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Si, sono una puttana – il dibattito!

[L’immagine è tratta dal blog di Clementine Cannibal, autrice del post di cui si parla]

Il post Si, sono una puttana! che abbiamo pubblicato ieri ha appassionato molto la nostra mailing list.

Il suo linguaggio schietto, i contenuti taglienti e sinceri, il dolore ed il riscatto dal dolore che fanno di una vittima una donna potente hanno aperto alcuni interrogativi a cui ognun* ha cercato di dare la sua interpetazione.

Dopo un rapido e serrato scambio di mail la traduzione è stata pubblicata; qualche dubbio è sorto sulla traduzione dei termini femme, queer, dyke e dovremmo chiederci anche come mai in italiano non abbiamo trovato i termini corrispettivi.

I primi riscontri nella lista sono stati positivi.

Anna commenta:
“Voglio esprimere la mia solidarietà e simpatia e partecipazione e identificazione e ammirazione per costei. Ovunque tu sia: potessi pubblicherei le tue parole, le diffonderei il più possibile, femminismoASud grazie grazie grazie di esistere. Come dice il cantante di dignità autonome di prostituzione (spettacolo spettacoloso di melchionna): e so puttana sì, e so puttana!”

H2O ci scrive le sue perplessità:
“lo trovo un pezzo la cui lettura richiede di sicuro un certo stomaco. credo sia un mio limite, ma tutta la parte che c’è prima di ‘perché il poliziotto…’ non fa per me. e non per un eccesso di schizzinosità, solo che mi fa del male. capisco il riappropriarsi del linguaggio, capisco lo scendere al livello di chi queste cose le pensa per davvero, ma se vi va, mi piacerebbe anche capire se ci sono altro motivi per cui vi ha colpito. grazie.”

lorenzo risponde:
“Mi ha colpito perché l’ho trovato un modo molto condivisibile di resistere e reagire. C’è la riappropriazione del corpo e del linguaggio, due gesti rivoluzionari come pochi altri. E senza nessuna delle violenze subite – altra rarità.
Il linguaggio, in alcune parti, non è piaciuto neanche a me. Ma sono un fenomenologo olista, e valuto il tutto più della somma delle sue parti. In questo caso credo che il complesso non è violento né irriproducibile come alcune delle sue parti.”

lafra invece aggiunge:
“ciao H2O, ti va di spiegare un po meglio che intendi quando dici che la lettura di questo pezzo ti fa del male?
da parte mia, la leggo come un riscatto dal dolore, dalla passività dell’essere vittima di violenza.
secondo me le due parti del brano, come le hai divise te, ed effettivamente il passaggio si avverte li (prima e dopo il poliziotto
per capirsi), non possono essere scisse: il pugno allo stomaco serve per identificarsi,perché quello che lei dice elencando le violenze e la sua rivendicazione di se stessa da cui scaturiscono nuove violenze, ci fanno entrare in empatia con lei, o almeno a me fa questo effetto. quello che ha provato lei l’ho provato anch’io. anche a me piacciono o faccio cose che la “gente” mi sputerebbe addosso e anche a me hanno dato della puttana: parenti, sconosciuti per strada, ex ragazzi. me lo hanno
detto scandendo bene le parole o me lo hanno solo fatto intendere. nella seconda parte si passa al discorso collettivo, non importa quello che fai, come ti vesti, i tuoi gusti, quando a qualcuno sarà utile umiliarti o abusare di te ti daranno della puttana e allora ti avranno messo con le spalle al muro: la gente penserà che effettivamente potevi vestirti diversamente, non uscire la sera, non bere a quella festa, e via via a sezionare ogni tuo respiro per capire dove TU hai sbagliato per finire violentata. e se te credi a questo meccanismo finirai per sprecare le tue energie a difenderti dall’accusa invece che dalla violenza. dire si sono una puttana! è spezzare il giochino. se io non devo difendermi da questa accusa, perché non ne ho paura e non temo la stigmatizzazione che mi crea, nessuno potrà farmi stare zitta dicendomi e consigliandomi dove ho sbagliato. perché io so di non aver sbagliato. e quindi se mi violenti ti denuncio! ecc. ecc.”

