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Leali solo nei confronti delle vittime!

Il post in cui abbiamo segnalato una discussione di maschilisti che si chiedevano perchè mai non ammazzarla, la moglie, si è arricchito della interessante riflessione di Lorenzo Gasparrini. Potete leggerla QUI per intero. Noi ve ne riportiamo un pezzetto:

Quel post, quel thread, è un confine. Il confine dell’indifferenza, dell’allarme sociale, della dignità di esseri umani di fronte ad altri esseri umani. Questo confine va difeso allertando tutti sulla gravità dell’oltrepassarlo, e del fare finta che lo si possa fare in nome del diritto d’espressione.
L’autore – ha un nome e un cognome, pare, che voglio dimenticare, quindi non lo ripeterò – cerca anche di prevenire possibili opposizioni; nelle ultime righe dice che lui domanda, non afferma. Non dice che vuole ammazzare, ma domanda perché non farlo, in certe condizioni che potrebbero rivelarsi vantaggiose.
In poche righe c’è davvero tutto: sessismo, ipocrisia, viltà. Insomma, fascismo. Ma non quello “storico” – le camicie nere, le frasi urlate, simboli parole valori di “destra”, roba così – ma quello esistenziale, risultato di una lunga educazione alla violenza, all’ignoranza, alla paura, alla morte.
Ecco, quelle parole sono un confine. Chi non lo riconosce corre il grande pericolo di trascinare sé e altri in un luogo che lo sopprimerà come essere umano, come essere sensibile, come essere intelligente.
Io rimarrò attento a quel confine. Ho il dovere – in quanto essere umano – di avvertire tutti che quel confine non deve essere mai superato. Quando accade, questo dev’essere manifestato a tutti nel modo più evidente possibile, in modo che quanti più possibile si accorgano di questo confine e imparino a non oltrepassarlo e a non permettere ad altri di oltrepassarlo, per qualunque motivo. L’alternativa, come si legge del resto bene in quel post, in quel thread, è la morte. Prima la morte della propria sensibilità, poi la morte della propria intelligenza, poi la morte della propria umanità. La morte fisica non avrà più importanza, allora.
Io rimarrò attento a quel confine. Sento di doverlo a tutti gli esseri umani che ho intorno.

E attenta a quel confine sta anche Roberta Lerici che ci racconta di discussioni dello stesso tenore. Noi ne parliamo in un altro post in cui chiariamo, sempre e comunque, che stiamo sempre dalla parte delle vittime. Così come attente sono le tante sorelle che sul web fanno monitoraggio, divulgazione di dati reali sulla questione della violenza sulle donne.

Poi c’è Elisabetta P. che scrive:

Ci sono uomini che si chiedono su un forum per quale motivo si dovrebbe NON ammazzare una donna. Ci sono uomini che trascorrono buona parte del proprio tempo su un social network a segnalare le pagine contro la violenza sulle donne cercando di farle chiudere. Gli stessi uomini aprono pagine e siti web in cui si incita a torturare e ad uccidere le donne. C’è un uomo, noto presentatore, che in una trasmissione pomeridiana di Rai Uno dice: “Se poi l’uomo perde la pazienza che glie’ voi dì? “: maltrattamenti e femminicidio normalizzati e giustificati dal servizio pubblico radiotelevisivo.

Questo scenario aberrante non solo contribuisce a deresponsabilizzare gli uomini, che trovano nutrimento al loro odio e attenuanti ai loro comportamenti violenti addirittura nelle trasmissioni Rai, per non parlare dei media e del meccanismo perverso di colpevolizzazione della vittima e giustificazione dell’omicida o del maltrattante che viene attuato nei servizi di cronaca, ma di fatto pone la prevaricazione e la violenza in un contesto di normalità tale che per le donne, soprattutto le più giovani, diventa arduo intercettare situazioni di pericolo e quindi allontanarsi in tempo da esse.
Qualche settimana fa mio padre mi diceva, con una buona dose di ingenuità tipica di chi non è avvezzo a confrontarsi quotidianamente con tali questioni, di quanto potrebbe essere utile introdurre nella scuola elementare dei corsi in cui si cerchi di educare al rispetto tra i generi, decostruendo stereotipi e modelli di prevaricazione/sottomissione, insegnando ai bambini a relazionarsi in maniera sana e consensuale con le bambine e a queste a riconoscere i contorni del proprio spazio vitale impararando a difenderli.
Gli ho spiegato che il problema purtroppo non riguarda le modalità di intervento, ma una mancanza strutturale di intenti in tal senso, sostituita da un concerto di azioni e di silenzi che vanno in direzione diametralmente opposta.

