Il 25 novembre è un giorno importante. Vogliamo ricordarlo come la giornata in cui si celebra la mattanza familiare, quella compiuta ai danni delle donne che in famiglia perdono la vita numerose, oltre cento nel 2010 e #129 vittime di violenza maschile in famiglia dall’inizio del 2011 ad oggi. Senza contare il numero spropositato di donne e bambine/i che vengono stuprat*, abusat*, maltrattat*, perseguitat*, picchiat*, ferit*, resi disabil* a vita, da parenti di varia natura, padri, nonni, zii, fratelli, nipoti, con la complicità di donne, e della parentela tutta che se c’è da tutelare una vittima si sceglie sempre, a tutela della sacralità della famiglia, di tutelare l’anonimato dello stupratore, la reputazione del pedofilo, le opportunità del maltrattatore o dell’omicida.
La famiglia è un luogo sacro, senza dubbio, vi si celebra infatti la sacralità dell’omertà, del silenzio, dell’aggressione contro le vittime di abusi, sempre mantenute in stato di soggezione e schiavitù fisica, economica e psicologica.
La famiglia è quel luogo devastante in cui le donne sono costrette a svolgere lavori di cura gratis in sostituzione di uno Stato che non vuole assolvere al dovere di restituire in servizi e strutture i soldi che tutti, donne incluse, paghiamo in tasse.
La famiglia è il luogo in cui si compie il furto di speranze e di futuro a danno di donne che vengono usate come psicofarmaci sociali e vengono tenute in ostaggio ad agevolare la carriera del marito, la salute del nonno, la serenità del padre padrone, le casse delle imprese, l’equilibrio socio/economico dello Stato.
Il welfare in Italia viene stabilito sulla base di una ideologia cattolico/integralista che vuole le donne a casa solo dedite alla riproduzione e alla cura, mai libere di decidere della propria sorte, del proprio futuro, mai libere di vivere la propria sessualità pretendendo di essere informate, mai libere di poter contare sulla garanzia di assistenza e gratuità per questioni inerenti il diritto alla salute. Trovano invece, a partire dai manutentori pro/life, quelli che vogliono avere voce in capitolo su tutto ciò che inizia con il prefisso familia (mediazione familiare e consultori familiari inclusi), migliaia di obiettori di coscienza sul proprio cammino, opposizione alla contraccezione, alla pillola del giorno dopo, alla ru486, al diritto all’aborto gratuito e assistito. Perché per costoro le donne devono comunque sempre e solo partorire, mai godere, e dovranno farlo con dolore.
Il welfare immaginato da costoro toglie alle donne il diritto ad una eguale retribuzione, le pone, assieme agli immigrati e le immigrate, all’ultimo gradino della scala sociale, le obbliga alla dipendenza economica e le costringe a chiedere l’elemosina ogni volta che denunciano la discriminazione subita nei luoghi di lavoro e nella società. Alle donne non viene concesso di poter fruire di asili e servizi e tutto ciò che viene immaginato è una politica sulla conciliazione che ci trova inconciliabili e arrabbiate perché noi non vogliamo conciliare niente. Vogliamo scegliere e avere garanzia che la nostra scelta non debba costituire una “colpa” che ci viene imputata per il resto della vita. Sia essa quella di lavorare e voler investire su noi stesse e la nostra autonomia sia essa quella di essere madri senza che questo debba costituire un vincolo di tipo biologico.
Le donne sono povere, economicamente ai margini della società, viene reso loro impossibile salvarsi la vita quando l’uomo da cui dipendono economicamente non le lascia andare e non si immagina nessuna forma di sostegno, casa e lavoro, per quelle che provano ad allontanarsi da mariti violenti che presto o tardi altrimenti le uccideranno.
Gli uomini non accettano di subire il carico totale della famiglia. Non è più tempo di delegare ruoli a quelli che vengono eletti quali aguzzini del nucleo sociale prescelto da chi vuole mantenere una gerarchia e un ordine incompatibili con il presente.
Gli uomini esigono di poter investire il proprio tempo e la propria vita in egual modo per la gestione delle persone care, i figli, compagne, compagni. Gli uomini non vogliono più alcuna delega o controllo ma vogliono gestire le relazioni in termini di corresponsabilità e dunque supportano le proprie compagne affinché esse abbiano altrettante possibilità di lavoro, di studio e di crescita.
