Che l’Italia stia parecchio male lo vedi anche dal fatto che c’è un sacco di gente che si occupa della maniera in cui Gianna Nannini deve gestire la sua vita, le sue gravidanze, le sue relazioni, il battesimo non religioso e rock della figlia.
Fa proprio un sacco male al patriarcato vedere questa donna laica e indipendente, che lavora e che non ha bisogno di un uomo per ottenere lo status di donna rispettabile o per realizzare il desiderio di essere madre e di creare una famiglia così come la vuole lei. Fatta d’amore e non di convenzioni sociali imposte da integralisti che ancora fanno a chi crea prima opportunità e privilegi per maschi che se non avessero di che dominare qualcuna sarebbero privi di occupazione.
Ho contato il numero di articoli dedicati alla faccenda e su google soltanto a proposito del battesimo non religioso ne vengono fuori ben 93.
Poi mi sono riguardata la carrellata di donne morte ammazzate dai mariti o dagli ex degli ultimi giorni e il numero degli articoli dedicati a loro si fa assai più esiguo e tra questi parecchi raccontano soltanto una marea di sciocchezze.
La nuova frontiera italiana del femminicidio è ispirarsi a Ciudad Juarez. Donne abbandonate dappertutto, i cui cadaveri spuntano dalla nuda terra o vengono rinvenuti in luoghi pubblici senza vestiti, con i volti irriconoscibili.
Neanche in questo caso però i quotidiani ci risparmiano la sequela di giustificazioni all’assassino.
Il settantenne che stermina fratelli e moglie diventa “ammalato di gelosia”. Immaginiamo certo le grandissime attività mondane di questa donnina anziana a proposito della quale la figlia dichiara invece essere una vittima di maltrattamenti durati tutta una vita.
Poi c’è quello che ha picchiato a sangue e strangolato la ex e che imputa la questione alla gelosia di lei. Una lei ancora perseguitata da costui nonostante la fine del rapporto.
L’ha picchiata, strangolata, l’ha vista morire in un parco e poi l’ha abbandonata. Ed è veramente deprimente leggere lo spazio che viene dato alla difesa di questi assassini rei confessi nei quotidiani che riescono a dedicare alle vittime qualche rigo solo per definire il fatto che sono morte e che in qualche modo quella morte è sempre colpa loro.
Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: la violenza maschile è una costruzione culturale, come la mafia, che si serve di negazionismo, omertà e complicità per continuare a proliferare.
La stampa che continua a pubblicare le ridicole giustificazioni di questi assassini che banalizzano atti terribili la cui crudeltà non può che essere paragonata a quella di qualunque altro tipo di sterminio organizzato, è sicuramente complice della legittimazione della quale essi godono.
Siamo veramente stanche di leggere di donne fatte a pezzi, massacrate e lasciate a marcire ovunque senza che mai si definisca il femminicidio quale fenomeno che non tollera nessuna giustificazione.
Siamo stanche di vedere la “cultura” di questo paese guidata da chi sminuisce delitti di questa portata, li istiga, li banalizza, per tornare poi a curarsi delle scelte delle donne solo quando queste diventano pretesto per la coercizione dell’intero genere femminile.
Le donne vogliono sopravvivere alla violenza maschile. E’ così difficile da capire?
E non c’è nessuno che le aiuti. La stampa sessista in primo luogo.
Noi non abbiamo bisogno di sapere chi ha ucciso quelle donne perché leggiamo i nomi dei responsabili della costruzione della cultura del femminicidio ogni giorno.
Saranno quelli i nomi che continueremo a tenere ben a mente e dei quali continueremo a parlarvi per raccontare come siano gli uomini che odiano le donne a istigare, coprire e tutelare gli uomini che quelle stesse donne le ammazzano.
Continuiamo a fare la raccolta di articoli che meritano un posto nella hit parade delle complicità agli assassini.
Segnalateceli anche voi se ne trovate (e siamo certe che ne troverete) perché il femminicidio si combatte a partire da chi lo invoca, lo istiga, lo nega, lo banalizza e lo giustifica.
Perché innanzitutto bisogna prevenire. Perché – soprattutto – le donne vogliono continuare a vivere.
Sono d’accordo con Sonia l’arretratezza culturale del nostro paese è dovuta alla presenza del Papa, la Chiesa porta ignoranza, e fa passare normale la cultura patriarcale.
Grazie per questo post oltre alla pubblicità offensiva per le donne adesso staro’ molto attenta anche agli articoli maschilisti.
Bellissimo, ed allo stesso tempo terribile, articolo.
Credo sia la prima volta che leggo un articolo che chiama le cose con il giusto nome.
Forse vi siete solo dimenticate di menzionare il fatto che questa è la patria della Chiesa e che i preti sono stati, e sono tutt’ora, i precursori principali, gli insegnanti, di tale cultura. Nonostante, o forse proprio per questo motivo, io sia stata educata in ambiente cristiano cattolico, credo fermamente che la cultura ecclesiastica, sia la cultura del femminicidio, della violenza impunita sulle donne. La prima a fornire e concedere, culturalmente, le scusanti agli uomini. Non siamo molto distanti dal Medioevo, dai roghi, dalle brutalizzazioni che da quell’epoca in avanti sono state perpetrate al genere femminile e che sono stati esempio ed insegnamento. Cambiano i tempi, cambiano i modi, cambiano persino i nomi con cui vengono chiamate, ma è mia opinione, non cambiano i risultati e gli input che vengono trasmessi.