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Non servono più soldati. Serve una cultura del rispetto dell’altr@!

Questo è uno dei cartelli che aderiscono alla campagna sui lenzuoli contro la violenza sulle donne. La stessa campagna ora ha un riferimento blog che seguirà anche tutta la discussione e l’evoluzione dell’organizzazione per la manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne a Milano.

A proposito di quello che è accaduto oggi a Roma, dove un ragazzo ha mandato in coma una donna prendendola a pugni, Valentina ha lanciato la proposta di un blitz femminista questa sera alle 18.30/19.00 a Metro Anagnina. Potete aderire attraverso facebook o recandovi lì.

Su Repubblica leggo che sembrano tutti sorpresi che sia avvenuta una cosa del genere, come se l’intolleranza contro le donne, meglio se romene, non fosse un elemento culturalmente attivo nella capitale.

Mi sembra davvero singolare che si immagini di sfruttare l’occasione per militarizzare ancora di più le strade e per trasmettere il messaggio che le strade sono tanto insicure, quando proprio stamattina, a poche centinaia di migliaia di chilometri di distanza un’altra donna è morta ammazzata dal marito tra le mura di casa.

Quando si deciderà di fare una seria campagna culturale che insegni il rispetto per l’altr@ e che la violenza di genere è un miserabile esempio di inciviltà in qualunque caso, sarà tardi.

Poi leggo qua e là che c’è chi ci tiene a specificare che comunque il ragazzo, senza condanne ma secondo il corriere con qualche denuncia per lesioni personali, non è un “violento”. Ovviamente nella nostra democrazia sferrare pugni fracassando i cranii altrui non è “violenza”. Manifestare in piazza per difendere i propri diritti invece si.

E la cosa che emerge con grande forza è che i pugni fanno male. Che quando un uomo picchia una donna può spaccarle il cranio. Perchè le donne non sono di ferro. Sono di carne e ossa e si rompono e quando sono rotte non si riaggiustano più.

I pugni degli uomini, quelli che vengono dati più frequentemente dentro casa, dai padri, mariti, fidanzati, conviventi, conoscenti, fanno male, rompono le donne, le distruggono, le lasciano invalide, le uccidono.

E questa, secondo la mia modesta opinione, si chiama violenza. Giustificarla è un insulto perchè non c’è mai una ragione per spaccare il cranio alle donne. Mai.

Ps: non ci fosse stata la telecamera si sarebbe detto che l’incivile violenta era la donna rumena?

Posted in Corpi, Fem/Activism, Iniziative, Omicidi sociali, Pensatoio.


7 Responses

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  1. cybergrrlz says

    ma no, no. non lo vedo tra quelli cestinati. sei sicuro di aver inserito le parole antispam?
    a meno che non ci sia stato un errore.
    se non ti secca reinseriscilo.

  2. kermi says

    Avevo lasciato un commento ma ho visto che è stato cancellato, allora mi domandavo il motivo

  3. cybergrrlz says

    kermi che vuoi dire? non ho capito.

  4. kermi says

    Avevo scritto qualcosa di sbagliato o offensivo?

  5. paola says

    Ovviamente c’era la telecamera, che sconfessa la versione assolutoria, o per lo meno attenuante per l’aggressore, da parte del “testimone”, e s’intende “attenuante” nella cultura del testimone, non per la legge italiana. Vorrei solo comunicare l’impressione che ho avuto guardando il filmato, che potrebbe essere sbagliata e smentita da fatti che potranno appurarsi. Dunque, allinizio della ripresa i due camminano distanziati e ciascuno per la sua strada, poi la donna si avvicina, e comincia lo scontro, verbale, evidentemente, e poi fisico, con l’aggressione finale di lui. Ma perché lei si avvicina? mi sono chiesta. E ho cercato di rispondermi: se poco prima avevano avuto un diverbio alla biglietteria sul rispetto della precedenza e, in seguito, mentre già se vanno ciascuno per i fatti propri, lei improvvisamente si avvicina, l’unica spiegazione che mi viene in mente è che la causa di questo scarto sia stata la volontà di rispondere ad un’aggressione verbale, ovvero, lei potrebbe aver reagito a qualcosa detta da lui durante il percorso separato che vediamo nella prima parte del filmato, cioè ad un’invettiva, un’ingiuria, o che altro. E potrebbe quindi essersi avvicinata repentinamente proprio per chiedere spiegazione dell’ingiuria o dell’invettiva ricevuta. Sennò, perché? se così fosse, sarebbe un classico caso di donna che non è disposta a subire passivamente una prevaricazione, che vuole che sia riconosciuta la sua ragione e che non vuole essere offesa. Cose mai viste…. o almeno, comportamenti che la nostra società non incoraggia, né approva.

  6. mary says

    Anche se c’era la telecamera qualche testimone ha difeso il ragazzo dicendo che lei se l’era cercata…è vergognoso come viene accettata in italia la violenza sulle donne..sela si accetta compiuta da un estraneo figuriamoci dentro casa! che schifo

  7. maria says

    ”Ps: non ci fosse stata la telecamera si sarebbe detto che l’incivile violenta era la donna rumena?”

    No, l’hanno detto anche se c’era telecamera: c’é un testimone

    http://tv.repubblica.it/edizione/roma/aggressione-nel-metro-l-edicolante-li-ho-visti-litigare-da-prima/54614?video

    che dice che lei lo prendeva a schiaffi e calci e che poi lui l’ha spinta come a dire ‘e lasciami in pace chi ti conosce’… Emblematico come il giovane cammini ancora nonostante gli ‘schiaffi e calci ripetuti’ mentre la donna con una sola spinta sia in coma…
    Ora sicuramente verrà fuori che se l’é cercata e menate varie, come se ridurre in coma qualcuno sia in qualche modo giustificabile… Scommetto che se fosse stata lei con un pugno a farlo cadere e andare in coma a quest’ora avremmo un’altro battage mediatico su quanto siano pericolosi i rumeni e bla bla bla.