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Famiglia: la tomba delle donne!

[Foto da riotclitshave]

Bisogna finirla di dire che la famiglia è l’ammortizzatore sociale dell’Italia. Sono le donne, si, le donne – italiane e straniere – ad essere l’unico vero amortizzatore sociale per l’Italia.

Tutti i governi autoritari di fronte alle crisi economiche che privilegiano i ricchi e rimandano al macero i poveri disperati puntano tutto sulle donne. E alle donne non viene riconosciuto niente. Neanche una pensione per il grande lavoro che svolgono. Nulla di nulla.

L’organizzazione sociale si fonda su questo. Il ruolo di cura e quello riproduttivo delle donne. L’italia non è una repubblica basata sul lavoro. L’italia è una repubblica basata sulla schiavitù delle donne.

Nessuno punta alle pari opportunità. Alla pari dignità. Alle pari funzioni all’interno della società e anche dei nuclei familiari.

Gli uomini fuori a fare lavori retribuiti e le donne in casa a sfacchinare gratis per ammortizzare la carenza di servizi e tutto il deficit di welfare di cui l’italia abbonda. E se le donne hanno la fortuna di lavorare comunque vengono sostituite da colf e badanti che sempre donne sono.

Gli uomini a fare grandi discussioni su come devastare il mondo e le donne a casa a tirare la cinghia, economizzare, cucinare, lavare, stirare, lucidare, partorire, educare, fare da balia a piccini, marito e vecchi, e infine deve anche essere desiderabile perchè se i ruoli non si completano con quello di sex worker il marito si prende anche il diritto di cercare altrove il sollazzo che la moglie non gli da.

Questo era il concetto di famiglia negli anni passati e questo torna ad essere adesso.

Le donne che si sottraggono a questa funzione, che sfidano l’autorità del pater familias, che vogliono autonomia e gestione indipendente della propria vita, vengono punite, picchiate, massacrate, perseguitate, uccise.

Vi siete mai chieste dove finiscono le responsabilità di una donna morta ammazzata da un ex marito? Chi crescerà i suoi figli? Chi assolverà ai conpiti che erano stati destinati a lei?

Lo stato non risarcisce con servizi neppure le famiglie in cui le donne sono morte ammazzate. Semplicemente quei compiti passano di mano. La suocera o la nonna materna. La zia, la sorella della vittima. Sempre di donne si tratta.

Una donna morta ammazzata non viene considerata nella sociatà come un vuoto determinato da una vita che è stata sacrificata sull’altare dell’ammortizzazione sociale, un corpo massacrato nella catena di montaggio. Una donna ammazzata viene considerata soltanto come un travaso di compiti da destinare ad altre.

Ed è offensivo continuare a leggere intere rubriche di idiozie in cui si consiglia alle donne come farsi amare, perchè è deciso che sono loro quelle da tollerare, affinchè le donne pensino che ogni schiaffo sia meritato e ogni coltellata sia dovuta.

Cosa sono questi cosiddetti “padri di famiglia” se non gli aguzzini che sorvegliano le principali artefici dell’ammortizzazione sociale? Dei kapò che ti frustano se non resti piegata a spezzarti la schiena sulla catena di montaggio.  Mentre loro vengono illusi di contare qualcosa in più perchè arricchiscono padroni che in ogni caso, almeno, li pagano.

E chi sono questi pater familias che tornano a scorreggiare frasi contro l’islam, gli stranieri, contro le lesbiche, i gay, contro l’autodeterminazione femminile? Sono integralisti, nazisti che declamano la schiavitù del sesso femminile mentre loro stanno tutto il giorno a non fare niente. Forse a malapena a fare cyberstalking violento tutti i giorni su facebook.

In italia muoiono per la maggior parte tre tipologie di donne.

