di Elisabetta P.
Stavo facendo una ricerca su Google News per capire in che proporzione e modalità fosse stata comunicata dai media online italiani la notizia del femminicidio di Susana Chavez. Pochissimi i siti che hanno impiegato spazio virtuale e tempo reale per parlarne, e di certo non appartenenti ai quotidiani più diffusi. Unica eccezione mi è sembrata quella del Corriere della Sera; l’anomalia però, è che nell’articolo in questione non si fa alcun riferimento né ai femminicidi, né alla situazione attuale di Ciudad Juarez e dello stato di Chihuahua, tantomeno si forniscono dati e cifre sullo spaventoso massacro femminile in atto da anni e in crescita esponenziale. Si affronta invece il tema degli “omicidi sacrificali”, commessi per ottenere protezione e favori di una divinità pagana “protettrice dei criminali”, cosidetta “Signora delle Ombre”.
E’ da sottolineare che l’articolo risale proprio al giorno in cui è stato reso pubblico l’assassinio di Susana Chavez, ma lo scritto mi sembra sia incentrato su tutt’altro argomento, e solo nelle ultime righe, tra l’altro di dubbia correttezza sintattica e conseguentemente non pienamente comprensibili, troviamo una sommaria e frettolosa esposizione della vicenda:
“...Uno degli ultimi omicidi si è portato via Susana Chavez, 36 anni, una poetessa e attivista molto impegnata nella difesa delle donne a Ciudad Juarez. Tre balordi – legati alla gang dei Los Aztecas – l’hanno soffocata e le hanno poi tagliato la mano sinistra. Volevano far credere che fosse la vittima fosse una ladra: invece l’hanno ammazzata dopo un litigio“.
Sfugge il nesso tra gli omicidi rituali e l’assassinio di un’attivista impegnata in una non meglio specificata “difesa delle donne a Ciudad Juarez”, dato che precedentemente non è stata fornita alcuna notizia della strage di bambine e donne che da anni si svolge in terra messicana, e dell’impegno politico e sociale della Chavez inserito in un preciso contesto di protesta e sensibilizzazione circa l’atteggiamento connivente delle istituzioni verso tale fenomeno.
Nessun richiamo alla frase “Ni una mas!” coniata dalla stessa Chavez.
L’articolo si apre con questa constatazione: “In Messico non si uccide solo per la droga, ma anche in onore di Santa Muerte, la protettrice dei criminali“.
Mi chiedo come sia possibile che il giornalista ignori che in Messico le donne vengono sistematicamente rapite, stuprate, torturate, mutilate, uccise e gettate in campi o discariche da ormai più di un decennio senza che il governo attui alcuna politica di prevenzione e soprattutto senza un efficace impegno ad identificare e perseguire legalmente gli autori dei femminicidi. Non un riferimento ai costanti appelli di Amnesty International relativi a Ciudad Juarez, non un accenno al recente assassinio di Marisela Escobedo Ortiz, che si colloca nel medesimo scenario.
Di tutto questo il Corriere non è a conoscenza, oppure lo è ma sceglie consapevolmente di non informarne i propri lettori?
Un silenzio imbarazzante da parte dei quotidiani italiani. Un silenzio che urla disinteresse e che rappresenta l’ultima umiliazione per chi ha perso la vita a Ciudad Juarez.