Per la storia che sto scrivendo mi servirebbe qualche spunto a proposito di un personaggio viscido, che sa di unto, che è morboso, ossessivo, patetico, fortemente disturbato, violento, persecutorio, infantile, anche un po’ tardo di comprendonio, buzzurro, squallido, volgare, astioso, acido, livoroso, vendicativo, distruttivo, pericoloso, uno insomma fortemente da evitare.
Mi servirebbero dettagli fisici, caratteriali, tic nervosi, andatura, abbigliamento, pettinatura, e poi frasi idiomatiche del soggetto, uso delle parole, il suo limitato dizionario.
Sapete che per descrivere un personaggio devi farlo parlare con le sue parole, per differenziarlo dagli altri soggetti della scena. Per quanti sforzi faccia proprio non mi riesce di scrivere frasi altrettanto idiote quanto il personaggio meriterebbe.
Avete in mente qualche personaggio così? Non fate nomi, ovviamente, ma aiutatemi a realizzare un identikit di immagine e parole per inserirlo nella storia.
Avrà il ruolo che merita.
Grazie! 🙂
Ps: dimenticavo, il soggetto ovviamente odia le donne!
—>>>Si accettano spunti e suggerimenti. Scriviamo tutto, in stile juke box. Dateci una parola e ne ricaveremo una trilogia. E dato che pensiamo ci sia bisogno di buona scrittura femminista allora unitevi a noi e scriviamo una raccolta di storie, anche a più mani, da divulgare via web.
Sì, lo conosco bene un tipo così. A me e alle mie sorelle ha rovinato infanzia, adolescenza, parte della giovinezza.
Ora è tardissimo e devo andare a dormire ma domani se vuoi ti mando una descrizione dettagliata.
Lui è alto, un po’ grassoccio (ma va in palestra due volte a settimana per levarsi la pancia, poi torna e si cucina bucatini al sugo di cinghiale già pronto), veste sempre in tuta. Lavora in un ufficio, magari per le telecomunicazioni, dove tutti sono obbligati a vestirsi in giacca e cravatta. All’inizio non gli piaceva, doveva andare in continuazione al bagno a lavarsi la faccia che gli diventava continuamente lucida e viscida. Era un tipo molto silenzioso, eseguiva a testa china ogni ordine del capo. A mensa stava sempre in disparte.
Riceveva comunque promozioni, stava facendo carriera, ma aveva un problema: il sudore. Non smetteva mai di sudare, poverino, aveva provato di tutto, ma niente funzionava.
Nessuno dei suoi colleghi può dimenticare il giorno in cui arrivò in ufficio con entrambe le ascelle pezzate, e lui che tentava di nascondere il sudore con la giacca. Ma era luglio, quindi, peggiorò la situazione. Una collega tentò di aiutarlo con alcuni consigli, e lui subito le chiese di uscire, come amici. Uscirono insieme, lui tentò di baciarla, lei gli disse che aveva frainteso, allora lui la obbligò a fargli un pompino. La minacciò, poi, dicendole che se avrebbe detto qualcosa a qualcuno, lui che stava culo e camicia col capo l’avrebbe fatta licenziare in uno schiocco di dita.
Passano i mesi, passano gli anni, e alla fine lui si ritrova a capo di questa agenzia di telecomunicazioni: tutti sanno che lui non lavora, e che ha scaricato tutte le sue responsabilità sui suoi sottoposti: nessuno ha però il coraggio di dirgli qualcosa. È cambiato: ha trovato un rimedio al problema del sudore, si è fatto una famiglia “con un’extracomunitaria” come dicono i colleghi, hanno anche dei figli. Dicono però che non è più silenzioso come una volta, è come se ora fosse passato all’opposto: urla sempre. In continuazione. Rimane chiuso tutto il giorno nel suo ufficio, non si sa a fare cosa, davanti al computer, mentre altri e altre, con un terzo del suo stipendio, si addossano le sue responsabilità .
Ovviamente, questa è una storia di pura invenzione.
Baci,
LL.