H2O risponde:
“grazie a Lorenzo e LaFra per aver raccolto il mio sos. ho provato a scavare un po’ piu’ a fondo nella mia reazione a questo pezzo. credo che parte del problema per me è che il linguaggio pugni-nello-stomaco della prima parte mi trasmette la violenza in modo quasi tangibile. E se voglio stare dalla sua parte, e continuare a leggere quel che mi sta dicendo, mi costringe a ‘subire’ passivamente tutte quelle parole e azioni che ci stanno dietro. E questo non sarebbe effettivamente necessario visto che la mia attenzione ce l’aveva già, ancora prima di inziare a scazzottare.

Anzi, nel mio caso mi costringe a saltare molte frasi e cercare se c’è una parte diretta a a me. Questo per dire che per poter arrivare alla parte del messaggio che mi interessa, quella che posso ritrasmettere, su cui posso intervenire, sono prima costretta ad ‘assistere’ alle umiliazioni, le violenze di cui mi parla. Che sono cose che non ho bisogno di capire meglio, perché le capisco già. Non ho bisogno di immedesimarmi per stare dalla sua parte. Quindi mi chiedo se la prima parte sia invece stata scritta in un certo linguaggio per parlare (agganciare, scendere al livello ecc) di chi quel linguaggio lo usa, o ragiona in quei termini, per cercare di entrare in quei pensieri di prevaricazione e poi cambiarli da dentro rivelando quelle che sono le reazioni reali di una donna che viene apostrofata in quel modo.

Ma se questo è l’intento, allora l’opera è ancora a mezza strada, e forse la destinataria non sono veramente io. O forse il pezzo è incongruente perché è stato scritto per due pubblici molto diversi che si incontrano più o meno all’altezza della frase del poliziotto. Solo che il pubblico che la vuole sostenere, che è già in partenza interessato a sentire quel che ha da dire viene ‘costretto’ ad assistere alla violenza della prima parte. E magari il pubblico della prima parte, esaurita la pioggia di cazzotti, non è detto che colga molto altro.”

Interviene Viviana:
“Personalmente ho amato tutto di questo post e amo le donne che lo hanno tradotto… siete meravigliosamente meravigliose.
Per quanto riguarda il linguaggio credo che il testo non sia stato scritto per un tipo di lettore, ma per chiunque capiti su quel blog. Chiunque, uomo o donna, può leggerlo e apprezzarlo o meno. La prima parte è stata esplosiva, mi ci sono ritrovata moltissimo perchè quelle espressioni sono mie, mi appartengono e secondo me è ora che ce le riprendiamo. Le espressioni o le singole parole non posso essere stigmatizzate perchè qualcun’altro ne ha dato una versione negativa, ma anzi bisognerebbe decostruirne il messaggio e riproporle con un altro. Vedete l’esempio della parola vittima: nel linguaggio comune ha un significato che ispira passività e protezione… ma nel femminismo la vittima è tutt’altro che passiva, si ribella, si incazza, decide di porre fine alla violenza… nei centri antiviolenza ho capito una cosa, le vittime si salvano da sole, perchè sono loro ad andare al centro e sempre loro a decidere di denunciare. Il centro offre loro solo gli strumenti e l’appoggio, fondamentali, ma che senza la volontà della donna sono nulli. Lo stesso si può dire delle altre parole come puttana, dildo, culo, sborra ed ecc… tutte parole che io trovo quasi poetiche (ti consiglio di leggere Luminal di Isabella Santacroce e capirai quanto può essere poetico un linguaggio che va dritto allo stomaco… per me è stato amore alla prima lettura ^^)
Comunque sono d’accordo con Feminoska, questo è un urlo di rabbia e di sorellanza e quando si urla, quando è la pancia a comandare, o la vagina, non si può essere politically correct… se lo fosse stata mi sarebbe parso un testo falsa, asettico e anonimo. Ma questo è il mio modestissimo parere =D

vi amo tutte e tutti… e grazie ancora per la traduzione, se non ci foste state mi sarei persa una perla di post”

