Riceviamo e volentieri condividiamo:
di Stefania Cantatore
Per gli stupratori (di gruppo) il carcere è previsto, ma non obbligatorio
Per le vittime il carcere non è previsto, ma è obbligatorio
La sentenza della Cassazione che ha stabilito la possibilità dell’applicazione di pene alternative per i violentatori che nel 2006 stuprarono in gruppo una dodicenne. Dei tre delinquenti, i due imputabili già all’epoca (avevano 15 e 17 anni), sono oggi dei maggiorenni. Hanno goduto all’epoca dei fatti l’ampia solidarietà cittadina e delle loro famiglie.
La vittima di uno stupro, come tutte le vittime della violenza sessuata, ha bisogno di giustizia; quando la cerca nella sola via legittima per ottenerla, nella maggior parte dei casi, ottiene una sentenza che rispecchia la cultura del paese e la limitatezza di leggi, leggi che non hanno mai messo al centro dell’interesse collettivo la salvezza delle donne.
Un collage di leggi approvate col peso dell’intoccabilità della famiglia, risente di un’ideologia di fondo, ovvero che lo stupro e tutta la gamma dei crimini commessi dagli uomini sulle donne, solo perchè donne, siano reati di scarsa pericolosità sociale.
La legge rappresenta davvero il sentimento, l’interesse e la cultura, viste le pratiche relazionali e sessuali di una buona parte dei parlamentari, che la politica ha imposto al paese grazie al potere che esercita nei media.
Anche in questo contesto le sentenze sono importanti per la vittima. Proprio per sopravvivere alla cultura ostile, la vittima attende da quelle sentenze la prova di poter aspirare ad essere ancora cittadina e libera. Le vittime, tutte, hanno bisogno, per girare la pagina del dolore, di giustizia.
Non è una questione di vendetta, è il bisogno di ascoltare dalle Istituzioni la parola che stabilisca che ciò che le è accaduto è inammissibile, il bisogno di sapere che i complici che giustificano “i bravi ragazzi che hanno sbagliato perchè provocati”, e che l’attendono fuori dall’aula per continuare ad infamarla, avranno una ragione di meno per sentirsi soddisfatti.
Giustizia non significa che i minorenni colpevoli vengano aspramente puniti. Il sistema giudiziario dovrebbe disporre di strumenti rieducativi e socialmente sanzionatori del crimine quanto e più del carcere, per controllare i delinquenti fino e non prima della ragionevole e fondata prova del loro recupero alla convivenza pacifica con l’altro genere.
Far tornare i colpevoli (a scontare una pena?) nelle famiglie che li hanno giustificati, equivale a far tornare un giovane manovale della camorra nell’ambiente familiare che ha coltivato il suo delinquere.
I giudici della Cassazione hanno fatto finta di non sapere che se quei ragazzi “avessero esagerato”, una bambina sarebbe morta. Sembra anche che quei giudici non sappiano che violenti e assassini di donne perchè donne, che scontavano pene alternative in strutture incompetenti adibite, per clientela, a strutture rieducative, sono tornati ad uccidere in corso di pena.
“lo sdegno trasversale” sollevato dalle (poche, perchè sono poche le elette) parlamentari Italiane, sarà forse l’unico provvedimento che la politica prenderà, entro la fine della legislatura. Nella prima, come nella seconda e nella terza Repubblica, salvarsi e salvare dalla violenza sessuata le donne e i loro figli non è affare di Stato.
Se il movimento delle donne dovesse sentirsi sconfitto per ciò che accade nei tribunali, per ciò che si decide nella destinazione dei fondi, distratti dai centri antiviolenza competenti, a luoghi incompetenti e “caritatevoli” , per le trattative nelle politiche occupazionali che impongono la dipendenza economica alle donne, ne avrebbe qualche ragione. Ma dalle sconfitte si può imparare, a patto che lo si voglia.
Per l’UDI di Napoli
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davvero una bella notizia: se stupri in gruppo non c’è l’obbligo di custodia cautelare. Se sei notav e manifesti, invece ti prelevano da casa e ti portano in prigione. Scrivi su un muro una scritta contro il governo e ti si scatena la Digos alle calcagna. Il crimine contro la proprietà delle banche, dello stato e dei suoi servitori è severamente perseguitato. Il crimine contro l’individuo, soprattutto se donna, e ancora di più se straniera, non viene considerato. Chissà quanto bisognerà ancora lottare affinchè le cose cambino.
Zio Effe, il carcere non piace neppure a noi!
Ma questo reato è del 2006. Siamo alla preventiva? Ancora? E in questo caso allora voglio sapere perché la preventiva per uno stupratore di branco non c’è mentre un manifestante di piazza o un immigrato si becca tutta la preventiva fino all’ultimo giorno.
Io forse non conto perchè sono contro il carcere sempre e comunque, però che palle criticare le sentenza senza neanche -palesemente- averle lette.
Se il carcere è una barbarie, il carcere preventivo (cioè l’ingabbiamento degli innocenti) è roba da nazzisti.
Se qualche parruccone dice che, laddove possibile, deve essere permesso prevedere qualche alternativa ad un trattamento disumano, non posso che essere contento.