La sentenza di cassazione n.1417 depositata il 19 gennaio 2011 conclude che se un uomo violento ti maltratta in maniera discontinua, qualche volta, non tutti i giorni, non è suscettibile di un giudizio per maltrattamenti perchè quello che fa non sarebbe un reato.
Dunque, a conti fatti, se un uomo è particolarmente acuto e calcolatore può tranquillamente organizzare i raid punitivi contro la moglie a cadenza mensile, bimestrale, anche semestrale, con un bonus di legnate con una mazza perchè ad aspettare tanto e a contenere così a lungo l’odio bisogna pur dargli un premio.
Vediamo: se ti insulto, ti picchio, ti maltratto tutti i giorni è considerato un reato. Se lo faccio a giorni alterni invece non lo è. Non si capisce allora come mai se io dico “stronzo” ad un violento quello può querelarmi per ingiuria. Se gli mollo una sberla per difendermi dalle sue molestie mi querela per aggressione. Se gli do un calcio per difendermi da uno stupro lui urlerà all’attentato.
Voglio dire che mi era sembrato che la violenza fosse imputabile già per ogni singolo episodio. Davvero non sapevo che le donne dovevano cumulare un tot di lividi prima di passare a ritirare il “premio” che è dovuto a chi ha bisogno di aiuto.
Quindi donne, sappiatelo, chi è schierato con gli uomini violenti ora si metterà a fare il ragioniere degli insulti e delle violenze che vi sono state inflitte. Se meno di tre meritate un rimprovero per aver scomodato i tutori della legge. Se meno di 7 vi costerà il prezzo del processo per aver distolto il giudice da altre questioni. Se più di trenta, allora, potete cominciare a sperare di essere prese in considerazione.
Però mi raccomando: fate che non vi sia discontinuità perchè basta che solo per un giorno il vostro partner violento dimentichi di massacrarvi che il conteggio si azzera e riparte da capo.
Così è in questa italia complice di violenti, maschilisti, criminali, pedofili e assassini di donne.
Spiacenti di avervi dato anche questa brutta notizia. Vi lasciamo a riflettere. Noi andiamo a vomitare.
PURTROPPO LA LEGGE NON TUTELA COME SI DEVE UN MALTRATTAMENTO FATTO AD UNA DONNA . I CASI SONO VARI . A VOLTE UNA DONNA RESTA IN SILENZIO PER AMORE DEI PROPRI FIGLI E RACCHIUDE DENTRO DI SE GLI ORRORI DEL MARITO CHE LA PICCHIA, NON SEMPRE MA QUANDO LO FA GLI PROCURA UN DANNO INTERIORE ED ESTERIORE. QUINDI LA LEGGE NON SA CHE UNA DONNA RACCHIUDE DENTRO LE MURA DOMESTICHE UN OASI INFERNALE E CHE SUBISCE PERCHE NON SA DOVE CAZZO ANDARE OPPURE PER AMORE DEI PROPRI FIGLI . QUESTO LA LEGGE LO SA?
scusa valentina, ottimo che tu ci abbia spiegato in giuridichese quanto sia contorta e mancante la legge a proposito di violenza sulle donne.
ma per noi che si tratti di episodi considerati a compartimenti stagni o meno, si tratta sempre di maltrattamenti e se la legge non riesce a considerare i maltrattamenti come un continuum di azioni fatte per offendere, intimidire, prevaricare, creare un danno, violentare anche dal punto di vista psicologico, una donna, è una vera schifezza.
e non è una affermazione da femminista ma da persona che ha studiato legge e conosce perfettamente l’origine controversa di questo genere di reati.
tu sai il perchè il reato di maltrattamenti non viene configurato ogni volta che si parla di violenza sulle donne? perchè quelli del family day, a suo tempo erano cattolici democristiani, ma anche altri dello stesso stampo, ritenevano che bisognava salvaguardare la famiglia e dunque, nella logica perversa di “tra moglie e marito non mettere il dito”, lasciarli litigare un pochino perchè “l’amor litigarello ma quanto è bello”.
Sono tutte idiozie che sarebbe ora di mettere in discussione. la legge fa schifo e questa sentenza è vomitevole perchè riafferma, come non era stato fatto da parecchi anni, un principio di continuità sui maltrattamenti. questo è inaccettabile perchè le leggi non sono un dogma e se ci sono leggi che non riescono a considerare la violenza sulle donne come una unica questione da trattare in un capitolo a parte, con tutte le implicazioni e lo sforzo che questo comporta, quelle leggi vanno cambiate così come hanno fatto in altre nazioni più civili della nostra.
