Ancora una nota dalla pagina fb dedicata alla campagna sui lenzuoli contro la violenza sulle donne:
Abbiamo ricevuto comunicazioni di varie iniziative condominiali contro la violenza sulle donne, diffuse in molte zone d’italia. Di un paio di lenzuoli ci arriva notizia da altre nazioni.
In italia la questione dei lenzuoli ha coinvolto il privato delle famiglie. Un primo effetto ci sembra dunque quello di aver stimolato una discussione in famiglia.
In un paio di casi sono le madri che hanno impedito alle figlie di appendere il lenzuolo. In qualche altro caso sono i maschi di famiglia che trovano un elemento di “vergogna” quello di esporre la propria idea in pubblico.
Questi sono dunque i primi segnali di omertà che parimenti vengono espressi da uomini e donne. Le più combattive hanno rivendicato l’uso del davanzale della propria finestra (“la finestra è mia e la gestisco io”) nonostante i genitori dicessero che quella finestra fa parte di una casa di proprietà dei coniugi.
Un ragazzo ci ha scritto che ha avuto difficoltà a fare capire alla madre l’utilità di questa cosa e allora ha cominciato a scrivere sulla parete della sua stanza pensieri contro la violenza sulle donne.
In alcune famiglie erano tutti concordi a offrire un segnale al condominio o al quartiere che risultasse quale stimolo di riflessione e due padri, anziani, hanno voluto contribuire personalmente esponendo propri pensieri autonomi da quelli delle figlie.
Ci sono donne che hanno esposto lenzuola al sud e al nord e in un caso che vale la pena segnalare, avvenuto a milano, il portiere, su invito dei condomini, ha costretto una ragazza a togliere una striscia di stoffa dedicata a emlou e a tutte le vittime del femminicidio, perchè questa cosa avrebbe turbato la loro serenità.
In generale, in questo primissimo e parzialissimo bilancio, ci sembra dunque che il problema maggiore rimane sempre la prudenza e il pudore nell’esporre l’idea “rivoluzionaria” di lotta contro la violenza sulle donne, quasi che fosse un fatto da gestire in privato o comunque lontano dal proprio nucleo familiare e lontano dal posto che si frequenta e in cui si vive tutti i giorni.
Questo rappresenta uno scollamento tra personale/politico e rappresenta anche il fatto che l’omertà è talmente profonda e il timore di mostrarsi in lotta contro la violenza sulle donne così alto da favorire il silenzio.
Forse le donne sono in grado di esprimere una opinione in questi mondi virtuali, forse sono in grado di scendere in piazza e manifestare assieme ad altre, ma nel privato delle proprie case, in rapporto alle proprie famiglie, al proprio luogo di lavoro, non sono ancora libere di manifestare una idea per il timore di non essere accettate, di essere etichettate. E se perfino per dirsi contro la violenza sulle donne c’è bisogno di nascondersi e mascherarsi: dove sta la rivoluzione che può determinare un cambiamento culturale?
Le rivoluzioni iniziano a partire dal proprio privato. Se pubblico e privato sono scissi avremo ancora donne che scendono in piazza e troppe donne che in modo contraddittorio subiscono violenze. Molte tra queste potrebbero essere quelle stesse che scendono in piazza.
La piazza vissuta come momento liberatorio, non definitivo, un attimo di ossigeno per trovarsi insieme e solidali ma un momento che termina quando ciascuna ritorna nelle proprie case a scontrarsi contro mentalità violente che determinano la sottomissione, la schiavitù delle donne.
Perciò pensiamo che per ogni lenzuolo appeso ci sia una donna o un uomo che ha intrapreso una lotta contro la violenza sulle donne e pensiamo che la piazza sarà il luogo in cui quelle lenzuola sventoleranno insieme portandosi dietro un risultato e una lotta reali in cui ciascuno ci ha messo la faccia, la finestra, il giardino e il balcone.
D’altronde ciascuna di noi fa del proprio corredo di biancheria quello che le pare!
[Serbilla scrive: “Mia madre in principio era contraria, la infastidiva il pensiero che la gente passando per la piazza avrebbe notato il lenzuolo e letto ciò che c’è scritto sopra, essere notata, attirare l’attenzione, davanti alla mia insistenza e agire autonomo (ho preso e l’ho fatto) ha progressivamente cambiato opinione, prima diceva: vabbè un paio di giorni e poi lo togli,poi quando una sua amica le ha telefonato per chiederle cosa fosse quel lenzuolo appeso, e lei glielo ha spiegato, me l’è venuto a raccontare tutta contenta.
Mia nonna me lo ha chiesto, gliel’ho spiegato e si è trovata d’accordo.
Infine mio zio, non ha detto niente, ha chiesto a mia nonna, lei ha spiegato e fine, in fondo durante i mondiali ci facciamo notare con le bandiere dell’italia e durante il campionato con quelle del Napoli!
E sì ti fa sentire una rivoluzionaria.”]
Leggi anche:
Quei lenzuoli usati per nascondere le vittime e i loro assassini
Il lenzuolo contro la violenza sulle donne coast to coast
Un lenzuolo contro la violenza sulle donne
e ricordate:
Le lenzuola non si possono censurare: “Dato che i maschilisti ci censurano dappertutto pensiamo che le lenzuola nei balconi possono censurarle solo se abbattono le case.”