Leggiamo questo interessante post di Libera Voler sui diritti, le lotte e le rivendicazioni lgbtiq e non possiamo non condividerlo. Buona Lettura!
Provo a mettere ordine tra pensieri sparsi e stimoli diversi, neanche troppo collegati tra loro.
In questi giorni finalmente si discute di una delibera che parla di registrazione delle unioni di fatto, anche per le coppie omosessuali. Un contratto tra le parti, non un matrimonio, una delibera non ancora approvata dal consiglio comunale, certo, ma quanto meno sembra soffiare una zefola d’aria di civiltà. Non ancora il pieno riconoscimento di eguaglianza di tutti i diritti per gli omosessuali (tra l’altro non basterebbe una delibera Comunale) ma quanto meno un passo avanti rispetto ai centomila indietro che siamo stati costretti a subire in questi ultimi anni. Quindi urrah!
Mentre ancora non ho avuto il tempo di festeggiare una (quasi) vittoria questo pensiero s’intreccia con le ultime letture e gli avvenimenti degli ultimi giorni.
Innanzitutto il gran parlare dei fascisti del terzo millennio. Noi li conosciamo per quel che sono davvero: conosciamo la loro storia, fatta di odio, persecuzioni e campi di concentramento; conosciamo il loro presente di pestaggi e violenze sessuali per redimere le lesbiche. Gli attacchi ai Pride, alla Gay street hanno una chiara matrice ideologica e portano il nome di Svastichella. Eppure mi convinco sempre più che noi sottovalutiamo qual è il progetto di quest’organizzazione. Casapound nel costruire il proprio progetto di fascismo del terzo millennio ha bisogno di noi, lesbiche e gay. Così leggendosi il loro materiale e facendosi un giro tra i loro forum (ahimè non sono un’appassionata del genere, né una masochista, ma sono costretta per motivi di studio) si può notare che con una serie di capriole ideologiche, si esprimono a favore del matrimonio omosessuale.
I gay e le lesbiche possono esistere ma solo all’interno del vincolo matrimoniale, purchè sia eterno, evitando il “cattivo gusto” (cit.). Insomma, noi come individui possiamo anche crepare, abbiamo un solo diritto, quello di provare a fare le persone normali-come-gli-eterosessuali. Per il resto si rimanda al silenzio delle stanze da letto. Inutile dire che questi esseri sub-normali omosessuali non possono coltivare alcuna aspirazione alla genitorialità! Questa posizione tollerante (parola che loro utilizzano proprio per distinguersi da quegli intolleranti con i pregiudizi che si rivendicano l’infame Costituzione!) è da leggersi all’interno della necessità di ricomporre il tessuto nazionalista, senza atteggiamenti da carbonari (i carbonari saremmo noi froci che ci permettiamo di vivere insieme di nascosto senza il il vincolo coniugale). Ricapitolando, come individui non valiamo un cazzo, in coppia almeno siamo meglio degli sporchi negri.
Dunque il matrimonio è qualcosa per cui lottiamo, o qualcosa che ci vogliono concedere? Qualcosa che rivendichiamo con orgoglio, o la prigione in cui vogliono costringerci? Io credo che il nodo giri intorno al tema della visibilità, appunto della rivendicazione e dell’orgoglio. Il Pride è una manifestazione che ogni anno mette in strada centinaia di migliaia di persone, anche qui a Napoli, di cittadine e cittadini che sbattono in piazza il loro orgoglio per reclamare non un mero diritto all’esistenza, ma il diritto ai diritti. E siamo noi che abbiamo attraversato a ritmo di danza queste strade che diamo legittimità e forza alle associazioni che contrattano a nostro nome. Questo non dovremmo dimenticarlo. E quindi, quando a Napoli ci sarà questa delibera dovremmo festeggiarla clamorosamente, scompostamente, indecorosamente, perchè non è la concessione di un sindaco più liberale degli altri, ma il minimo di quello che ancora ci spetta come cittadin@.
Ma non dovremmo festeggiare una sola volta, così come non possiamo rivendicare la nostra visibilità una sola volta all’anno. E qui mi allaccio ad un altro discorso. E da un po’ che sembra essere in crisi il monopolio della socializzazione queer. Ci sono nuovi circuiti di feste, aperitivi ed eventi. Intanto però a questo non corrisponde una maggiore apertura alla socialità lgbit. Aumenta la competizione tra chi ci tira da un alto e dall’altro a suon di consumazioni, ma che respiro abbiamo in spazi che non sono strettamente della nostra comunità? Così come la nostra piazza subisce talmente tanto il clima di imbarbarimento delle relazioni sociali, che a volte le serate organizzate sono più uno spazio da riserva che una libera scelta. Così anche il Primo Dicembre (per chi non lo sapesse Giornata Mondiale per la Lotta all’AIDS) non è come accade in altri paesi un giorno in cui scendiamo nelle strade per informare ed informarci sulla prevenzione, protestare contro i tagli ai servizi sanitari per i/le malat@ e i/le sieropositiv@, ma l’ennesimo giorno in cui veniamo vampirizzati dalla competizione dei vari PR.
Con questo non voglio demonizzare questi eventi, di cui io stessa sono una poco sobria fruitrice, quanto piuttosto invitarci tutte a spronarci reciprocamente a riprenderci il mondo intero. Perchè vediamo riconoscerci il diritto all’esistenza solo se consumiamo e siamo invisibili. Mentre noi creiamo ed amiamo e per farlo abbiamo bisogno di incontrarci, magari per caso, senza darci appuntamento tramite chat, E ALLORA FACCIAMOLO STRANO PER LE STRADE DEL MONDO INTERO ORGOGLIOSAMENTE ANTIFASCIST@!!!