Anche Feminoska risponde alla domanda di H2O:
“A me il pezzo è piaciuto subito, di pancia, per questo l’ho tradotto di corsa.
E’ forte, ma non è così distante come si potrebbe pensare dall’esperienza di una donna qualsiasi.
Qualcuna delle cose descritte è capitata ad ognuna di noi, ne sono certa. Anche più di una per quanto mi riguarda, anche se purtroppo nessun uomo finora si è fatto scopare da me con un dildo (poiché la maggior parte dei maschi così attratti dal culo femminile  – che vorrebbero attraversare con la delicatezza di uno shuttle  – professano per il proprio santo buco l’adagio popolare ‘due ani due misure’ e anche alla più piccola estremità di un dito gridano all’impalatrice… :-D)
E di tutte le cose che non ho sperimentato sulla mia pelle – e per fortuna ho scampato le più brutali – non posso non essere consapevole di quante là fuori le hanno subite…e sentire per loro, subito, un’empatia assoluta, e voler dire loro che, come dice il pezzo per me più emozionante, se anche solo di una di noi qualcuno osa dire che ‘se l’è cercata’ allora siamo davvero tutte puttane.
Questo pezzo per me è un grido d’amore e di sorellanza.”

Dopo l’intervento di Feminoska si è aperta una parentesi sulla questione sessualità e uomini che non vogliono misteriosamente beneficiare dell’utilizzo di dildi:

Drew su questo argomento afferma:
“Questo e’ a poco a poco sempre meno vero in molti paesi del mondo (come tante altre cose che riguardano genere e sessualita’) ma ancora molto vero in Italia. La lentezza paludosa di questa nazione e di questa cultura e’ esasperante.  🙁 “.

lafra aggiunge al pensiero di Drew:
“immagino che molto sia legato ad una cultura omofoba e ad una scarsa conoscenza del proprio corpo”

e rispondendo a Feminoska:
“fortunatamente i masculi desiderosi di dildo ogni tanto si trovano, pochini pochini in realtà ma sono quelli con cui davvero è
bello stare insieme: è più divertente, c’è rispetto reciproco e voglia di sperimentare.
se qualcun* ha voglia di provare ma non sa da dove iniziare anche solo a parlarne con il lui in questione consiglio un video un po buffo ma utile di Tristan Taormino “Expert guide to anal for men” buffo perché Tristan fa la maestrina con gli occhialini, stile molto didattico però utile perché spiega bene come usare le protezioni i tipi di lubrificanti, i vari giocattoli ecc e durante le sequenze di dimostrazione si sente la sua vocina fuori campo che spiega e da consigli.”

Infine Rho, che era stata la prima a segnalarci il post scrive:
“Che meraviglia!
Grazie della traduzione e grazie per tutti i commenti e le domande, è un piacere leggere questi scambi.
A me il pezzo è piaciuto subito perchè da cima a fondo mi risuona, mi coinvolge. E anche il linguaggio mi sta bene perchè si respira la rabbia vera e costruttiva di chi vuole guardare in faccia la realtà, se stessa e dire la propria sul mondo. Dalla propria posizione. Anche se non è la nostra o di tutte/i, ci riguarda.  =) “

Posted in Corpi, Pensatoio, Personale/Politico, Scritti critici, Sex work.


7 Responses

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  1. fato says

    Mi scuso di avervi offeso, non immaginavo che la parola felicità fosse la peggiori delle bestemmie, forse era superflua, basta condividere, vorrà dire che per farmi perdonare quando ascolterò qualcuno che usa la parola puttana, lascerò perdere, tanto lo state decontestualizzando.

    @d-K
    @Fato: “E pure la parola scopare non mi piace, mi faccio scopare sono una puttana, e se scopi un ragazzo allora è lui la puttana?”

    Sbagliato, se avessi letto meglio non avresti sentito il bisogno di fare questa domanda: “sì, sono una puttana. perché ho scopato il mio ragazzo nel culo con un dildo.”

    Avevo letto bene, la domanda era per smontare questa logica che a me puzza di strano, una si fa scopare è puttana, scopa il suo ragazzo è sempre lei la puttana.

