamenti sono tutti indirizzati a mettere la persona in condizioni di essere competitiva sul mercato e, se non ce la fa nella vita, è perché ha dei disturbi e, peggio per lei, non si vuole curare.

Morale della favola?

L’APA ci racconta che c’è il disturbo di “ipersessualità”, accompagnato dal consiglio di fare sesso tre volte alla settimana, perché, fatto in questo numero e “bene” ( chissà cosa intendono per “bene”), aiuta la persona e/o la coppia….. a essere serena?, a essere felice? a sentirsi a proprio agio? Macchè, a lavorare meglio! Gira e rigira, il destino è sempre quello, ma, già, l’ APA non fa ideologia!

Nel manuale attualmente vigente, ha grande spazio l’iperattività dei bambini. Milioni di bambini americani assumono il Ritalin, prescritto, appunto, contro l’iperattività e la madri sono terrorizzate da una campagna che le colpevolizza se non danno sostegno farmacologico ai loro figli, così i bambini ne diventano dipendenti e il numero di suicidi fra le ragazze e i ragazzi si è impennato enormemente.

Le cifre del ritorno economico delle case farmaceutiche sono da bilancio di uno Stato, solo negli Stati Uniti, gli antidepressivi hanno prodotto nell’ultimo anno trenta miliardi di dollari di profitto. Però l’ APA dice di essere “indipendente” da finanziamenti pubblici e privati.

E’ una strutturazione che si fonda su due principi: mettere un’etichetta sulle manifestazioni comportamentali e tradurre tutto in un grande affare economico.

Così, il disturbo diventa il segnale di un fallimento personale e l’impegno politico è il risultato di un disturbo psicologico.

E, dato che l’APA non è “ideologica”, ci dice che una donna, nella sua vita, non può avere più di due grandi amori, che il lutto va rielaborato in due mesi ma non ci dice che queste affermazioni così dette scientifiche vengono continuamente modificate da manuale a manuale.

Non sarà, mica, che, invece, sono il frutto dei valori dominanti della società e che questi valori sono imposti dalla frazione della società vincente?

Intanto, si riconosce ad una autorità il diritto di etichettare questo o quel comportamento personale, permettendo di trasformare ogni problema o emozione in una patologia che veicola il ruolo degli esperti come giudici delle faccende umane, dimenticando, altresì, che la “devianza” che è il nome che si da a certe violazioni delle regole sociali, poggia su una diagnosi che dipende da categorie socio-culturali e che le idee dominanti son quelle della classe dominante.

Pertanto le persone che rientrano in queste categorie” patologiche” sono quelle che non corrispondono ai valori correnti.

Il ruolo degli esperti è, prima, quello di etichettarle, poi di provvedere al loro recupero, poi al loro reinserimento sociale e, nel caso il recupero non fosse possibile, di sancire la loro esclusione.

La prova è che l’APA, mentre toglieva l’omosessualità dal DSM, inseriva, nella lista delle patologie, il gioco d’azzardo.

Non solo, ma decretava, bontà sua, che c’è una omosessualità ego-sintonica , cioè in sintonia con il proprio ego, ed una omosessualità ego-distonica, che vive male con il proprio ego.

Gettata dalla finestra l’omosessualità come patologia, l’APA faceva rientrare dal portone il viver male con la propria sessualità, quindi anche per gli eterosessuali.

Perciò, paradossalmente, allargava la platea dei patologici che avrebbero dovuto ricorrere alle cure degli esperti.

A conferma c’è l’intenzione dell’APA di togliere il narcisismo dal DSM, perchè sarebbe troppo diffuso.

Ma una “patologia” non dovrebbe essere tale indipendentemente dalla diffusione o meno?

Però, al potere che il ruolo conferisce non si abdica facilmente: e, infatti, il narcisismo viene etichettato come eventuale tratto di una più grave patologia.

I soggetti” devianti”, le cui scelte sono il frutto di una patologia, tendono ad aumentare: alle figure tradizionali se ne aggiungono sempre nuove.

L’ultima frontiera è quella dei dissidenti, di quelli che si ribellano, di quelli che non accettano la normalizzazione sui luoghi di lavoro e la criminalizzazione dei comportamenti personali.

Lo stigma, il marchio che caratterizza il deviante, si proietta, spesso , sul gruppo sociale di appartenenza e provoca,da parte del gruppo stesso la voglia di tirarsi fuori. Chi, sul luogo di lavoro,solleva problemi,diventa poco affidabile ed è isolato dai colleghi.

Ma, lo stigma della devianza, viene usato anche nei confronti di soggetti collettivi, quando la loro opinione o situazione ,non collima con quella vincente.

E’ in questo quadro che nascono teorie come la PAS.

Per battere questa costruzione teorico-pratica non bisogna farsi irretire nei dibattiti degli esperti,anche quando sono ammantati di presunta scientificità.

Se fa male e quanto fa male il vino o le sostanze stupefacenti non può essere oggetto di decisioni sancite altrove e veicolate e imposte dagli esperti, dalle leggi, dalla polizia e dalla magistratura.

I comportamenti, le scelte individuali, gli orientamenti fanno parte del privato e niente e nessuno ne deve invadere il campo.

Per questo, battersi per depatologizzare questo o quel singolo comportamento in campo sessuale e non, è lodevole, ma insufficiente, perchè non intacca il principio dell’insensatezza di una catalogazione dei comportamenti privati, perchè tanti altri rimangono nella lista e tanti altri ne vengono aggiunti.

E questo non è il frutto di una presunta scientificità,così come non lo era la presenza, nella lista, dell’omosessualità, ma è il riflesso delle situazioni culturali e politiche del momento.

E, pertanto, come oggi sono tolti, domani possono essere rimessi.

Il neoliberismo, infatti, forma compiuta ed attuale del capitalismo, che ha distrutto le forme di resistenza organizzate (collettivi, partiti, sindacati….), oggi si accinge ad annullare le ultime resistenze umane attraverso il messaggio che siamo tutte/i malate/i senza saperlo e dobbiamo curarci anche da sane e sani, ottenendo, così, l’allargamento del mercato e il disciplinamento dell’essere umano.

E chi oserà sottrarsi e ribellarsi, sarà perseguita/o duramente.

E, dato che le lotte corporative non pagano mai, non dobbiamo limitarci a chiedere la cancellazione dall’elenco delle patologie di questo o quel comportamento perché è quello che, magari, interessa noi più da vicino, ma dobbiamo rifiutare il sistema classificatorio dei comportamenti umani. Comportamenti , atteggiamenti e disturbi sono il frutto e lo specchio della società in cui viviamo, inclinazioni e preferenze sessuali sono scelte personali.

Sarebbe,quindi, il caso di rifiutare esperti/e, catalogazioni e delega e costruire altro senza avere la pretesa di imporlo a nessuna/o.

dalla mailing list “sommosse”

Posted in Corpi, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio.