Restiamo umani. Solo due parole, che mi frullano in testa da ieri, mentre parole dalla bocca non me ne escono proprio.
Restiamo umani. Penso a quanto spesso, leggendo gli articoli di Vittorio, quella breve frase in chiusura mi lasciava sgomenta… perché qualcosa in me – un lato cinico, cresciuto con gli anni e le esperienze e le disillusioni – si chiedeva ogni volta, di fronte a quelle due parole, cosa di buono ci fosse ancora nell’essere umani.
L’ “umanità” – evanescente qualità che dovrebbe differenziarci dal resto del vivente, peculiare caratteristica della nostra specie, da troppo tempo e contro ogni evidenza assunta quasi esclusivamente nel significato di insieme di doti e sentimenti positivi che si ritengono propri dell’uomo e che lo distinguerebbero dalle “bestie” – mi pareva da tempo e tuttora mi pare, in modo sempre più inequivocabile, vuota di ogni reale significato.
“Che capolavoro è l’uomo! Nobile d’intelletto, dotato d’una illimitata varietà di talenti; esatto nella sua forma e in tutti i suoi atti; compiuta, ammirevole creazione: pari a un dio nella mente, e nell’azione a un angelo. Lui, la bellezza del mondo. Lui, la misura di ogni cosa!” faceva dire Shakespeare ad un tormentato Amleto… ma io, similmente al principe di Danimarca, troppo spesso concludevo insieme a lui con amarezza: “Ebbene, per me non è che una quintessenza di polvere. L’uomo non m’incanta”.
Restiamo umani: ma davvero crediamo di conoscere il significato di queste parole, pers* come siamo nella piccolezza dei nostri orizzonti? Altro che dèi e angeli!
La morte di Vittorio ci colpisce come un pugno in faccia, e ci costringe a guardarci allo specchio per capire se e cosa di umano in noi resta davvero. A chiederci perché abbiamo bisogno di “eroi” ed “eroine”, uomini e donne troppo sol* di fronte all’orrore… a risponderci forse, con vergogna, che oggi i veri eroi e le vere eroine sono coloro che, nelle parole di Vittorio, “restano uman*” nonostante tutte le lusinghe, le minacce, gli atti tesi ad annientare coloro che non si arrendono a diventare massa informe, muta e supina.
Quelle persone che possono osare di dire a sé stess* “resta umano”, perché ancora e sempre tentano con tutti i propri sforzi di mettere in pratica quella tanto decantata umanità non solo a parole, ma con fatti, lotta, presenza, dedizione, coraggio.
Vittorio aveva ogni diritto di dire a sé stesso “Resta umano”: perchè umano, con tutto ciò che significa, luci e ombre comprese, lo era davvero… ma noi? Noi possiamo dirci di buon diritto “restiamo uman*”?
Cosa rispondiamo alla faccia che incontriamo allo specchio ogni sera prima di andare a dormire, quando impietosa ci chiede: ” E oggi, cosa hai fatto per restare uman*?” Quanto spesso rispondiamo
“No! lo non sono il Principe Amleto, né ero destinato ad esserlo;
Io sono un cortigiano, sono uno
Utile forse a ingrossare un corteo, a dar l’avvio a una scena o due,
Ad avvisare il principe; uno strumento facile, di certo,
Deferente, felice di mostrarsi utile,
Prudente, cauto, meticoloso;
Pieno di nobili sentenze, ma un po’ ottuso;
Talvolta, in verità, quasi ridicolo –
E quasi, a volte, il Buffone.”
E in queste parole ci nascondiamo, ci consoliamo, ci laviamo la coscienza per aver ancora una volta abdicato alla nostra umanità, per avere nuovamente perso la possibilità non già di restare, ma di COMINCIARE ad essere UMAN*.
Con la tua morte Vittorio, ci hai passato volenti o nolenti il testimone: qualcun*, spero molt*, da ieri sera non potranno giustificarsi con tanta leggerezza di fronte a quello specchio… qualcun*, da qualche parte, raccoglierà il testimone. Perché non io, perché non noi? Questo è ciò che mi chiedo, che ci chiedo… e che tu domandi a noi nel silenzio.
Buona notte, dolce Principe. Grazie Vittorio.
Anche a me è piaciuto questo pezzo che esprime forti emozioni e legittimi dubbi su sè stessi e gli altri.
Però Ester ci andrei molto piano ad attribuire la morte di Vik a una religione, o anche solo a un piccolo gruppetto di fanatici. Quella di Vittorio è stata l’esecuzione preordinata di un testimone scomodo (col precedente dell’esecuzione di Juliano Mer Khamis 10 giorni prima), guardacaso alla vigilia dell’arrivo della Freedom Flotilla 2.
Questi strani sparuti fanatici cosiddetti salafiti hanno fatto un grande regalo a Israele aggiungendo l’eliminazione di un importante testimone alla loro già precedente opera di contrasto del legittimo governo palestinese di Hamas (sempre ammesso che gli assassini apartengano davvero a Tawhid alJihad o gruppi similari, che hanno già smentito la responsabilità dell’omicidio).
Vik era uno dei pochissimi che riusciva a farci sapere ogni giorno da Gaza quanto e come gli Israeliani bombardavano e uccidevano, mentre nessun giornale ne parlava, ed è stato uno dei pochi a gridare l’idea di una NoFlyZone su Gaza, mentre tutti pensavano alla Libia.
E poi non è da oggi che gli israeliani fanno uccidere i palestinesi e gli attivisti da altri arabi, per poter dire che gli arabi sono tutti dei barbari che si ammazzano tra loro, e poter apparire con le mani pulite davanti alla stampa internazionale (la strage di Sabra e Chatila fu materialmente attuata da arabi, no? ma con il tranquillo benestare e appoggio dei vertici israeliani).
Inoltre i gruppetti di esaltati qaedisti o jihadisti tornano troppo utili a Israele, che non farà mai nulla per ostacolarli … sono comodi strumenti per spezzare il fronte della resistenza palestinese, e sicari utili e sempre pronti per ogni necessità.
Eccezionale questo pezzo, perché esprime senza retorica ciò che chiunque può provare di fronte alla morte di Vittorio Arrigoni, senza la capacità di articolare le motivazioni del senso di vuoto e di sgomento, di profonda ingiustizia che una delle tante “religioni” ha fatto cadere su di noi.
Le parole scritte, sussurrate, gridate da Vittorio …
l’esplosione di un pensiero che era rivoluzionario perchè partiva dal riconoscimento dell’altro. La violenza e la guerra esistono solo perchè si nega l’esistenza dell’altro, delle altre persone, degli altri popoli, delle altre vite.
Le parole di Vittorio … che erano un’esplosione leggera, coerente di un pensiero che era umano e, per questo, rivoluzionario.