Oggi
il corriere pubblica una intervista allo stalker “pentito”. Ieri notte canale
cinque faceva vedere la carrellata di interviste a uomini accusati di violenza
contro le donne. I maschilisti sono impegnati a fare fermare l’informazione
sulla violenza maschile sulle donne. C’è chi dice che è meglio non parlarne,
chi dice che bisogna parlare del problema psicologico legato al maschio
nostalgico della tetta materna, chi si spreme le meningi e chiede ad alta voce:
“Ma che vorranno mai questi uomini? Cosa possiamo dargli per farli smettere?
Come possiamo “curarli””.
E
che vorranno mai? Che vorranno secondo voi? La nostra morte, questo vogliono.
Ma
no, risponde lo specialista addestrato alla mistificazione. Ma no, non vogliono
la morte delle donne, vogliono solo essere amati.
‘Sti
cazzi, dunque è vero: vogliono la nostra morte. Perché quando si eleva a
teorema sociale il ricatto quotidiano che subiscono le donne, quello
psicologico, che mente sapendo di mentire, che spaccia per amore l’egoismo
all’ennesima potenza e che promuove l’attività dello stalker come se fosse un
innamorato disperato invece che l’essere ossessivo e squilibrato che è, allora
è tutta la società ad essere malata.
Ci
sono i negazionisti, i revisionisti, ci sono gli psichiatri sempre attenti a
manifestarsi per promettere un Tso alle donne e tanto disponibili alla
comprensione umana dei maschi violenti. Ci sono i burocrati della violenza
maschile, i legislatori della violenza maschile, le associazioni che promuovono
il diritto alla violenza maschile.
E’
la cultura della rinascita del patriarca, del maschio padrone, violento, il
macho figlio del catto-leghismo che produce cadaveri di donne e li produce
soprattutto al nord dove le donne lavorano, sono più autonome e più che nel sud
hanno l’opportunità di scegliere di lasciare un uomo se non vogliono stare con
lui.
E
la pagano, a caro prezzo, pagano con la vita. Pagano con il furto dei figli.
Pagano con ricatti e molestie. Pagano con lo stalking che altro non è che
l’intenzione di uccidere una donna preceduta da tattiche di avvicinamento
persecutorio.
Esiste
lo stalking telefonico, quello virtuale, quello reale, quello giudiziario.
Ma
l’avete visto quello stuolo di maschi che non si rassegnano alla fine di una
storia che sfilano in televisione a piagnucolare perché l’ex moglie è stata
tanto ma tanto cattiva?
Accade
da un po’ di anni, almeno cinque o sei, che gli stalker vengano promossi a
personaggi da intervistare, ai quali fare raccontare le loro storie, vengono
legittimati politicamente, socialmente, mentre viene resa sempre più
impraticabile per le donne la scelta di sfuggire ad una situazione di violenza.
Dovete
farci caso, a partire dalle trasmissioni del mattino, poi quelle pomeridiane,
tutte dedicate alla casalinga media, poi perfino quelle serali durante le quali
gli stalker si trasformano in specialisti di quella o della tal’altra materia
per dire sempre e solo la stessa cosa.
E
intervista dopo intervista, in assenza delle donne, rinchiuse in chissà quale
centro antiviolenza con tutta la fatica che serve per aiutarle a ricominciare a
vivere, questi uomini, aiutati dalle televisioni, hanno realizzato una cultura
nazional-popolare rispetto alla quale lasciare un uomo è una “colpa”.
Allontanarsi da un uomo violento è una “colpa”. Prendere un figlio e rifugiarsi
in un centro antiviolenza per sfuggire alle violenze di un uomo è una “colpa”.
In
televisione negli ultimi anni si è lasciato ampio spazio alla rivendicazione
degli uomini violenti e questi hanno fatto cultura, hanno istigato altri uomini
e gli hanno insegnato che uccidere una donna è giusto, perché quella donna non
può lasciarti, non ne ha il diritto, perché se tu hai un problema ad accettare
la fine di una storia hai il diritto di perseguitarla, massacrarla,
minacciarla, insultarla, toglierle i figli, procurarle danni e infine anche
ucciderla.
E’
la televisione nazional-popolare che ha lasciato la parola agli stalker, agli
assassini, ai maltrattanti, a quelli che "non hanno più niente da perdere", ai persecutori, rivestendoli in doppiopetto e
regalandogli un aurea di perbenismo e disperazione tutta da comprendere,
consegnando agli italiani e alle italiane storie commoventi costruite ad arte e
calibrate per nascondere la verità. Servizi su italia uno, canale cinque, sulla
rai. E storia dopo storia gli uomini imparavano che le donne erano nemiche e
che era giusto spaccare il vetro della macchina di una ex moglie o andare a
bruciarle la casa o perseguitarla con una pistola fin dentro un ufficio dei
servizi sociali, ammazzarla dentro un tribunale perfino.
C’è
una responsabilità precisa in quello che avviene e non è delle donne ma di chi
gioca con le parole e sdogana un assassino dopo l’altro, promuovendo una
cultura del femminicidio che per tutte noi è una condanna a morte. C’è una responsabilità nella legittimazione di stalker e assassini che vengono eletti a rappresentanti di una casta protetta invece che confinati ai margini di una società che non dovrebbe prendere lezioni da loro. C’è una responsabilità gravissima nella scelta di lasciare spazio agli uomini violenti e censurare le donne vittime e quelle che lottano contro la violenza maschile su donne e bambini.