    Comunque avete ragione io avvolte mi rinchiudo in un modo di favole, perchè la realtà fuori è brutta, ma voi lo sapete come e forse più di me, e riappropriarsi della parola puttana invece che cancellarla, non mi sembrava la strada per migliorarla.

  2. d-K says

    Sottoscrivo tutto quello che ha detto già Drew, ma mi sento di aggiungere qualcosa…

    @Fato: “E pure la parola scopare non mi piace, mi faccio scopare sono una puttana, e se scopi un ragazzo allora è lui la puttana?”

    Sbagliato, se avessi letto meglio non avresti sentito il bisogno di fare questa domanda: “sì, sono una puttana. perché ho scopato il mio ragazzo nel culo con un dildo.”

    Fato, il tuo, come ha scritto Drew, è un fantastico mondo del fantabosco dove esiste solo la gioia e l’amore, peccato che in giro vi sia altro e che per alcun* l’unica via per sfuggire all’annichilimento sia appropriarsi del linguaggio e decostruirlo, privarlo della sua forza oppressiva usandolo a proprio piacimento. Allo stesso tempo bisogna appropriarsi anche del proprio corpo e usarlo per sé, per il proprio piacere, per liberarsi da tutt* quell* che vorrebbero imbrigliarlo e costringerlo in prigioni materiali o semantiche. Clementine Cannibal parla di amore, di amore per sé stessa e risplende.

    @Ocra, ho letto anni fa Melissa P e non lo ricordo perfettamente, mi ricordo però che non mi piacque: voleva essere esplicita ma lo faceva ricorrendo a parafrasi idiote (“la mia rosa bagnata…” ahahahahahahahahahahah! Ma chi cazzo sei, Liala?) e piazzava qua e là scene che avrebbero dovuto turbare i benpensanti. Nel testo di Clementine non c’è alcuna parafrasi, le parole sono dirette e lo scopo non è sconvolgere ma coinvolgere. E’ ciò che è accaduto a me, mi sono fatto trascinare nel vortice senza pensare ad ogni singola frase come un a sé stante ma come un ininterrotto flusso e ne sono uscito incazzato ma consapevole.
    Se l’avesse scritto un uomo avrebbe dovuto usare altri termini, quelli più usati per sminuire la “dignità maschile” (frocio, ricchione, finocchio, mezafemmena, impotente… hai fatto caso, fanno quasi tutti riferimento all’essere gay?) e raccontare tutti gli episodi in cui è stato considerato “poco virile” e che invece lui rivendica con forza. In questo modo non sarebbe un inno alla violenza o alla guerra ma comporterebbe, invece, la consapevolezza di sé e l’appropriarsi del proprio corpo e di sé stessi.

    > “Sesso e violenza due facce della stessa medaglia.”
    > “Va da sè che non approvo nessuno dei metodi.”

    Ne sei cert*? Quindi per te l’unico modo per mettere fine alla violenza è l’abolizione del sesso, la creazione di esseri asessuati, neutri, e privi di passioni…? Che squallore…
    E se invece cominciassimo a lavorare sui nostri desideri e su noi stess* e liberassimo il sesso svincolandolo dalla sopraffazione?

    Mi permetto un consiglio di lettura, per entramb*: il blog di Rosario Gallardo http://www.pornoguerrilla.com
    Buona lettura!

  3. Imma says

    @ocra: Trovo quello che hai scritto davvero fuori luogo. Il paragone con Melissa P è ingiusto, ingiusto perché – come d’altronde riconosci anche tu – quel testo è uno sfogo, non un romanzo fatto per vendere. E gli sfoghi, per quanto rabbiosi, servono per buttare fuori le cose che ci irritano, ci fanno male e per questo non possono essere distruttivi. Al contrario, sugli sfoghi ci si può benissimo costruire.
    Trovo terribile che tu veda il sesso come l’altra faccia della violenza, mi pare una cosa talmente oscurantista che ha dell’incredibile vederla scritta perfino in questo secolo.
    Ma perché mai “l’avesse scritto un uomo sarebbe un inno alla guerra o alla violenza”?
    Se un uomo avesse sentito il bisogno di sfogarsi, avrebbe automaticamente scritto un inno alla guerra? Ma che significa? Ti prego spiegamelo, perché oltre a non vederci alcun collegamento fai passare tutti gli uomini come dei guerrafondai, e non è così.
    E no, le donne non si giocano la carta del sesso tanto per fare – triste e solita accusa.
    Quel testo lì collega violenze subite e rivendicazioni sessuali proprio alla faccia di chi vuole vedere le prime solo come una conseguenza alle seconde!
    Diventa quindi sensato – seppur non da tutti/e condivisibile – il linguaggio usato, per cui per quanto tu possa non apprezzare, non è giusto lo sminuisca.

