[Foto da RiotClitShave]
Che sarà mai di noi se essere donne significa soltanto essere oggetti di monopolio attraverso i quali si realizzano forme di oppressione degli esseri umani tutti. Due sedicenni, una bugiarda e l’altra un po’ incinta. Una autorizzata a denunciare una violenza solo se compiuta da persone di etnia rom, al punto da inventare che costoro fossero appartenenti a un gruppo invece che ad un altro, rom invece che italiani, forse, rom invece che persone più vicine, come spesso accade, rom invece che nessuno. L’altra condotta davanti un giudice perché un tale, di nazionalità albanese, l’aveva messa incinta e i genitori di lei non hanno gradito: la gravidanza, il futuro sprecato della vita della figlia, tutto compromesso, la presenza di questo ragazzo, di cui si parla come di un violento, nella vita della figlia.
Due ragazzine, entrambe strumentalizzate, infine, al di là delle loro singole vicende, più o meno devastanti, più o meno complicate, che avrebbero dovuto poter viversi con il rispetto a loro dovuto. Che avrebbero dovuto poter capire ed essere lasciate in pace, con la sola responsabilità dei genitori a discutere del loro futuro, ché se padre e madre capiscono che per una figlia qualcuno sarà dannoso e un figlio potrà essere solo una costrizione, non vedo perché la questione debba diventare di dominio pubblico, chi ha rotto il vincolo della privacy e perché, chi ha deciso che in quella particolare vicenda dovevano metterci becco soggetti esterni, padre, stato, movimento per la vita, che te lo ritrovi in tutte le mutande a sentenziare su cosa è giusto e cosa no come se quella gente fosse qualcosa d’altro rispetto ad una massa di integralisti quale effettivamente è. Ché se dovevano decidere per un si o un no erano affari loro o forse, più semplicemente, avrebbe dovuto scegliere lei senza che si pigiasse il tasto della xenofobia per cui un aborto per compiere una azione di pulizia etnica va bene e uno frutto di libera scelta per embrioni il cui seme non ha nazionalità, perché non ce l’ha a prescindere, invece no. E se la ragazzina doveva denunciare di essersi sentita trascurata o molestata o chissà che, avrebbe dovuto poterlo fare a prescindere da quale fosse la nazionalità dei molestatori.
Due ragazzine strumentalizzate, ciascuna per compiere due operazioni mediatiche e due azioni di un razzismo atroce. La cacciata dell’albanese nel caso della ragazzina incinta e l’incendio di un intero campo rom per “vendicare” il presunto stupro.
Dopodiché la stampa si chiede come mai e finge sorpresa. Ma veramente ci si può sorprendere della sete di linciaggio immorale di gente ignorante e idiota cresciuta a pane e battute razziste contro i rom?
E di tutto quello che a questo proposito poteva essere messo in evidenza naturalmente l’accento va sulle colpe di questa ragazzina, la bugiarda, perché in fondo la colpa di tutto è sempre delle donne, o delle ragazzine, perennemente sole, sempre sbattute al muro, carne da macello, aggredite dall’omertà che tutela stupratori e pezzi di merda, sempre in discussione salvo per santificarle se diventano funzionali alle ragioni del movimento per la vita o di quelle dei razzisti dell’ultima ora.
E naturalmente, appunto, sui quotidiani i titoli non individuano le cause reali dell’incendio al campo rom. Non parlano della furia cieca di gente di merda che approfitterebbe di qualunque pretesto pur di dare fuoco a luoghi in cui ci sono donne, uomini e bambini. Insomma a questo servono le donne in Italia, come corpi di servizio per una fallocrazia che oggi decide se rafforzare lo stereotipo della donna incubatrice a tutti i costi e quello dell’indifesa vittima di mostri stranieri da sbattere in prima pagina o da mandare al rogo, nel 2012, salvo poi crocifiggere quella stessa donna se si scopre che il rogo perde di legittimità.
Non è mai colpa di chi accende il fuoco, di chi odia a tal punto da approfittare di tutto pur di fare male ad altri. Non è mai responsabilità di chi non lascia che una sedicenne abbia rapporti sessuali ben protetta, ché se non ci fosse il movimento per la vita o gente affine a rompere le ovaie e i coglioni con i divieti a pronunciare la parola “profilattico” e a rintracciare una pillola del giorno dopo non ci sarebbero le sedicenni incinte ma solo ragazzine che esplorano i corpi e la sessualità com’è giusto che sia.
Siamo in Italia, l’11 dicembre del 2011, eppure sembra medioevo e medioevo, probabilmente, in effetti, è.
Le donne e le ragazzine sono solo donne e ogni strumentalizzazione in rosa, ogni finta difesa dei corpi delle donne per compiere operazioni di colonizzazione culturale è solo un ulteriore stupro che agisce sulla vita di tutte noi.
Grazie per questo post: il linciaggio mediatico di queste ragazzine, per quanto bugiarde e tonte, mi stava dando la nausea….