Siamo
stufe della pietà rivolta agli assassini mentre per noi vittime non c’è nessuna
pietà. Niente che faccia minimamente pensare ad una seppur vaga preoccupazione.
Qualche titolo di giornale quando lo stupratore è rumeno e solo vago stupore di
paraculi caduti dal pero quando i delitti di maschi contro le donne si
moltiplicano ogni giorno e non li si può archiviare come fossero niente.
Siamo
stufe di tutta questa delicatezza, della comprensione, della ricerca di “umanità”
in questi massacratori di donne. Una società razionale non si piega a
contrattare una soluzione con questi terroristi di genere. Una società
razionale non impiega così tante risorse per la “comprensione” dei carnefici
mentre le vittime vengono lasciate nell’immondizia, in riva ad un fiume, con i
corpi a pezzi, squartate, devastate, accoltellate, strangolate, massacrate
giorno dopo giorno.
Gli
assassini sono assassini, gli uomini che violano la libertà delle donne sono
assassini e quella gran parte di società che è attenta ai bisogni degli
assassini è una società malata. Una società dell’immagine in cui l’assassino
viene chiamato in tivù per fare audience, in cui lo stalker viene sdoganato
nelle case degli italiani per fare i soldi sulla pelle delle donne. Sulla nostra
carne, sulla nostra vita, sulla vita delle nostre vite.
Perciò
vaffanculo ai programmi del mattino, a quelli del pomeriggio, alle telenovele
dei maschi affranti, ai giornalisti che pubblicano merda perché sanno parlare
solo di tutto ciò che ruota attorno al loro pene. Vaffanculo agli psichiatri,
ai giochetti negazionisti: da un mese le donne muoiono, sono sei, no sono 7, no
sono 2 e bla bla bla (rai uno ha cambiato numero in ogni tg ad muzzum).
E no, complici e omertosi aderenti alla massoneria dell’uomo violento, sono 14 in luglio e siamo al 14 luglio. Una al giorno, una al
giorno, una al giorno, una al giorno. E cento altre che sono in fin di vita,
che sono sopravvissute a tentati omicidi, che sono perseguitate, picchiate,
minacciate, ogni giorno.
E ora
basta!
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ammazzare le donne!
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Smettete di chiamarlo delitto "passionale"!
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di Guerra
http://www.youtube.com/…i4Y8&feature=channel
Avete letto questa?
Vallecrosia, studente confessa: vedo belle ragazze e non resisto
ANSA)- IMPERIA, 14 LUG – Uno studente di 17 anni,a distanza di poche ore, ha tentato di stuprare due giovani donne per strada e poi una ragazzina a Vallecrosia. E’ stato arrestato dai carabinieri. Le indagini sono partite dalla denuncia da una delle due donne che ha detto di essere stata assalita alle spalle dal giovane che si e’ abbassato i pantaloni e ha tentato di violentarla. Le sue urla lo hanno messo in fuga. Il ragazzo, studente incensurato, ha detto di non saper resistere alla vista di una bella ragazza.
Non resiste, capito… d’altronde è un masculo, mica gli si può fare una colpa, eh! E’ la sua natura di omo con gli ormoni che gli fa fare quelle cose lì, diciamolo.
Magari su La Repubblica tra poco leggeremo un bell’aricoletto “scientifico” che ce lo conferma.
La prossima volta che esco, magari, prendo a mazzate la prima persona che non mi piace – non so resistere alla vista di una faccia da pirla!
Ieri sera per caso sono capitata su rai 1, ora di cena, un programma nostalgico della vecchia tv, una cosa tipo: dadadà o dadadù. Un mix di siparietti sul cornutismo, uomini traditi dalle donne. Da Walter Chiari a Raimondo Vianello e Sandra Mondaini con “Ed io tra di voi”. Mi è sembrato così inopportuno.
In un Paese normale, questi numeri farebbero preoccupare: in 14 giorni sono state uccise 14 donne, per non parlare di quelle ferite, perseguitate e minacciate.
In Italia, invece, si preferisce parlare del caldo e sbagliare a titolare gli articoli definendo femminicidio un omicidio passionale: la cosa mi provoca tanta rabbia, ma proprio tanta.
Cara Fikasikula, come tutti i fascismi che si rispettino anche questo italiano odierno ha sussunto nei contenuti la fedeltà all’ideologia cristiana e il tradizionalismo. Con entrambi si fa elettorato, dopo aver rincoglionito un popolo per 20 anni. Con loro hanno avuto voce: i padri separati, i mariti antiabortisti, i bohemien per amore, che sono stati “i relitti addomesticati” di questa società. Maschilismo a go-go, iniettato attraverso le rappresentazioni delle donne sexy caserecce dell’iconografia berlusconica. Un papato che criminalizza la minor crudezza della RU486 perchè “senza dolore, non ci si responsabilizza”. Tutti questi contenuti assimilati in decenni di propaganda (con il contraltare degli stranieri-stupratori, come se stupratori nel vero senso della parola potessero essere solo i marocchini, rumeni e albanesi) hanno creato il brodo di coltura in cui far prolificare il femminicidio.
Hai ragione.
Un abbraccio.
cloro