Qualche giorno fa in mailing list una di noi dice entusiasta che ha letto questa graphic novel, Luchadoras, di Peggy Adam, e ci invita a fare altrettanto.
Detto fatto, cerco il sito della casa editrice, la 001 Edizioni, li contatto per avere notizie, mi dicono che Luchadoras è disponibile e che posso prenotarlo online. Lo faccio subito e dopo qualche giorno mi arriva con tanto di gentilissima conferma da parte di chi gestisce gli acquisti.
L’ho letto tre volte, la prima perchè sono velocissima nella lettura ed ero curiosa di conoscere la storia senza fermarmi sui dettagli. La seconda per prestare attenzione al linguaggio scritto. La terza per familiarizzare con quei disegni, quell’ambientazione, le sensazioni che mi rimandavano.
E’ una storia di violenza, descritta nella Ciudad Juarez dei femminicidi, uno scenario crudo, dove ci si serve della violenza per liberarsi della violenza. Dove il machismo è una costante nella vita di grandi e piccine e la sorellanza è messa fortemente discussione dalla prepotenza maschile.
Sono disegni che descrivono in modo schietto la violenza, lo sterminio di donne, senza tuttavia far trapelare nulla di morboso. Anzi, Peggy Adam, con una grandissima maestria, riesce in una cosa impensabile: ti fa vedere quell’orrore come fosse una normale quotidianità, un’abitudine con la quale si convive come si convive con ogni guerra senza rendersi conto di starci dentro.
I disegni mettono a nudo un sistema di complicità, di connivenze e di violenza che nasce con le donne e muore con esse senza lasciare pause al ritmo delle fughe, della ricerca di un modo per sopravvivere.
Piegate da ricatti, mercificate per il piacere di alcuni, sepolte in un deserto che non è poi così dissimile dal deserto umano che è visibile in piena città.
Peggy Adam racconta la violenza, la lotta contro gli uomini violenti, la vita di donne che sopravvivono perchè sanno cospirare, consapevoli di essere “ricercate” da killer che le hanno già condannate a morte per appartenenza ad un genere.
E non c’è differenza tra i vari mondi che Alma, la protagonista della storia, attraversa. Tutti ugualmente terribili, tutti così vicini a ciascuna di noi.
E ancora, c’è il grande valore di disegni che parlano di corpi femminili, vivi, morti, abusati, senza rappresentarne una visione sessista. Diverso da quello che fanno altri disegnatori che perfino quando descrivono donne vittime di morti orribili, indugiano nella definizione di dettagli fisici che eccitino il lettore.
E si vede che Peggy Adam fa una scelta precisa che le consente di rendere appieno il senso della storia che intendeva raccontare.
Sono ancora curiosa di sapere qualcosa di più di questa brava disegnatrice. Intanto condivido con voi un link in cui ho trovato alcune delle sue illustrazioni. Se avete altre notizie, diteci!
@Drew Falconeer: Sia l’uno che l’altro puoi trovarli da tuba.
Su Ciudad Juarez vorrei segnalare anche “Il deserto delle morti silenziose. I femminicidi di Juárez” di De Alba Gaspar Alicia, un romanzo ambientato nella Juarez dei femminicidi, assolutamente realista e ben scritto. Consigliatissimo.
Da Odradek (Roma) non ce l’hanno e manco sanno cosa sia, scatta l’ordine alla casa editrice. Grazie dell’articolo, non vedo l’ora di leggerlo!