Da Skybia:
Sarete tutt* a conoscenza dell’ennesimo orrore: tre giorni fa una ragazza è stata stuprata all’interno dell’ex ambasciata somala qui a roma.
L’ex ambasciata somala è un luogo in cui da anni vivono ammassati senza acqua né luce ed in condizioni pietose decine di rifugiat* politic* somal*.
Lo stupro ad Alemanno deve esser parsa un’occasione ghiotta ed irripetibile tant’è che ha dato mandato di sgombrare subito l’ex ambasciata (stanotte tutt* le/i rifugiati politici hanno dormito in strada) e chiesto l’espulsione immediata per tutt*(non si sa bene per quali reati. E’ come se a Montalto di Castro dopo lo stupro di Marinella avessero deportato in massa l’intero paese o si fossero arrestati preventivamente tutti i parenti degli stupratori. In quel caso mi pare invece di ricordare si disse che Marinella se l’era cercata e si diedero anche aiuti economici ai “poveri ragazzi” che volevano solo divertirsi con una che ci stava).
Il PD dal canto suo, as usual, rincorre la destra sul suo stesso terreno, parlando di incapacità della giunta Alemanno di garantire la sicurezza delle donne in città.
Mentre alcune donne si sono organizzate per dire basta a queste città così insicure (oibò!)
Ed io ho la sensazione di vivere un déjà vu… esattamente di ritrovarmi sbattuta indietro a 4 anni fa, nel 2007, quando l’uccisione di Giovanna Reggiani a Roma da parte di un ragazzo rom scatenò pogrom, deportazioni di massa ed espulsioni a centinaia (ed allora c’era il “democratico” veltroni) e rappresentò occasione ghiotta di strumentalizzazioni in vista dell’ approvazione del pacchetto sicurezza. All’orrore dell’omicidio se ne aggiunse altro.
Si scese in piazza allora, in 150.000, svelando la mistificazione e urlando che l’assassino aveva le chiavi di casa, perché ogni tre giorni in Italia una donna veniva (e viene) uccisa dall’uomo che diceva di amarla, che la violenza degli uomini contro le donne cominciava in famiglia e non aveva confini, che era inammissibile questa strumentalizzazione dell’omicidio per fini securitari.
Siamo tornate esattamente a quel punto. Come se tutte quelle riflessioni non ci fossero state (ed invece mi piacerebbe che ce ne riappropriassimo). Come se non sapessimo qual è l’accezione di sicurezza che vogliono veicolare e che ci vogliono imporre attraverso quei proclami razzisti e securitari e che di certo non aiuterà le donne.
Come se quei luoghi e quelle donne ed uomini che li abitano (“la fossa di roma” come venne definito il campo rom di tor di quinto allora e la fatiscente ambasciata somala ora) e le loro condizioni di non vita prendessero forma e visibilità solo dopo orrendi fatti come questi.
E come se orrendi fatti come questi trovassero spazio solo all’interno di una logica mistificatrice in cui i corpi delle donne rappresentano sempre e comunque campi di battaglia.