C’è
una costante nei metodi usati da chi esercita un potere per dominare le persone:
ti placcano, ti molestano, ti minacciano, ti insultano, ti feriscono, poi si
presentano, tronfi e ingessati, in veste ufficiale, con l’ego che sventola la
bandiera del potere testè dimostrato, per raccogliere il frutto di quella
costante aggressione.
In
genere si tratta dell’ultima possibilità perché chi vuole dominare è magnanimo e
ti offre sempre un ultimatum prima di schiacciarti definitivamente.
La
mafia fa così e lo fece anche il mio ex che mi stordì di molestie, aggressioni
e violenze per poi presentarsi a darmi la “possibilità di ripensarci”.
Generoso
vero?
Ovviamente
gli dissi di no. Trascorsi le vacanze in ospedale con una serie di fratture e
l’impossibilità di usare la mano destra.
Mi
restava quella sinistra con il dito medio puntato verso l’alto e la usavo anche
abbastanza spesso contro tutti quelli che venivano a spiegarmi che “poverino”
lui soffriva così tanto.
Perché
deve essere una “grande sofferenza” picchiare una donna e mandarla in ospedale,
come no.
Ero
arrabbiata con lui. Ero arrabbiata con me stessa. Ero aggrappata alla volontà
di uscirne per dimostrare a me stessa che la mia vita non si sarebbe ridotta
solo a quello.
Quando
uscii fuori dall’ospedale lo trovai ancora lì ad aspettarmi e mi venne
spontaneo dirgli di non farsi più vedere. Mostrò ancora quel suo lato patetico
da vittima di chissacchè e mi pregò, poi mi insultò, infine mi colpì di nuovo
fino a farmi cadere.
Al
pronto soccorso tornarono a darmi il benvenuto e i carabinieri presero la mia
denuncia con lo sguardo un po’ compassionevole.
Li
avete visti quelli che raccolgono la denuncia? Ti guardano come se tu fossi un
po’ disgraziata perché le botte che ti da un uomo ai loro occhi sembrano lo stigma di un fallimento sociale.
Poverina
che si è messa con un uomo così. Poverina che va in giro con tutti quei lividi.
Poverina che ha la schiena curva e gli occhi tristi. Non è un bell’esempio di
donna perfetta e realizzata.
Il
marchio del fallimento sociale ti resta appiccicato addosso come fosse colpa
tua. Mentre lui, lo stronzo che t’ha ridotta in quello stato, continua a
girovagare per il mondo dicendo di te tutto quello che gli passa per la testa e
raccogliendo approvazione sociale una parola dopo l’altra.
Bisognerebbe
spiegarglielo a quelli che raccolgono le denunce i poverini, gli
emeriti falliti, sono quelli che picchiano le donne per sentirsi “maschi”.
Bisognerebbe dirgli che quei maschi fanno quel che fanno proprio perché c’è una
cultura che li appoggia e li tutela anche quando invadono la tua vita
centimetro dopo centimetro. Anche quando insistono nel molestarti ed importi la
loro presenza perché non hanno il minimo rispetto della volontà dell’altra.
Bisognerebbe
dirgli tante cose a quelli che raccolgono le denunce. Soprattutto bisognerebbe
dirgli di fare in fretta altrimenti può succedere quello che poi è accaduto a
me.
Prima
che andassero ad ammonirlo per il suo comportamento lui venne di nuovo da me. Buttò
giù una finestra e con quello sguardo di stramaledetta vittima del mondo
continuò a rompere tutto. Finchè non cominciò a picchiare sulla mia testa, un
colpo dopo un altro, senza lasciarmi respiro.
Sono
sopravvissuta e ho superato anche il processo. Ha mentito spudoratamente. Quella
processata sembravo io. Lui veniva descritto come un santo. Lo hanno comunque
condannato ad una misera pena. Quel tempo mi è bastato per cambiare vita e
città, a mie spese, come una testimone di mafia che deve latitare per
proteggersi. Sapevo che non appena libero lui mi avrebbe cercato e picchiato di nuovo.
Qualche
tempo dopo ho saputo che aveva tentato di uccidere la nuova compagna. Mi dispiace
per lei. Mi dispiace per le donne. Mi dispiace perché nessuno ci prende sul
serio e tanti assassini se ne stanno allegramente in libertà mentre siamo noi a
doverci nascondere come ladre per sopravvivere a tanto orrore.
E questa
è la mia storia. Grazie per avermi permesso di raccontarla.
—>>>Grazie a te per avercela raccontata. Un abbraccio!
hai perfettamente ragione , anch’io ho dovuto cambiare regione per stare tranquilla , non ho voluto nessun processo per uscire dalla storia il più presto possibile , ma per separarmi ci sono voluti lo stesso 4 anni perchè trovava sempre il modo per prolungare la causa , alla fine mi hanno dato ragione , ma mi è costato molto economicamente e moralmente , per non parlare del fatto che si è tenuto tutte le mie cose che non sono riuscita a portare via … menomale che non ci sono figli di mezzo!! Per molte persone ,comunque dovrei tornarci insieme , ho sbagliato ad andarmene , dovrei sentirmi in colpa , ma a me non interessa il parere di nessuno , tant’è che mi sono trasferita tutta a spese mie!
Dispiace sempre anche a me quando leggo queste testimonianze…
Tra l’altro, quando sento parlare di carabinieri che hanno quel tipo di reazione (voglio credere che ne esistano di intelligenti), mi torna sempre in mente la risposta che due di loro diedero ad una donna vittima di stalking da parte dell’ex marito: “Signora, ma quello è il padre dei suoi figli!”. Insomma, si coprono a vicenda, e noi donne stiamo sempre peggio.
Forse un giorno avremo davvero gli stessi diritti… forse un giorno, potremo parlare di giustizia? Anche se il mio cuore è pieno di disgusto, verso uomini così, mi rendo conto di quanto io sia fortunata, ad aver avuto delle figure maschili come mio padre, rispettoso verso tutti, e soprattutto verso mia madre, e verso di me, e mi sento fortunata ad avere un ragazzo come quello che ho ora, ed è raro trovarne uno così al giorno d’oggi, pensando che era amico del mio ex, che infuriato perchè dei ragazzi ci stavano provando con me davanti ai suoi occhi mi spinse per terra… e chissà cosa avrebbe fatto se i suoi amici non lo avessero trattenuto… cercò di scusarsi con tutti, raccontando a giro che ero stata io a provocare… ma la figuraccia ce l’aveva fatta solo lui. Ricordo quando lo raccontai a mio padre, voleva andare a picchiarlo… poi voleva denunciarlo… ma la mia rivincita ce l’ho già avuta. Ora lui è solo, senza amici, senza amore, io invece amo e vengo amata.