Sono da più di un anno una lettrice appassionata del vostro blog: mi piace, lo leggo a cadenza quotidiana, ne condivido i contenuti e ne consiglio spesso la lettura.
Tuttavia ho paura che, talvolta, siate sbrigative nel liquidare certe notizie di cronaca giudiziaria bollando molte decisioni come misogine e ingiuste, e travisandone spesso il contenuto (complice certo giornalismo sensazionalista che non capisce nulla di diritto e che diffonde per primo la notizia, poi è ovvio che la si percepisca in un certo modo).
Ho letto la sentenza incriminata, non posso linkarvi il testo perchè è inserita in una banca dati protetta da password del mio studio legale (ma posso inviarvi il testo via email se vi interessa), ma vanno precisati alcuni punti.
1) Il reato di maltrattamenti in famiglia è una cosa, i reati di percosse, lesioni, ingiurie, violenza privata e sessuale e minaccia sono un’altra cosa. Sono tutti reati, chiunque sia la vittima, la sentenza non dice il contrario, anzi, lo ribadisce. Ma sono cose diverse. Dice che perchè sussista il reato di maltrattamenti serve una condotta unitaria che colleghi i reati di cui sopra (percosse, ingiurie, ecc…) creando un comportamento abituale nel senso di *clima vessatorio costante*. Ora, i reati di prima (percosse, ingiurie, ecc…) sono in linea di massima tutti perseguibili a querela di parte, nel senso che serve che la donna li denunci entro tre mesi dal fatto (sei per la violenza sessuale). Evidentemente, la donna della sentenza non l’ha fatto, e quindi non è mai stato instaurato un processo per questi reati contro il marito. Nessuno dice che mente, ma un processo per quei fatti non è più instaurabile. Invece si è instaurato quello per maltrattamenti, che è un reato procedibile d’ufficio, cioè basta che chiunque lo denunci, in qualunque momento, e il processo parte.
2) La sentenza enuncia un principio di diritto, la c.d. “massima”: il reato di maltrattamenti sussiste se viene provato quel vincolo, quel clima vessatorio costante di cui parlavo prima. Questo è tutto quello che dice, niente di più. Non assolve nessuno.
Anzi (e qui sta il punto): rimanda indietro la sentenza alla Corte d’Appello dicendo che la Corte d’Appello, condannando il marito, non ha motivato in modo completo la condanna, e quindi deve fornire alla sua decisione una motivazione adeguata sulla base di quel principio di diritto. Questo perchè, per legge, la decisione del giudice deve sempre essere esaustivamente motivata, sia che condanni sia che assolva. Quindi, ripeto: non assolve e non crea qualcosa che non esisteva prima.
Fermo restando che il principio di cui sopra (il vincolo di abitualità), e qui parlo da femminista e operatrice di un centro antiviolenza, ha un enorme limite: non tiene conto della c.d. “luna di miele”, e cioè di quel periodo in cui lui dice che è cambiato, che non lo rifarà più, lei si fida e lui approfitta del momento di quiete per prendere meglio la mira per il prossimo cazzotto. Questo, secondo me, è il punto criticabile non tanto della sentenza, quanto dell’intero sistema giuridico in tema di maltrattamenti in famiglia.
Spero di essermi spiegata decentemente, è un discorso complicato anche per gli addetti ai lavori, ma ci tenevo a chiarire la questione.
Grazie per tutto quello che fate. 🙂
Sarà bene iniziare a autotutelarci dagli uomini
Tutto il resto non funziona
Il primo passo è non conviverci fin dall’inizio, costruirsi situazioni di convivenza alternativa, se si sta bene non uscire dalla famiglia soprattutto se si ha intenzione di riprodursi (oggi sul giornale due bambini sotto l’anno presi di mira da uomini che avevano una relazione con la madre).
La legge, invece, è così, qual piuma al vento.
Luisa
Questa fa il paio con l’altra sentenza, quella secondo cui se “sei una donna forte” e quando tuo marito ti picchia reagisci e “non sei intimidita”, allora vuol dire che le botte non sono poi così tremende.
Che immense merde.
Allucinante…stiamo tornando indietro….E lo si nota ogni giorno che passa….
Non sono giudicati “maltrattamenti” se non c’è abitualità, ma è comunque imputabile di percosse, lesioni, ingiurie, stupro, ecc… Poi qua bisogna capire che significa “abitualità”.