Moltissime anziane, per mano del marito anziano. Perchè non lo sopportano più e perchè i mariti assassini immaginano che alla loro età non faranno neppure un giorno di galera. Di una moglie che ha cresciuto i figli, lavato, stirato, accudito, per tutta la vita, ad un certo punto si può anche fare a meno. Come fosse immondizia. La prendi, la usi e poi la ammazzi quando non ti serve più.

Moltissime zie, madri, suocere, di età tra i sessanta e oltre. Perchè tornano ad ospitare o hanno continuato ad ospitare uomini falliti, che non hanno concluso niente nella vita, che non sono stati in grado di realizzare nulla, incluso altre relazioni fruttuose. Uomini che ammazzano zie e madri anziane in tutti i modi possibili. Con martelli, coltelli, pugni, lanciandole dai balconi.

Donne che si separano dopo i 45/50 anni. Sono donne che hanno già figli grandi. Spesso sono proprio questi figli a trovare il cadavere della propria madre. Donne che non ne possono più. Amano i figli ma non sentono di dover ancora consegnare nulla al proprio marito dal quale ci si attenderebbe che sappia cavarsela da solo. Invece no. Lui la ammazza, se ne frega di lasciare i figli orfani. Se ne frega di tutto. La maggior parte delle volte scappa, finge un tentativo maldestro di suicidio, finge il raptus. Qualche volta si suicida.

Poi ci sono le donne più giovani e i motivi sono sempre gli stessi. La donna considerata come una proprietà, un oggetto al loro servizio, la donna che non può dire di NO, perchè al primo rifiuto viene massacrata.

Sono tantissime le donne giovani, studentesse, che alla fine dell’università intravedono una possibilità di lavoro, mollano l’ex fidanzato che più spesso tronca le prospettive e le vuole appiattite su un bisogno che è esclusivamente il suo. Sentiamo spesso di uomini che fanno alle ragazze discorsi del tipo: “mi sono laureato, ho un lavoro, prendo casa ma non voglio farlo da solo. Lo faccio se ci sei tu, cara… vieni a vivere con me?”.

Come dire: siccome io ho concluso e sto a posto così, ora è il momento di avere una femmina in casa e di mettere al mondo un figlio. Perchè checchè se ne dica, di questi tempi, sono più i maschi che vogliono figliare ad un certo punto della loro esistenza perchè tante donne non si sentono più per nulla gratificate dal fatto di dover fare figli interrompendo studi, università, lavoro. Perchè le donne sanno che tutte le opportunità perse oggi, non si ripresenteranno domani. E domani non potranno certo sperare di dipendere economicamente da un uomo.

Sono donne che fanno scelte di libertà. Scelte per sè. Scelte di crescita che non coincidono con il progettino che ha fatto il maschio che hanno accanto. Di un lui che immagina la sua casa delle bambole dove ha piazzato la sua compagna ad attenderlo in casa, con grembiule, bacio sulla porta e bimbo in braccio.

Le donne sognano. Le donne vogliono aspettare. Vogliono il tempo di crescere e realizzarsi. Di viaggiare, conoscere, sapere. Le donne ne hanno diritto. Perchè sanno che con un figlio non potranno fare più nulla per tanto tempo e sanno anche che l’unico motivo per cui i “padri separati” rivendicano la bigenitorialità è solo per tenerle sotto controllo, sul loro territorio, nella stessa città, a pochi metri da loro. Per poterle martoriare di telefonate inquisitorie, per poterle ricattare quando proveranno ad avere un’altra relazione, per poterle perseguitare e massacrare quando una opportunità di lavoro le porterà lontano.

Perciò sono sempre più numerose le ragazze, giovani, che muoiono per mano di ex fidanzati. Ed è un femminicidio preventivo che spiega tutto sulla società attuale perchè ti dice che siccome tu non vuoi adempiere ai ruoli che ti sono stati imposti allora non vale la pena che tu viva. Nessuno ti tutela se vuoi vivere per te stessa.

