Ieri condividevamo un lungo articolo di Fastidio che opponeva una intelligente e articolata critica agli argomenti che pone la Marzano a proposito del suo moralismo e di molto altro ancora. Oggi ce la ritroviamo ancora sdoganata su Repubblica, con questo genere di opinioni:
"Paradossalmente, molti di questi delitti passionali non sono altro che
il sintomo del ‘declino dell’impero patriarcale’."
Fastidio risponde: "eeehhh sì, qualche
altro omicidio e le donne saranno finalmente liberate!"
Questa teoria del "declino" dell’impero patriarcale imperversa dal momento in cui alcune filosofe d’oltralpe sono state paracadutate in italia per pronunciare frasi autorevolmente riconosciute (dalle alpi?) in occasione dell’analisi del declino berlusconiano.
La tesi di queste donne non riesce a scindersi dall’assillo di un berlusconi beccato in esercizi coitali, dentro o fuori il letto di putin, a tal punto che la opinione circa il declino del suo impero coinciderebbe con quella che riguarda tutto l’impero patriarcale.
Qualcun@ dovrà pur dirlo a queste donne che non tutto comincia e finisce da berlusconi e che le specializzande in fenomenologia del rapporto sesso-potere nelle ville del cavaliere se vogliono proprio parlare di tutte le donne dovranno guardare all’impero nella sua interezza.
Non è vero neppure per un cappero che "l’impero patriarcale" sia in declino. Anzi, è vivo e vegeto e lotta contro di noi. Semmai è in totale rinascita, in fase di restauro, di riedificazione, in fase di revisionismo e negazionismo, a distruggere ogni minimo diritto che le donne hanno ottenuto. Il patriarcato continua a mietere vittime, tutti i giorni, e se Repubblica chiamasse a parlare delle questioni delle donne italiane le donne che in italia si affaticano tutti i giorni per fare emergere la gravità della situazione forse se ne avrebbe un quadro meno romanticheggiante e approssimativo.
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di
Guerra
L’articolo della Marzano è raccapricciante. Come se non avessimo mai detto nulla sulla violenza maschile e patriarcato. Una frase della stessa, che ricordo, da ieri, afferma che le donne negli anni settanta lottavano per essere sia donne che madri che amanti. Ricordiamo che la lotta per la propria privata e pubblica libertà passa innanzitutto per l’affermazione della capacità di autorappresentarsi in modo “non funzionale alla visione maschile”. Sulla “caduta del patriarcato” (ma non dei patriarchi e delle patriarche a quanto pare) aggiungerei che la categoria di “crisi” della mascolinità (cit. Bellassai, Mosse) si applica a diverse epoche storiche e si esprime nella storia come riaffermazione della virilità e della forza maschile. Perciò la lente della “crisi” ha un senso, ma nel momento in cui sono storicamente gli stessi maschi ad autorappresentarsi in tal modo e allo stesso tempo reagiscono con istanze identitarie forti. Le filosofe che parlano di crisi del patriarcato, perse nei women’s studies, dimenticano la performatività del gender e i proficui men’s studies e si lasciano, a mio avviso, ingannare, descrivendo una “crisi” che in realtà non ha a che fare esclusivamente col nostro tempo, ma che è da sempre presente come fantasma e funzionale, da sempre, all’affermazione di identità machiste.
…un articolo degno di cotanto giornale, il cui livello culturale e di vicinanza alla realtà delle cose è ben rappresentato così.