Sono qui che tento di mettere assieme alcuni appunti di viaggio su quello che è stato il #femblogcamp o feminist blog camp.
La mailing list di costruzione dell’iniziativa discute tenacemente, come se mai la plenaria si fosse chiusa, sul report che ho postato e che sintetizza i tanti interventi a chiusura di una tre giorni piena di workshop e di meraviglie.
Vi potrei dire di quello che è successo, come l’ho vissuto e in parte lo farò, non smetterò di raccontare, non smetteremo, ma per ora mi limito, in attesa del montaggio delle immagini che ho raccolto, a segnalarvi i tanti post che parlano di quello che è successo dove la voce unanime, a prescindere dalle differenze, è che è stato fantastico incontrarsi.
Io vi dirò soltanto (e non è poco), in una prosecuzione del mio diario di bordo, che il feminist blog camp è stata una esperienza umana oltreché politica incantevole, che adoro le persone che fanno parte del collettivo femminismo a sud, che quell* che non c’erano ci sono mancat* ed erano comunque presenti perché sono stati citat* mille volte, che l’Askatasuna ha sorrisi e disponibilità e calore e se il valore dei luoghi lo capisci da come condivide tempo, energia, spazi, allora ha un enorme valore, che le anime che popolano quel luogo sono ricche e intelligenti e che il senso di responsabilità nel costruire e fare scelte politiche lo vedi nel momento in cui c’è chi partecipa a due turni di cucina uno dietro l’altro perché quello che avviene è importante o lo vedi a partire da chi ti collabora per tutto il tempo sul piano tecnico e poi si vive anche la plenaria perché quanto è avvenuto è stato qualcosa di serio e il contributo dato ha segnato una linea di passaggio nella maniera di militare in rete, tra donne, uomini, persone che vogliono parlare di se’ senza dipendere da chi mistifica ogni notizia e ogni racconto descrivendoci, alla meglio, come tanti e tante sovversiv*.
Che le compagne di Sguardi Sui Generis hanno sorrisi che sono pura poesia e non si possono dimenticare la cura dei dettagli, le attenzioni, le coccole, la preoccupazione che tutt* stessero al caldo, e la legna, e il tepore, e gli sguardi rassicuranti e quella domanda ricorrente “va tutto bene?”, si si, Ilaria, Valentine, Chiara, Daniela, tutte, va tutto benissimo e siete state ospiti più che perfette.
Vi dirò che senza la cioccolata modicana femminista della cooperativa Quetzal le merende non avrebbero avuto lo stesso sapore e che in quelle stanze tra una malafemmina e una fikasicula, una strega e una panzallaria, una malapecora e una dumbles, una mujeres libres e una quellechenoncistanno, una ribellula e una ladyfest, disertori e femministe, e molte altre soggettività, si respirava aria di condivisione, di progetti, di lotta, di speranze, di sogni e di futuro.
Che ho vissuto una iniziativa in cui le differenze non sono state a sovradeterminarsi, non c’era nessuno a mettere cappelli, che era una roba a levare invece che aggiungere, che io toglievo dai comunicati che l’idea era stata – ma anche no 🙂 – di fem a sud e sguardi sui generis lo ripiazzava, che io dicevo che loro erano fantastiche e loro dicevano che no, che tutte le persone che partecipavano meritavano considerazione e tutte umilmente dicevano che davano solo un contributo ad una lotta comune, che i giornalisti volevano i nomi di grido e i nomi di grido volevano stare tra tutti e tutte per lavorare insieme.
E ancora abbiamo dovuto spiegare una cosa che abbiamo detto mille volte, e lo abbiamo ridetto solo perché a chiedercelo è stata una compagna che veniva da lontano e che voleva seriamente sapere come potesse sopravvivere un progetto come il nostro, femminismo a sud, in cui ci sono mille anime e coesistono mille diversità, dove ogni presenza conta tanto e si mette a servizio di una idea comune che innanzitutto è la tutela di spazi che consentano l’espressione delle diversità, senza censure, senza polemiche cancerogene che obbligherebbero ad assumere posizione in un senso o in un altro, nella consapevolezza che siamo tutt* parte di contesti parziali e che abbiamo visioni parziali e che insieme facciamo guerrilla comunicativa sostenendoci gli uni e le altre, rivendicando autonomia e prendendoci la libertà di dire quello che vogliamo e di esprimere anche posizioni diversissime senza che questo possa costituire tra noi e per noi un limite alla nostra coesistenza.
Veniamo tutt* più o meno da analisi approfondite sugli autoritarismi all’interno di gruppi strutturati e destrutturati e non ci interessa per niente omologarci e appiattirci su posizioni identiche. Il nostro dibattito interno è sempre stato ricco e lo vediamo dalle scelte di ogni giorno, che ci completano e ci contaminano reciprocamente senza forzature, e allora vi devo anche dire che questo tempo passato a Torino, dopo lungo dibattito sulla mailing list di femminismo a sud e tanti contributi ed intelligenza che hanno pervaso per anni i nostri spazi, ha determinato un cambiamento: ho cambiato idea, ho smesso di mangiare carne, poi pesce, sono diventata vegetariana e se ci riesco vorrei rinunciare anche ai derivati ed è una mia scelta e non una imposizione, ché mai la componente antispecista del nostro collettivo ha urlato, bestemmiato, costretto, mortificato, insultato nessun@.