Le donne che muoiono per mano di un maschio di famiglia, senza considerare le tante bambine e ragazzine massacrate da padri, zii, nonni, che le toccano e le abusano a tutte le età, sono tantissime e solo per questo bisognerebbe riconsiderare il welfare smettendo di dire che la famiglia è un ammortizzatore sociale.

La famiglia non ammortizza nulla. La famiglia deve essere una scelta personale e non una imposizione economica dettata da uno stato che non sa organizzarsi in nessun senso. La famiglia imposta è la tomba delle donne.

Dietro l’imposizione della famiglia c’è la retorica dell’uomo al quale nessuno deve mai negare nulla, quello che viene educato secondo una impostazione di genere, lui al posto di comando e lei a remare, quello che considera le donne oggetti sessuali, di piacere, o oggetti riproduttivi. Quello che controlla e censura la libera sessualità di donne e uomini che non la pensano come lui.

Dietro l’imposizione della famiglia c’è l’impostazione di reazionari catto-fascisti che tutela i privilegi dell’uomo, bianco, cattolico, razzista, sessista, misogino, e gli fornisce una frusta per mantenerci piegate e in schiavitù.

Le donne hanno diritto a ribellarsi. Hanno diritto a scegliere quando e come avere una famiglia, fare un figlio, studiare, crescere, lavorare. Alle donne deve essere garantita la libertà e il diritto di scegliere tutto questo.

E lo stato ha il dovere di ripensare il welfare in chiave moderna, abbandonando le ritualità medioevali e smettendo di ricorrere a vecchi e nuovi tribunali dell’inquisizione per mettere a tacere quelle come noi, consapevoli, che queste cose le comunicano senza timore.

Le donne muoiono per l’incapacità dello stato di riorganizzare una società che non le consideri schiave.

Le donne muoiono perchè lo stato chiude gli occhi mentre gli uomini le ammazzano.

Possiamo dire allora che le donne muoiono di violenza maschile e di violenza di stato. Ecco tutto.

—>>>Bollettino di Guerra

—>>>Come Mussolini governò le donne italiane

Posted in Anti-Fem/Machism, Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà, R-esistenze.


4 Responses

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  1. Natla says

    Questo passaggio andrebbe scolpito su tutti i muri:
    ” ‘ora è il momento di avere una femmina in casa e di mettere al mondo un figlio’
    Perchè checchè se ne dica, di questi tempi, sono più i maschi che vogliono figliare ad un certo punto della loro esistenza perchè tante donne non si sentono più per nulla gratificate dal fatto di dover fare figli interrompendo studi, università, lavoro.
    Perchè le donne sanno che tutte le opportunità perse oggi, non si ripresenteranno domani.”

    Unico appunto: sono ancora troppo poche le donne che questo l’hanno capito e troppe quelle che si buttano nella maternità come da un aereo senza paracadute.
    Con la testa imbottita di retorica sulla maternità, da allegre commediole televisive in cui alla fine, lui mette la testa a posto, miracolosamente piovono soldi e tutto si sistema per il meglio.

