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Al Cie di Bologna tre donne picchiate per aver protestato

Da Fortress Europe:

Donne in rivolta al centro di identificazione e espulsione (Cie) di via Mattei, a Bologna. Protestano contro la nuova legge che ha esteso a 18 mesi il limite massimo della detenzione nei Cie. La protesta sarebbe iniziata da uno sciopero della fame indetto all’ora di pranzo, quando un gruppo di nigeriane avrebbe rifiutato il cibo chiedendo la libertà. Per reprimere le proteste – pare che siano anche stati incendiati dei materassi – una quindicina di agenti delle forze dell’ordine hanno fatto irruzione nell’area femminile del Cie. Negli scontri sarebbero rimaste ferite tre recluse. Una ragazza marocchina, colpita da una manganellata alla mano, una cinese colpita alla gamba, e una nigeriana che sarebbe quella ad aver ricevuto più percosse. La cinese e la marocchina sono state medicate in infermeria. Mentre la ragazza nigeriana, Suzan, è stata portata via dal Cie. Non si capisce ancora se l’hanno trasferita in ospedale per un ricovero o se invece l’abbiano portata in questura per l’arresto. Alle tre del pomeriggio, quando abbiamo avuto la notizia, le ragazze del Cie erano ancora sotto shock per l’aggressione fisica effettuata ai loro danni dagli agenti, e gridavano chiedendo aiuto. La Misericordia di Modena, che gestisce il Cie di Bologna, ha smentito che vi siano state violenze. Tuttavia non sarebbe la prima volta che agenti delle forze dell’ordine alzano il manganello contro le recluse. Era già successo al Cie di Roma, e avevamo pubblicato su Fortress Europe le foto degli ematomi sul corpo di una reclusa tunisina. Comunque che al femminile del Cie di Bologna la tensione stava salendo lo si era capito da un pezzo, almeno dallo scorso 20 luglio, quando le ragazze avevano bruciato l’area dove erano recluse. Già il 23 luglio la parlamentare Zampa e l’avvocato Ballerini, dopo aver visitato il Cie, avevano esposto i problemi delle ragazze recluse. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’approvazione della legge sui rimpatri. Tra le recluse del Cie di Bologna infatti ben 6 hanno già ricevuto la proroga a 8 mesi.

Si tratta di 4 nigeriane, una russa e una marocchina. Per sei mesi hanno atteso il giorno della propria liberazione, salvo poi scoprire che con la nuova legge dovranno farsi 18 mesi in gabbia. Tutte vivevano da anni in Italia. Tra loro ci sono anche alcune ragazze vittime di tratta e del racket della prostituzione, trafficate dalla mafia nigeriana che controlla il mercato del sesso in Italia. Oppure ragazze madri. Come il caso di una nigeriana di Prato, rinchiusa al Cie da poco più di un mese. Il prossimo 4 settembre suo figlio festeggerà il primo compleanno. E lei non potrà essere con lui per soffiare sulle candeline. A badare a lui ci sta pensando un’amica. Il padre è sparito da prima che nascesse. E a finire di distruggere la famiglia ci pensa l’autorità costituita. Basta un permesso di soggiorno scaduto. Si chiama violenza istituzionale. E fa ancora più male delle manganellate.

Di seguito riportiamo la versione dei fatti secondo la Questura di Bologna. Da un lato apprendiamo che la rivolta ha visto un vero e proprio scontro tra le recluse e le forze dell’ordine. Dall’altro rimane ignara la dinamica dei fatti e soprattutto viene completamente censurata la notizia delle tre ragazze picchiate dagli agenti durante gli scontri. Ad ogni modo avranno modo di verificare gli avvocati e il consigliere regionale che per domani mattina alle 11:00 hanno annunciato una visita di ispezione al Cie bolognese.



IMMIGRAZIONE: DONNE IN RIVOLTA,DUE ORE DI CAOS A CIE BOLOGNA (ANSA) – BOLOGNA, 24 AGO – Materassi incendiati, tavoli e sedie rotte, bottiglie piene di urina e altri oggetti lanciati contro le forze dell’ordine. È successo durante l’ennesima ‘rivoltà al Cie di via Mattei a Bologna, il centro di identificazione ed espulsione per clandestini. La protesta, avvenuta nel primo pomeriggio, è stata tutta ‘al femminilè e ha coinvolto una ventina di donne trattenute nella struttura, che hanno cominciato un’azione di disturbo mentre erano in mensa per il pranzo. Secondo la ricostruzione della Questura, la protesta sarebbe stata inizialmente verbale e diretta contro altre donne presenti nella stanza – sia altre straniere, sia componenti del personale della società ‘Misericordià che gestisce il Cie – per farle uscire dalla mensa. Poi gli animi si sono scaldati e sono cominciati a volare tavoli e sedie, anche contro la polizia cui, poco dopo, è stato chiesto di intervenire. Gli agenti sono stati anche colpiti con lanci di bottiglie di plastica piene di urina e altre suppellettili, e alcuni hanno riportato contusioni. Nel frattempo, altre donne che dalla mensa si erano spostate nella zona dormitorio hanno incendiato i materassi nelle loro stanze e sono così dovuti intervenire anche i vigili del fuoco. Dopo un paio d’ore di parapiglia la situazione è tornata alla calma. Sono in corso accertamenti per quantificare i danni e verificare le responsabilità delle persone coinvolte. (ANSA)


IMMIGRAZIONE: DONNE IN RIVOLTA,DUE ORE DI CAOS A CIE BOLOGNA (2) (ANSA) – BOLOGNA, 24 AGO – Tra le forze dell’ordine si sono poi contati almeno otto contusi, medicati in ospedale dopo il lancio di oggetti. La questura ha escluso invece che ci siano stati feriti fra le donne che hanno inscenato la protesta: un contatto c’è stato, ma senza manganellate. Questa ricostruzione sarebbe confermata anche dai responsabili della Misericordia, che gestisce la struttura. I fatti saranno segnalati alla Procura, per eventuali provvedimenti.

Posted in Anticlero/Antifa, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


One Response

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  1. Mary says

    Che vergogna…è vergognoso che le vittime di tratta passino come colpevoli e subiscano altra violenza…e poi mi chiedo come fa il governo e la società a stupirsi quando in arabia saudita una vititma di stupro viene picchiata se anche da noi le donne vittime di violenza passano per colpevoli?

    In un paese civile le avrebbero messe in un centro antiviolenza e le avrebbero tutelate, ma l’italia non è nè un paese per stranieri nè per donne.