  4. Imma says

    @fato: anche alle altre persone piace la parola amore, e non solo la parola. Ma non si vive tutti/e in una sorta di fantabosco idilliaco, dove, per dirla con te “si condivide tutto, le gioie e le paure, e se ci tenete pure i dildo”. Perché per quanto tu possa preferirne altre o addirittura non apprezzare parole come scopare, queste racchiudono una realtà ben precisa: non tutti/e si fa sempre l’amore, o si idealizza a tal modo un rapporto sessuale, si scopa anche. Si tromba, si chiava. Talvolta ciò che si condivide è “solo” del sesso, ma non per questo è qualcosa di brutto, di sporco, qualcosa che vale poco.
    Ognuno/a è libero/a di vivere a proprio modo la sessualità, di preferirne certi aspetti e di spreferirne altri, ma per favore non rinneghiamo ciò che non ci piace come se non esistesse o, peggio ancora, non dovesse esistere.

  5. Drew Falconeer says

    Fato ha scritto:
    >>siete tanto belle quando siete felici.<<

    Trovo questa cosa che hai scritto veramente ma veramente irritante. Mi fa arrabbiare cosi' tanto che non riesco nemmeno a scriverne seriamente al momento. Posso solo dirti che chissenefrega di quando e come tu pensi che "siano tanto belle", perche' essere felici piace a tutt*, ma non tutt* hanno avuto il privilegio di potersi permettere la felicita' senza lotta, senza lacrime, senza sangue, e senza rabbia.

    Bello il messaggio di pace, amore e fiorellini, ma per favore rispetto per chi vive e ha vissuto altre realta', realta' durissime, e le ha vissute in modo diverso dalla tua dimensione onirica e idilliaca.

    Le intenzioni non bastano Fato, io trovo il tuo messaggio offensivo in cosi' tante parti che non mi sento manco di spiegare perche' in una "sezione commenti".

  6. ocra says

    A me ste cose alla “melissa P” non piacciono per niente, sono uno sfogo “rabbioso” e distruttivo.

    Se l’avesse scritto un uomo sarebbe un inno alla guerra o alla violenza, però le donne hanno un altro modo e altri strumenti di reagire. E allora si gioca la carta del “sesso fuori controllo”.

    Sesso e violenza due facce della stessa medaglia.

    Va da sè che non approvo nessuno dei metodi.

  7. fato says

    Non mi è piaciuto che voi lo abbiate riportato, non il suo sfogo, lei può dire tutto, è suo diritto, ma io leggendolo ho subito un pestaggio, e le mie ferite stanno su uno donna non so dove, come faccio a piangerle, come posso aiutarla come ricordargli le parole delle vere operaie della ford nel film We Want Sex, siete tutte signore, qualunque cosa possono arrivare a dire gli altri.
    La parola puttana non mi piace, altro che riappropriarsene, è una signora con delle spalle enormi, sulle quali ci sono dei pesi che solo a pensarci mi sento schiacciato.
    E pure la parola scopare non mi piace, mi faccio scopare sono una puttana, e se scopi un ragazzo allora è lui la puttana?
    A me piace la parola amore, non quello che sa di schiavitù, ma quello dove non ci sono puttane, nessuno scopa nessuno, nessuno si fa nessuno, in amore si condivide tutto, le gioie e le paure, e se ci tenete pure i dildo, certo a quelli preferisco condividere la felicità, siete tanto belle quando siete felici.