Dal blog “Movimento per l’infanzia Lazio“:
Comunicato Movimento Infanzia Lazio 17 ottobre 2010
Leggiamo con una certa frequenza dichiarazioni di politici che sposano in toto la protesta di alcune associazioni di padri separati riguardo la supposta mancata applicazione della legge 54/2006 sull’affido condiviso. Purtroppo, però, dobbiamo ricordare che ci sono associazioni a tutela dei minori e madri che fanno meno rumore ma che da anni denunciano il problema delle violenze in famiglia e la pratica malsana, da parte di alcuni tribunali, di concedere l’affido condiviso (in alcuni casi anche esclusivo), a persone che sono sotto processo, o sono state già condannate, per violenze sulla ex moglie o addirittuta sui figli.
Meraviglia che politici come l’onorevole radicale Rita Bernardini, sposino in toto le rivendicazioni dei padri separati, senza però dare il minimo ascolto alle donne vittime di violenza che, grazie ad un eventuale futuro obbligo di applicazione dell’affido condiviso, potrebbero vedere i loro figli crescere con genitori condannati per violenze. Riteniamo che porre come discriminante all’affido condiviso eventuali processi in corso o condanne in primo grado per stalking, minacce, violenze o abusi su ex mogli o sui figli, dovrebbe essere interesse di tutti i politici che devono vigilare sulla corretta applicazione delle leggi, ma anche sulle loro eventuali lacune.
Dal blog “bambinicoraggiosi.com”
Affido condiviso: mai al genitore violento
Di Maria Di Napoli
“Sono d’accordo ad impedire l’affido condiviso in casi di violenza intrafamiliare. Qui a Lecce alcuni magistrati in dispregio ad ogni norma a tutela delle donne vittima di violenza intrafamiliare, consigliano di dividere la casa coniugale con il coniuge violento e consentono l’affido a giorni alterni dei figli minori al padre imputato di lesioni aggravate sulla moglie e indagato per maltrattamenti in famiglia. Oltre al danno la beffa subita dalla magistratura. La donna che con coraggio si decide a sporgere querela si può trovare con il proprio aggressore, che abusivamente ha diviso la casa coniugale, pendente la domanda giudiziale di separazione, al proprio fianco. Quasi un elogio dell’aggressore, insomma. Senza pensare che chi è violento con la propria moglie, lo è anche con i figli. I nonni non possono essere poi dei buoni educatori, considerato che a loro volta hanno educato i propri figli a divenire adulti violenti e maltrattatori. Il bambino in questi casi viene educato ad essere il futuro aggressore della propria consorte.”
Continua nel blog Movimento per l’infanzia Lazio