Volevo dire che Torino è una tappa, un inizio e che attraversa cose nostre, cose fuori da noi, cose che ci riguardano, lotte fatte e da fare, nuove relazioni, vecchie amiche riviste dopo tanto tempo, corpi che si sono toccati, visi che ci sono incrociati, respiri, carne, gratitudine reciproca per lo scambio di meraviglia del quale abbiamo fruito tutt*, che ci ha reso più forti, meno sol*, più convint* che quello che stiamo facendo è utile, che serve, che è la strada giusta da seguire, che abbiamo una intuizione che va coltivata e un progetto che deve andare avanti, perché noi siamo l’utopia, il futuro, la vita stessa e quello che ci sta attorno è muffa, cadaveri che muovono le labbra e dicono di rappresentarci, medioevo, esseri che hanno venduto l’anima al diavolo per una briciola di potere che cercano vergini da sacrificare sull’altare della propria ricchezza.
Vorrei dirvi che vedere arrivare donne dalla francia, dalla germania, da salerno e da bari, è il mio personale sogno di scambio di culture che attraverso la tecnologia supera le distanze e favorisce una comunicazione che non resta relegata ad ambiti provinciali. E dirvi che tornare a casa con una borsa piena di ricordi, immagini, cioccolata modicana femminista e sciarpe mai messe perché in fondo faceva un gran caldo dato che ci hanno scaldato cuore, vita e cervello, e i nomi delle persone incontrate, dei nuovi affetti che restano con te e che sono roba mia, mi appartiene, la voglio a casa mia, fanno parte della mia vita, perché voglio dare anch’io calore e intensità e cucinare per loro tanti dolci siciliani e pietanze gustose, tutte vegetariane, e poi riempirl* di coccole e tracciare un cammino che segni la differenza perché la nostra ambizione è fare storia ché di raccontare quella degli altri che nega sempre la nostra esistenza ne abbiamo abbastanza, che vivere di tutto ciò è l’intenzione segnata nell’agenda.
Vorrei dirvi che tutte le chiacchiere successive, gli scambi in rete, la vita attraverso i bit, hanno un sapore diverso e che il cyberstalking raccontato e vissuto assieme è sostanzialmente una cazzata dato che da sol* siamo fragili ma insieme siamo potenti.
Vorrei dirvi che il futuro è roba nostra, che costruirlo è una cosa splendida e che tanta passione, anche nella lista del femblogcamp, nel progettare e pensare a cosa è stato e cosa sarà domani, è sangue che scorre nelle nostre vene e non potrei, non potremmo farne a meno.
Che il segnale attivato al #femblogcamp non deve fermarsi, che ci siano mille piccoli e grandi femblogcamp, mille luoghi di condivisione e trasmissione del sapere ovunque, in ogni città, ogni gruppo condivida ora saperi con le persone con cui vive la propria esperienza politica dentro e fuori la rete.
Vorrei dire che mai come oggi sono più che mai convinta che la lotta delle femministe e dei disertori deve andare di pari passo perché abbiamo bisogno gli uni delle altre e poi vorrei mandare un grande abbraccio alla piccola creatura di Slavina che ha attraversato il #femblogcamp con la leggerezza che è d’obbligo per una bambina e quella leggerezza ha contagiato anche noi, perché vederla dormire in braccio alla mamma durante la plenaria ci dà la misura di quanto sia stat@ lieve e bello quanto abbiamo vissuto anche noi.
Vorrei dire ancora tante cose, e le dirò e mi riservo considerazioni politiche in un altro momento ma intanto vi consegno cose zuccherose ché ancora sono piena della cioccolata che mi hanno riservato compagni e compagne del collettivo femminismo a sud e per quanto acidume e veleno sparso esista al mondo non mi riesce proprio di farmi distogliere da tutte le cose belle che ho vissuto e sto vivendo.
Ma per finire, il personale è politico, e dunque, questo è già un post che parla di politica e come abbiamo detto nel primo workshop di apertura del #femblogcamp, con fabbiani/vaccari, il blogging che generalizza non ci somiglia perché a noi piace cominciare le frasi parlando di personal/politico, ci piacciono i gattini e i ricami che graficamente disegnano un blog e della modalità virile che generalizza i contenuti universalizzandoli ce ne freghiamo. 🙂
La lotta è amore e sta tutto nei racconti che vi elencherò.
Per chi si è pers@ i workshop trovate alcuni audio/video in parte QUI, QUI, QUI, QUI.
Prime valutazioni di Sguardi sui Generis
Il report sul femblogcamp di ArpaRita
Un resoconto di Chiara Sunrise
Donne Migranti, che non è riuscita a venire, ma che comunque dice cose che ci riguardano
Il report di quella che diventa la più giovane autrice di femminismo a sud 🙂
Ancora da Clusterbombs sul progetto malafemmina
Report di Non è un paese per Donne
Report da Il Cielo è sempre più Blu
Il report di Giulia, una delle donne che compongono il blog Un altro Genere di Comunicazione
Il report di Francesca Sanzo (Donne Pensanti)
Il report di Femminile plurale
Panzallaria, Francesca Sanzo, e il compleanno vissuto con noi al femblogcamp
La prima proposta per fare rete e sorellanza in rete da Francesca Sanzo, un hashtag per i femminismi
#femblogcamp: a mezzo metro da terra!
… continuano ad arrivare report e dunque aggiorneremo 🙂
per ora buona serata.