Arrabbiata. Così mi sento dopo aver partecipato alla manifestazione per i diritti dei migranti. Immigrati in piazza: meno di quelli che avrebbero voluto esserci perchè sotto ricatto e non possono lasciare il lavoro neanche per un giorno, pena la revoca del contratto e del permesso di soggiorno.
C’erano quelli che raccontavano del diritto alla cura, alla salute, quelli che condividevano la fatica di tutti i giorni per non lasciarsi strappare via l’ultimo grammo di dignità in un paese dove la dignità delle persone straniere viene fatta a pezzi.
Poi c’erano quelli che mandavano solidarietà ai fratelli che ancora una volta, al freddo e al gelo di padova, hanno dovuto arrampicarsi a decine di metri di altezza per urlare al mondo parole circa la loro esistenza. E c’erano quelli che ricordavano la persecuzione dei migranti di Rosarno, di quelli di tante altre zone d’italia, delle donne sfruttate nelle case in cui il lavoro di cura è appaltato alle badanti.
C’erano compagni nordafricani che pronunciavano timidamente la loro solidarietà alle lotte della gente in quelle terre. E la timidezza era in realtà un fatto tutt’altro che fisiologico dato che in una piazza festosa e allegra, di gente sorridente, trucchi, musiche e palloncini colorati, c’erano due blindati della polizia, uno dei carabinieri, due macchine dell’arma e vari individui in borghese (che se si vestono da centro sociale li vediamo uguale, che genii).
C’era la donna rom che raccontava delle pessime condizioni dei campi in cui le amministrazioni li costringono, chiarendo una volta di più che i rom non sono sporchi, brutti e cattivi ma che vorrebbero case, lavoro, igiene, perchè i topi nelle baracche non piacciono neppure a loro e dovrebbero vergognarsi quelli che considerano questa gente un problema di ordine pubblico e non hanno il minimo rimorso a lasciarli tra sorci, freddo e fango.
Arrabbiata, perchè raccontavano della Carta mondiale dei migranti approvata e poi riproposta al social forum mondiale di Dakar, nella quale è scritto che si difende la libera circolazione delle persone, la soppressione dei visti e delle frontiere, l’uguaglianza dei diritti per coloro che vivono in uno stesso spazio geografico, l’esercizio di una piena cittadinanza fondata sulla residenza e non sulla nazionalità.
Arrabbiata perchè eravamo insieme, allo scoccare delle ore 18.00, a lanciare in aria i palloncini gialli e ancora negli interventi sentivo qualcun@ giustificarsi della propria esistenza.
“Noi non siamo cattivi, siamo qui per lavorare, vogliamo solo fare meglio per la nostra vita…” e la rabbia diventa qualcosa di più perchè costringere degli esseri umani a giustificarsi perchè viene sistematicamente compiuta una criminalizzazione in base all’etnia è quanto di più orribile possa esserci.
Non è normale. Bisogna dirselo. Non va bene. Perchè io di certo non vado in giro a dire alla gente che i siciliani non sono tutti mafiosi e quando si presenta qualcuno che esige che io lo dica piuttosto gli sputo in faccia. Perchè abbiamo sofferto dello stesso razzismo. Perchè ancora oggi c’è chi ti dice che sulla base della provenienza tu puoi essere un delinquente o meno, un lavoratore o uno che non ha voglia di fare niente, e bla bla bla.
Arrabbiata, perchè vedere delle persone costrette a restare calme anche quando avrebbero voglia di urlare il dolore dei loro amici morti in mare grazie ai respingimenti, di quelli segregati nei Cie, i lager italiani, perchè giudicati “clandestini”, delle donne violentate, stuprate, malmenate nelle carceri libiche, molestate in italia, trattate come carne da macello da datori di lavoro e luoghi istituzionali… vedere tanta gente a trattenere il fiato per non alzare mai i toni per paura di fare del male a se stessi o che a subirne le conseguenze siano vicini, amici, parenti… vedere tutto ciò non può che provocare rabbia.
Arrabbiata perchè mentre c’è chi fa finta di fare la rivoluzione c’è gente che patisce dolore, sacrifici e morte. Perchè mentre c’è chi si concentra su emerite cazzate c’è gente che lotta per sopravvivere ed è in queste occasioni che nonostante la mia merdosa precarietà da adolescente attempata con contratti a progetto raccattati qua e là, nonostante io sia talvolta costretta a fare chilometri e chilometri per poter rintracciare un po’ di autonomia, mi sento una intellettuale frikkettona che per quanti sacrifici e fatica io abbia patito, per quanto dolore in vita mia abbia dovuto superare, comunque non mi sono mai trovata a scavare sabbia nel deserto per costruirmi un riparo e non ho mai dovuto attraversare il mare per trovare gente disumana che mi sputava addosso per la mia etnia.
Sono una donna e mi sento una migrante in ogni luogo, perciò capisco ma mai fino in fondo e sono arrabbiata perchè so perfettamente come viene costruita la cultura razzista in questo paese, so quali tecniche di comunicazione vengono usate, so quali trucchi e strategie politiche si nascondono dietro ogni provvedimento e ancora sono arrabbiata perchè per quanto io cerchi di condividere tutto il mio sapere ancora non è abbastanza.
Bisogna fare di più, bella gente, molto di più. E’ emergenza, siamo in pieno fascismo e i partigiani e le partigiane non hanno diritto al riposo perchè ogni momento di riposo è per noi negligenza. Ogni momento di riposo significa perdere una vita in più.
Ripetete con me: io non farò mai parte di quella zona grigia di persone che fanno finta di non vedere, non sentire, non pensare. Io non farò mai parte di quella gente che leggerà notizie senza capacità critica. Non mi lascerò influenzare dalla propaganda razzista. Non mi lascerò intimidire da quelli che mi diranno che è “vietato” essere complici dei “clandestini” esattamente come i miei predecessori non si sono lasciati intimidire quando i fascisti dicevano che era “vietato” stare dalla parte di ebrei, gay, lesbiche, oppositori, intellettuali, rom…
Ripetete con me: io sono un essere umano e quell’altra gente non ha cuore, non ha cervello, non ha sangue nelle vene. Sono soldati, obbedienti, solo soldati, autoritari, stupidi, privi di empatia, crudeli. Io sono un essere umano e non sarò mai complice di tutto questo perchè un giorno la storia dirà che avevamo ragione e quel giorno arriverà anche grazie a me.
E nonostante tutto sono ancora arrabbiata. E per fortuna che lo sono. Guai non lo fossi. Perchè è la rabbia per le ingiustizie che cambia il mondo. Il resto è solo vigliacca, indifferente complicità.