Miriam Mafai è stata sicuramente una grande compagna, per carità. Avrà fatto e detto mille cose belle e realizzato lotte importantissime. Tutta la mia gratitudine e la mia ammirazione. Però ai tempi in cui lei faceva quelle cose io non la conoscevo. L’ho conosciuta dopo la manifestazione del 2007 contro la violenza sulle donne per alcune sue dichiarazioni riprese qui e là e per un articolo che tra alcune cose condivisibili comunque si schierava dalla parte delle ministre. Così aveva fatto regalando alla stampa la prima reazione a caldo dopo aver sentito che alcune compagne avevano fatto intendere alle ministre e alle rappresentanti del centro destra che a quella manifestazione non erano gradite. “Violente”, disse, operando una divisione tra buone e cattive, parlando a sproposito di anarchismo come l’ultima delle disinformate funzionali al potere che trovano sempre un’anarchic@ su cui puntare il dito per fare derivare una critica sociale, legittima per carità, ma demonizzante di una pratica femminista altra, tanto lontana dalla lotta armata che pure era l’assillo di questa intellettuale/militante/scrittrice.
Non aveva capito niente, Miriam Mafai, circa il fatto che quella manifestazione si opponeva proprio al pacchetto sicurezza e che a prescindere dalla differenza di pratiche esibite (noi eravamo contro il separatismo e certamente non condividevamo la scritta “un uomo morto non stupra”) era l’opposizione alla dimensione delle donne di potere che usavano la violenza sulle donne per legittimare leggi autoritarie, razziste, liberticide che non accettavamo. Lo avevamo detto con chiarezza che in nostro nome proprio no, non si doveva fare, e quello strano accordo tra ministre di centro sinistra in sintonia bipartisan con prestigiacomo e carfagna e con una televisione che cavalcando la tigre si presentò munita di palco a intervistare le papabili, le ministre, in piena piazza, come se quelle fossero l’anima della manifestazione, distorcendo il significato enorme che aveva avuto e che faceva paura, certo, perché diceva che le donne non volevano farsi strumentalizzare come più in là invece avrebbe fatto l’alleanza del separatismo opportunista il 13 febbraio e poi ancora oggi, quell’accordo tra pezzi “istituzionali” fece intendere chiaramente come in Italia le donne che si ribellano fuori dai partiti, non volendo essere funzionali a niente e a nessuno, vengono censurate e/o criminalizzate. Ma di tutto questo, appunto, Miriam Mafai cosa poteva capirne? Semplicemente si indignò perché queste ragazze giovani non erano delle educande e non avevano bei modi e lì mi venne il dubbio che Miriam Mafai fosse una direttrice di un collegio invece che l’intellettuale di sinistra di cui tutti parlavano.
E poi l’ho conosciuta quando dopo una manifestazione bolognese in cui le compagne si opponevano alla criminalizzazione delle donne che praticano un Ivg realizzata dal candidato pro/life Giuliano Ferrara disse che un pomodoro era come una p38. Ferrara da giorni dava delle assassine alle donne. Lo faceva a reti unificate, da ogni televisione e ogni quotidiano, approfittando del momento per sputare a destra e a manca tutta la misoginia che aveva in corpo e le donne si presentarono ai suoi comizi e qualcuna gli regalò un poco di ortofrutta come nella migliore tradizione dei teatri di strada di fronte al popolo che aveva il diritto di applaudire o far intendere l’orrore di uno spettacolo offensivo. Che c’entra tutto questo con la p38? Lo sa solo Miriam Mafai. Insomma: pomodoro=p38? Questione di punti di vista. Magari chiederlo all’ortolano.
Ecco. Io Miriam Mafai me la ricordo così. Comunque ciao.
Voi di femminismo a sud sarete sicuramente di età inferiore ai 30 anni. Vi ricordo che il mondo esisteva anche prima del 1980…..
condivido!
Ricordo anche un suo articolo “Riaprite quelle case”, banalmente inteso a ripristinare la prostituzione in luogo chiuso e regolamentato dallo stato come usava una volta. Rimasi molto perplessa ma amen, Mafai ha avuto molti meriti nel corso della sua vita, l’ultima fase della vita di molti giornalisti è spesso piuttosto confusa.
Bel post. Onesto. E non nauseantemente celebrativo come tutto quello che ho letto finora. Un pomodoro è un pomodoro. Invece Ferrara è la misoginia fatta a uomo, pardon, pachiderma.