Donne e uomini vogliono la libertà di ridefinire il concetto di famiglia in aggregazioni miste di solidarietà e complicità tra persone etero, gay, lesbiche, trans, perché la famiglia etero è una imposizione dettata da una mentalità omofoba, cattolica e integralista che intende perseguire donne e uomini che non cedono all’obbligo di riproduzione.
Noi, donne, uomini, lesbiche, gay, trans, sex workers, migranti, precarie e precari rifiutiamo il concetto di famiglia inteso come costrizione e obbligo degli esseri umani. Rifiutiamo l’idea di una legislazione che sia realizzata soltanto a rispetto di una idelogia anacronistica che non tiene conto del presente.
Noi vogliamo una società impostata su valori che rispettino la libertà di scelta, gli individui e le individue, a prescindere da ciò che sceglieranno di fare e dalle relazioni che hanno intenzione di sviluppare.
Vogliamo una società in cui la sessualità delle donne e degli uomini non sia mortificat* a vantaggio di una cultura che relega la sessualità a fini esclusivamente riproduttivi. Vogliamo una società in cui il sesso consensuale non sia una “colpa” e in cui donne e uomini abbiano il diritto di porre il proprio piacere tra gli obiettivi da perseguire in ogni relazione e per una migliore qualità della propria vita.
Vogliamo una società in cui nessuno sia complice della violenza contro le donne, sempre più grave, quasi uno sterminio organizzato, in cui dunque si ripensino le relazioni sociali sulla base del diritto di ciascun@ a non essere abusat@.
La violenza su donne e bambin* avviene soprattutto in famiglia ad opera di uomini italiani.
Chiunque nasconda questo dato è responsabile di complicità nello sterminio. Chiunque intende sovrapporre la sacralità della famiglia alla sacralità della vita delle donne e dei/delle bambin* uccis*, abusat*, è complice del massacro.
La violenza su donne e bambin* non è casuale, è una costruzione culturale, è una mentalità, come la mafia, che si serve di negazionismo, banalizzazione, istigazione, si serve di legittimazione sociale, di omertà e complicità per continuare a proliferare.
La famiglia è il primo luogo in cui la violenza avviene. Tutto il resto sono solo parole.
Firmato
Femministe e Disertori
A proposito di violenza sulle donne, raccontate la storia di Adama e aiutate a diffondere l’appello per liberarla!!
http://www.tramaditerre.org/tdt/articles/art_5862.html
…per la giornata di oggi e per sempre, contro la violenza alle donne, Diva Scarlet
http://snd.sc/w08cgx
“Vogliamo una società in cui la sessualità delle donne e degli uomini non sia mortificat* a vantaggio di una cultura che relega la sessualità a fini esclusivamente riproduttivi” sarà che ho 31 anni ma questa realtà io non so neanche cosa sia. Da quando e a chi e perchè viene detto questo? Sono nata nel 1980 questi discorsi non li ho mai sentiti. Forse l’esiguo numero di cattolici praticanti che frequentano gruppi di preghiera può darsi l’abbiano sentita. Ma la maggior parte di coloro che studiano, lavorano, s’informano, vivono questa situazione di precariato vergognosa, penso che non le abbia mai sentite e mai sentirà questi discorsi. Forse ho il privilegio di vivere in una città del nord? Può essere ma vivo in una regione che ha una miseria alle spalle altissima ed è sempre stata roccaforte invalicabile della dc. “Perché per costoro le donne devono comunque sempre e solo partorire, mai godere, e dovranno farlo con dolore.” questa assurda scissione tra gravidanza e “godimento” mi sembra una differenza creata propria dai quegli uomini terribili di cui parla l’articolo. Ma avere una gravidanza per molte donne è un godimento sessuale psichico fisico affettivo. E’ solo un osservazione, condivido che questa violenza assurda verso le donne debba cessare, istruzione servizi e lavoro aiuterebbero, am soprattutto collaborazione e contatto aperto con gli uomini. Si fa un attimo a tornare indietro (e questo si che sarebbe anacronismo) invece che di parlare di quello di cui le donne hanno bisogno oggi; informazione, diritti, accesso lavorativo, consultori funzionanti che forniscano un ampio spettro di servizi gratuiti e seri. Giusto un momento di condivisione. Maddy