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L’italia dal volto umano. No Cie!

A proposito di Cie. Noi non siamo complici racconta delle ultime dichiarazioni dell’umano Giovanardi, della richiesta d’asilo accolta per Hellen, di Joy che è ancora sotto flebo, dell’iniziativa che si terrà il 19 giugno, e poi divulga un appello preso da NoCie.

Copiamo anche noi questo appello con l’invito a divulgarlo il più possibile. Buona lettura!

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Riprendiamo dal blog NoCie un importante appello da sottoscrivere.

A
coloro che intendono schierarsi apertamente, in maniera netta e senza
ambiguità, per la chiusura definitiva dei Centri di identificazione ed
espulsione, strutture che rappresentano concretamente il simbolo più
evidente della negazione dei diritti – primo fra tutti quello della
libertà personale – nonché momento estremo del controllo sociale.

Voluti
dall’Unione Europea per affermare la propria definizione di fortezza
che garantisce i diritti solo ad alcuni e in certi casi, messi in atto
in Italia da un governo di centro sinistra, rafforzati e peggiorati dai
governi di destra, i Cie sono la dimostrazione della politica espressa
dal nostro Paese nei confronti degli “stranieri”, in un percorso che dal
rifiuto porta alla rimozione, alla negazione dell’altro. Buchi neri del
diritto nazionale e internazionale, spesso nascosti agli occhi dei
cittadini nelle periferie delle città, inaccessibili e non monitorabili,
i Cie sono nei fatti un’istituzione illegale, risultato di abusi
giuridici e di leggi razziali come quella che introducendo il “reato di
clandestinità”, nega il principio di eguaglianza.

Chi ci è
entrato ha avuto modo di toccare con mano rabbia, dolore e violenza.
L’estensione a sei mesi del tempo massimo di detenzione ha acuito ancora
di più la disperazione, che spesso si traduce in tentativi di suicidio,
in vite che si frantumano nel silenzio e nell’indifferenza. Chi ha
ascoltato la voce di quelle e quelli che in maniera ipocrita vengono
chiamati “ospiti”, riuscendo a sfondare il muro impenetrabile di
invisibilità che nasconde i destini di persone costrette in gabbia, può
affermare con nettezza che i Cie, un tempo Cpt, sono irriformabili.

Perché è
inaccettabile restare rinchiusi per il solo fatto di aver varcato una
frontiera per necessità, per il solo fatto di esistere e aspirare a un
futuro migliore. L’esistenza dei Cie si colloca nel disegno di chi vuole
uomini e donne migranti in perenne condizione di ricattabilità,
impossibilitati ad accedere a percorsi di regolarizzazione, scorie
finali di chi è espulso dal circuito produttivo dopo essere stato
sfruttato e costretto alla clandestinizzazione.

Gabbie e
cemento, nascondono destini spezzati, tentativi di rivolta, furore
legittimo e repressione sistematica. Gli enti gestori, che da queste
strutture guadagnano milioni di euro macchiati di sangue, provvedono a
far trovare ambienti puliti alle delegazioni che riescono a entrare. Ma
basta guardare negli occhi gli uomini e le donne che stanno dietro
quelle sbarre, per ritrovarsi in faccia una realtà celata e rimossa.

Quella
che chiediamo non è soltanto una firma di circostanza, ma un impegno
duraturo.

Chiediamo che chi opera nei mezzi di
informazione, nelle associazioni umanitarie, nelle istituzioni, nel
mondo della cultura e dello spettacolo, si assuma, sottoscrivendo, una
responsabilità precisa. Quella di forzare l’omertà che consente tale
vergogna e di raccontare.

Raccontare con onestà, non
fermandosi all’apparenza ma per comunicare quanto sia importante
chiudere tutti i Cie.

Scegliendo oggi di disobbedire al
consenso di cui gode il razzismo istituzionale. Un giorno, speriamo non
lontano, luoghi infami come i Cie diventeranno simboli di una vergogna
passata, da visitare per non dimenticare, per non ripetere.

Clicca qui per firmare l’appello.

Leggi anche il programma della settimana di mobilitazione contro i
Cie a Roma (21-29 maggio).

Posted in Anticlero/Antifa, Iniziative, Omicidi sociali.