E dal forum maschilista, nel quale hanno aperto un nuovo thread in cui ci tacciano di slealtà, da parte di un utente arriva la minaccia di rappresaglia.

Rispetto al grido di guerra del suddetto, che pensa di essere l’ultimo dei mohicani e che se non l’avessimo incluso in questo post sarebbe finito nel muro del riso, c’è poco da commentare.

In generale noi non capiremo mai perchè qualcuno si pone un “problema” “utilitaristico” di rischi vs vantaggi quando si parla di mettere fine ad una vita umana e siamo ben liete di non capirlo mai.

Comprendiamo il nostro limite ma siamo solo delle povere menti chiuse che non aspirano al terzo occhio dell’asceta e non hanno ambizioni mistiche nei confronti di alcun dogma, che ritengono – soprattutto – di non dover stringere alcun patto di lealtà nei confronti di chi dialoga con tanta disponilità d’animo e di chi classifica il femminicidio come l’ennesima trasgressione di una campagna di guerra contro le donne.

D’altronde conosciamo l’abc del maschilista medio che chiama “sleali” le donne che denunciano discussioni pubbliche che non dovrebbero mai aver luogo e “maschiopentiti” quei disertori, come Lorenzo, che dichiarano apertamente di non voler copiare quel modello di “uomo”.

In Sicilia il richiamo alla “lealtà” viene praticato da ben altri contesti, certamente differenti, e senza in alcun modo voler fare alcuna analogia mi servo dell’immagine per definire un concetto.

Precisamente si scambia la lealtà con l’omertà per via di un malinteso codice d’onore che non ci riguarda e allora vorremmo meglio precisare, se non fosse chiaro ai più verso cosa noi riteniamo di essere “leali”.

Quando noi leggiamo parole di un certo tipo che si riferiscono al femminicidio come si potrebbe pensare a qualunque alternativa della giornata di un annoiato dandy di periferia (metto oggi il cappello o porto l’ombrello? meglio ammazzare la moglie o divorziare?) ci viene subito in mente il dolore, il sangue, la sofferenza, figli resi orfani dall’odio cieco di un uomo che non ha pietà, vite spezzate perchè volevano riprendersi la loro libertà dopo anni di sofferenze al servizio di uomini violenti.

Pensiamo subito a donne che sono sopravvissute alla violenza maschile e che da parole del genere si sentono offese perchè tale e tanta è stata la fatica per ritornare a respirare. Pensiamo ai figli delle donne uccise che non potranno mai dimenticare quello che è accaduto, quel giorno, in cui il loro padre ha accoltellato la loro madre, pensiamo ai parenti, genitori, fratelli, sorelle, amici, che hanno subito una gravissima perdita, stanno soffrendo un lutto e che se si trovassero a leggere queste parole ne risulterebbero feriti a morte una volta di più. Come se la loro figlia, madre, sorella, compagna, amica fosse stata uccisa per la seconda volta.

Noi siamo leali nei confronti delle vittime, dei familiari delle vittime. Ed è proprio un problema di prospettiva. Bisogna pur scegliere da quale parte stare, senza tentennamenti e senza ambiguità perchè a noi certi ragionamenti fumosi sull’essere così moderni e disponibili rispetto a qualunque genere di discussione non ci aggradano, per nostro immenso limite, certo, ma a questo limite – quel confine di cui parlava magnificamente Lorenzo – ci atteniamo perchè riteniamo che nella vita bisogna fare una scelta di campo, che talvolta richiede coraggio, richiede anche la capacità di vedere chiaramente dove si cerca di buttare fumo.

Abbiate pazienza. Noi siamo solo delle siciliane, o filo-sicule, che quando leggono di una donna uccisa da un uomo, l’ennesima di una lunga serie, non riescono a perdere di vista l’aspetto fondamentale della questione, ancora si emozionano e un po’ si incazzano, se ci lasciate passare il verbo colorito, e non vorremmo mai perdere questa capacità di emozionarci e arrabbiarci perchè è questo che ci fa sentire vive.

E ora la chiudiamo perchè abbiamo altro a cui pensare e mentre c’è chi fa discussioni autoreferenziali altre donne muoiono, vengono violate, violentate, ferite, insultate e mortificate mentre tentano di difendere i loro figli o il proprio posto di lavoro. Buona vita!

Posted in Disertori, FaceAss, Misoginie, Muro del Riso, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.