  2. Cristiano L. says

    La mia prima reazione a questo post è stata negativa: ci trovo delle generalizzazioni inaccettabili sui maschi, e penso che queste contrapposizioni vadano superate. Da colleghe con cui discutevo di questo, mi è stato però fatto notare che il post poneva dei problemi reali. Ed è vero: io ne condivido almeno due argomenti, e cioè: 1. che la famiglia non ha necessariamente una funzione sociale emancipatoria; e che 2. le violenze contro le donne di tutte le età continuano, aumentano, e avvengono perlopiù in famiglia.
    Il problema è che questi validi argomenti vanno estrapolati da un discorso davvero troppo estremo, non tanto perché “da militante” (il che non sarebbe certo un problema, anzi), ma perché procede per categorizzazioni perentorie e in definitiva riproduce quell’essenzialismo di genere che, secondo me, è alla base di tante diseguaglianze e discriminazioni. Certo, so che il femminismo separatista si muove in una prospettiva diversa e non disdegna l’essenzialismo: perlomeno quello “strategico”, come mi è stato fatto notare una volta da una ricercatrice che avevo criticato per una sua battutaccia sul fatto che tutti i maschi sono invariabilmente autoritari e fallocrati… e vai di citazioni di Spivak (ma in questo caso trovo che ce la si cavi un po’ a buon mercato, a citare semplicemente l’essenzialismo strategico di Spivak).
    Rilevare che, in mancanza di uno stato sociale efficiente, la famiglia si fa carico della sicurezza sociale non implica necessariamente che la famiglia sia una “cosa buona” (anche se Diamanti a tratti sembra idealizzarla): se ne potrebbe anche semplicemente riconoscere il ruolo sociale ed economico, con tutte le sue luci ed ombre. Anche Banfield parlava di “familismo amorale”, e non stava certo esprimendo simpatia verso quel (presunto) modello. Peraltro, in quest’ottica, è assurdo negare che anche i maschi abbiano un ruolo, se non altro economico: in mancanza di borse di studio o di sussidi di disoccupazione, molti vivono non solo grazie alla borsetta di mammà, ma anche al portafoglio di papà, piaccia o no… non è un vanto né un demerito. (Probabilmente, il ruolo maschile è nel complesso molto più trascurabile nel lavoro domestico e nel lavoro di cura alla persona, ma anche qui servirebbe qualche dato.)
    Negare le sfumature e le differenziazioni dell’identità maschile è un errore per due motivi. Prima di tutto, per un fatto di strategia politica: forse alcune lotte producono buoni risultati se sono donne e uomini a condurle insieme, almeno nel medio-lungo termine (senza nulla togliere al valore di lotte delle donne per le donne). Cambiare i modelli culturali di femminilità e mascolinità, cambiare l’educazione partendo dalla scuola, cambiare la comunicazione e le dinamiche di commercializzazione del corpo della donna (e ultimamente, dell’uomo), o la definizione televisiva delle identità di genere, gioverebbe a tutti e andrebbe fatto con le forze di tutti (o del numero maggiore di individui possibile).
    Ma non è solo una questione strategica. E’ una questione scientifica, o di “verità”, per così dire. Questo post ignora la complessità dei punti di vista maschili sulle cose, complessità che non è necessariamente benevola e aperta e progressista, ma che comunque esiste. Il modo in cui si descrive il desiderio di matrimonio o le aspettative nei confronti della coppia da parte dei maschi (“il progettino, la casa delle bambole, il bacio in fronte…”) è stereotipato, e falso. Il fatto che in molti casi il maschio sia ancora l’oppressore non giustifica in nessun modo semplificazioni sulla sua mentalità; primo perché nessuno ha detto che l’oppressore debba essere così stupido o prevedibile; secondo perché il fraintendimento della sua mentalità è un ostacolo alla decostruzione dell’oppressione che esercita.
    In definitiva, questa iper-semplificazione del ruolo del maschio (che sostanzialmente vuole soltanto trombare e comandare, e basta), di cui molti maschi si rendono conniventi in pubblico, è uno dei principali problemi: per gli uomini, condannati a forme prescritte di virilità; e per le donne, condannate a confrontarsi invariabilmente con questa mascolinità a reti unificate, invece che con le diverse sfumature che ogni persona riflette.
    A me sembra paradossale che a questo possa contribuire, anche se indirettamente, il post di un blog femminista.

  3. Aless says

    Scusate Aless

  4. Ale says

    Precisa, puntuale, perfetta rappresentazione di ciò che è la donna (non soltanto in Italia).
    L’unica nota dolente è che articoli del genere non verranno mai pubblicati sui quotidiani. Mentre verranno pubblicati scandali per alimentare il desiderio morboso della gente di conoscere la vita sessuale degli altri e per deviare l’attenzione dai problemi che riguardano sempre più persone.