Un articolo del Manifesto sulla proposta di legge per il Lazio targata Tarzia (via sito associazione luca coscioni). A questo proposito leggi anche Te lo do io il consultorio (con il testo della proposta e la sua semplificazione) e Te lo do io il consultorio (parte seconda) con il comunicato della donne del pd che chiedono agli uomini del pd di ritirare la firma. Per
ampliare il punto di vista potete dare una lettura al tentativo di
depotenziamento e smantellamento dei consultori che comunque viene fatto
anche in altre regioni. L’ultima proposta in Sicilia. Domani pomeriggio ricordate a Roma l’assemblea pubblica per parlare di questo.Tutte le info QUI. Buona lettura!
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Consultori, il capolavoro Tarzia
Ida Dominijanni
C’è federalismo e federalismo. E in tanto parlare di federalismo
fiscale, quel che resta della sinistra bene farebbe a mettere all’ordine
del giorno una bella discussione sul federalismo eversivo. Tipo quello,
per esempio, che ispira la proposta di legge della Ragione Lazio di
«riforma e riqualificazione» dei consultori, prima firmataria Olimpia
Tarzia. Attacco al profilo costituzionale della famiglia, rovesciamento
della 194, snaturamento e privatizzazione del servizio con ingresso
massiccio delle associazioni pro-life, supervisione etica col timbro
cattolico.
Olimpia Tarzi, per chi non lo sapesse, vanta un curriculum che è un
programma – cofondatrice del movimento per la vita e dell’associazione
«Scienza e vita», presidente del comitato per la famiglia (quello del
Family Day), vicepresidente della rete dei consultori cattolici, leader
autoinvestita di un «Nuovo Femminismo» reazionario – e che le è valso un
massiccio bottino di voti nella lista Polverini: con questa che è la
sua prima iniziativa legislativa paga il debito, materiale e simbolico,
allora contratto, e lo paga con gli interessi. E purtroppo non è sola né
in buona compagnia: le firmano la proposta, oltre a quelli di
maggioranza, anche quattro solerti consiglieri del Pd (Astorre, Mei,
Scalfa, Moscardelli, tutti uomini e tutti cattolici, ma se dio vuole
pare che qualcuno ci stia ripensando). Ed ecco in sintesi i frutti del
suo capolavoro.
Primo, la famiglia è ridefinita come istituzione votata al servizio
della vita e il suo valore primario è la fecondità (le coppie sterili
non fanno famiglia). Secondo, il concepito non solo è «tutelato», ma
riceve un assegno ed è considerato a tutti gli effetti «un membro della
famiglia»(aggiungi un posto a tavola, anche se per nove mesi resta
vacante). Terzo, se una donna si presenta al consultorio con
l’intenzione di abortire si prepari alla via crucis: la aspetta un
«percorso obbligatorio» in due tempi, che prima la obbliga a farsi
bombardare di discorsi dissuasivi, proposte preventive e esercizi di
socializzazione del suo problema, e solo dopo, se rifiuta il consenso
informato a questo bombardamento, scatta la procedura per l’interruzione
di gravidanza prevista dalla 194 (che in tal modo viene attuata, si fa
per dire, al rovescio: diventa una legge contro l’aborto).
Quarto, il privato entra massicciamente nella gestione del
consultorio e quest’ultimo gli può essere dato in concessione, grazie a
convenzioni attivabili sulla base di criteri non di efficienza ma
dichiaratamente culturali e ideologici (largo al movimento per la vita e
alle associazioni cattoliche, sotto le insegne del principio di
sussidiarietà e sulla scia di Formigoni). Quinto, i consultori non
devono più essere considerati dei servizi «asettici», bensì strutture
moralizzatrici di sostegno ai «valori etici» della famiglia (alla faccia
dei criteri di efficacia e appropriatezza che regolano, o dovrebbero,
la sanità pubblica). All’uopo, quinto, vengono istituiti degli appositi
comitati bioetici (da chi e con quale impronta culturale è facile
desumerlo dall’impianto confessionale complessivo).
Sesto e ultimo, i consultori si arricchiscono di una nuova funzione
di consulenza «a disposizione della magistratura» (che per l’occasione
cessa di essere la bestia nera del centrodestra e diventa una preziosa
alleata nel controllo delle donne e dei minori, vedi mai). Di
leggi-manifesto ne abbiamo viste in Italia una per ogni sfumatura di
colore. Ma raramente s’è sentito un concentrato simile di allegra
riscrittura costituzionale, tranquilla violazione della legislazione
nazionale vigente, inginocchiamento ai diktat vaticani. E’ il
federalismo, bellezza, e non è che l’inizio.