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I quattro riti di passaggio delle donne e la pipì del cane

http://images.milano.corriereobjects.it/gallery/Milano/2010/05_Maggio/katheuda/1/img_1/kat_07_672-458_resize.jpg

Mat (grazie!) ci segnala questa “performance” di donne ridotte a ciclo mestruale, moglie, madre e lutto (e comunque sdraiate e immobili).

Altro non è se non l’ennesima rappresentazione della donna appiattita sui suoi ruoli sociali.

Il Corriere parla di quattro “belle addormentate” in città. La performance è stata organizzata da Laboratorio Alchemico e dal Comune di Milano, quello della vecchia gestione, e rappresenta una ritualità dal valore simbolico presentata con i colori dei quattro abiti delle donne dormienti.

Rosso (primo ciclo mestruale/menarca/maturità sessuale), bianco (unione coniugale), verde (gravidanza/parto) e nero (lutto).

Secondo il sito di chi ha realizzato questa performance teatrale si tratterebbe dei vari status sociali che sanciscono il passaggio da uno stadio esistenziale all’altro. Avrebbero inoltre scelto di “rappresentare figure femminili per ovvia sintonia e perché la donna si trova ad affrontare fenomeni affascinanti nel corso della propria vita, primo fra tutti la gravidanza.

Affezionate all’idea parlano anche di matrimonio come “rito di passaggio” che garantirebbe “un riconoscimento pubblico“.

Chiedo sinceramente quanto sia costato al comune di milano il patrocinio di questa genialata. Mi piacerebbe sapere poi in cosa consiste la sintonia che le attrici trovano nei ruoli sociali imposti che reinterpretano in chiave passiva e dormiente.

Quello che ci vedo io? Donne che non scelgono, che interpretano passivamente ruoli e convenzioni sociali. Donne che oltretutto vengono caricate della responsabilità di rendere significante una suddivisione patriarcale dei ritmi di vita di una donna. Sarebbe interessante capire cosa ci fanno queste attrici sdraiate per terra se quello cui ambiscono è il fascino di una gravidanza o il riconoscimento pubblico attraverso il matrimonio. Si tengono occupate prima di arrivare al proprio momento culminante?

Le donne dunque sarebbero questo? Tutto qui? Invisibilità fino alle mestruazioni, candide come gigli in attesa di essere insignite di uno status, sesso solo finalizzato alla riproduzione, strafelici di arrivare alla gravidanza considerandolo il momento culminante e poi cadaveri, morte, dopo aver espletato questo po’ po’ di cose significative nella vita?

E i quattro cicli della vita di un uomo, maschio, etero, dato che qui non si immagina minimamente che le donne possano scegliere altro se non l’uomo che le premia con quello status di stampo ottocentesco, quali sono? Prima polluzione, festa del celibato con spogliarellista, celebrazione del ruolo di pater familias e viagra?

Doveste decidere di interpretare anche il sesso maschile bisogna che invertiate un po’ i colori. Bianco, rosso, nero e azzurro. E dubito che gli uomini potrebbero mai essere interpretati come oggetti stanchi sdraiati in qualche posto. Normalmente quel genere di uomini viene descritto come un branco di individui dalle scelte avventurose quindi potrebbero essere esposti mentre si arrampicano da qualche parte. Uno lo vedrei bene attaccato ad un palazzo di Milano due.

Posso fare una  critica artistico/femminista?

Io avrei visto bene, su quei corpi vegetali, defunti in vita, il passaggio (simbolico s’intende) di un cane che fa la piscia. Starebbe a significare che le donne, qualunque sia il ciclo (produttivo/riproduttivo) che sono costrette a intepretare, persino a sublimare in recite on the street, se stanno ferme, se non scelgono, se non si muovono, se non rimettono in discussione i ruoli imposti e non respirano, vivono, sveglie, a occhi apertissimi, mica come quelle delle favole speranzose che i principi azzurri vadano a salvarle (razza di stalkers che non le lasciano in pace neppure quando dormono), diventano soltanto degli elementi “naturali” sui quali il mondo può tranquillamente dare sfogo ai propri bisogni fisiologici.

Ecco si: Donna distesa, cane che fa la piscia e donna che si rialza e sbraita ed è finalmente viva, magari simbolicamente può togliersi quegli abiti e può rimetterne altri a fantasia, che la nostra vita piena di colori è tanto più bella.

http://www.informatrieste.eu/blog/upload/cane_pipi.jpg

Posted in Pensatoio, Satira.


2 Responses

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  1. Irene says

    Ma che tristezza (e pochezza intellettuale). Quando ho cominciato a leggere pensavo fosse una performance ironica o di denuncia, quando mi sono accorta che non scherzavano sono rimasta di sasso.

  2. Mary says

    Hai pienamente ragione, che vergogna!