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Violenza maschile: la verità è catarsi!

http://www.youtube.com/watch?v=i7j7RwUQctY

Orange and Sunshine è un film di Jim Loach, figlio del più noto Ken. Basato su una storia vera, racconta della lotta di una donna, Margaret Humphreys, assistente sociale britannica, che negli anni ottanta scopre una bruttissima storia che coinvolge il governo britannico e quello australiano. 130.000 bambini e bambine vengono deportati da uno stato all’altro, viene detto loro che le madri erano defunte, e così non era, e viene promesso un radioso futuro di arance e sole. Vengono invece consegnati ad aguzzini con la tonaca che li condannano ad una vita di stenti e lavori forzati in cui sono costretti a lavorare senza scarpe, acqua, sotto il sole, o a strofinare pavimenti, a partire dalla tenerissima età, per poi essere condannati a subire abusi di ogni genere da parte di uomini di chiesa che ovviamente avevano tutto l’interesse a tenere per sè la faccenda.

La Humphreys risponde alla richiesta di tantissimi bambini e bambine che diventati adulti vogliono soltanto scoprire dove stanno le loro vere famiglie, vogliono recuperare pezzi della loro identità, e l’assistente sociale dedica a questa ricerca infiniti anni, lasciandosi trascinare in un vortice di emozioni, travolta dal dolore di queste persone che non avevano raccontato ad anima viva quello che avevano patito e alle quali i due governi hanno chiesto scusa solo di recente.

Non so dirvi circa la qualità del film, che comunque a me è piaciuto, però posso rintracciare delle costanti che riconosco per ciò che riguarda ogni lotta che parla di violenze maschili e responsabilità di lobby, più o meno vicine alle istituzioni, siano esse statali o religiose.

C’è che quando si tocca la sofferenza altrui è veramente difficile sottrarsi e rinunciare a tentare di scovare la verità, ovunque essa sia. C’è che ci sono delle persone che contano su di te e che per quanto tu possa essere l’unica persona ad esprimere umanità a fronte di una moltitudine di gente di merda che pensa solo a coprirsi il deretano, tanti negazionisti, tante burocrati che fingono interesse verso il mondo e poi invece compiono azioni inverosimili, l’assenza di responsabilità, l’omertà e la rete di complicità che a più livelli determina una profonda solitudine sociale, uno scollamento tra chi è violato e il suo diritto a sentirsi tale, nonostante questo, appunto, chi lotta resta incredibilmente sola/o.

Sola a tenersi dentro il timore di non riuscire a soddisfare tutte le richieste, a non riuscire a riparare al male che altri hanno ricevuto, a non riuscire a compiere miracoli, a non riuscire a essere tanto coraggiosa quando qualcuno ti minaccia – in vari modi – e ti dice che devi smettere altrimenti te la farà pagare, ti perseguiterà e ti farà sentire sempre come se la tua vita fosse una concessione alla sua magnanima attitudine a stuprarti a rate, come ogni violentatore usa fare con chi viola quel segreto, di lui, merda nella merda, che non vuole guardare se stesso per ciò che è.

C’è che questa vicenda ti fa riflettere sul fatto che il valore catartico di certe conclusioni a volte costituisce più una sorta di appagamento per chi non vive di dolore piuttosto che per chi ne è venuto a conoscenza. Non c’è equilibrio tra chi vuole solo una corrispondenza tra ciò che è vero e ciò che viene detto e chi invece vuole vedere a tutti i costi vincitori e vinti, come in un qualunque volgare film hollywoodiano in cui il bene vince sul bene dove chi ha in mano la regia decide cosa è bene e cosa è male, in assenza di una attenzione alla complessità e in una misura che può capovolgere facilmente lo schema e offrire a chi fa male l’opportunità di dirsi “bene”.

Invece la catarsi è l’occasione di essere se stesse/i, di poter dire “ho subìto violenza” e di poter rivendicare il diritto a sentirsi integre/i nonostante tutto. Ed è questo diritto che nella nostra società manca, ed è per questo che chi lotta affinchè tale diritto sia riconosciuto subisce minacce e ritorsioni. Perché si passa il tempo a discutere dei diritti delle persone abusanti e invece ci si dimentica di chi è abusato/a.

Troppi dibattiti in cui ci si dimentica delle donne violentate o dei bambini abusati. Troppe discussioni in cui si dimentica che l’offesa più grande che si possa fare a chi denuncia di essere stato abusato è quella di essere chiamato “bugiardo”. Eppure eccoli lì i negazionisti che anche in italia hanno i propri rappresentanti, gente che nega di essere violenta e nega a tutti il diritto a percepire la violenza come reale. Dissimulatori, depistatori, pavidi, gente che ha paura di affrontare la verità e continua a nascondersi e scappare. Vigliacchi, in fondo, vigliacchi per davvero.

Sapete cosa? Vi sputiamo addosso, tutti quanti, a voi violenti, pedofili, abusatori, maltrattanti, uomini di merda. E camminiamo insieme a chi non ha timore ad esplorare i propri traumi, e ci faremo carico del dolore come abbiamo sempre fatto, perché il dolore non ci spaventa come non ci spaventa niente. Siete voi terrorizzati di sapere e di capire e di vedere. Siete voi che siete morti e portate morte ovunque andate. Morti. Morte. Siete già sepolti.

Posted in Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio, Vedere.