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Facebook e il femminicidio virtuale

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Non vogliamo ripeterci, conoscete la nostra avversione per facebook. Non è un social network per donne, l’avevamo detto e ridetto.

Abbiamo dedicato una intera categoria per raccontare, osservare, monitorare il fenomeno neomaschilista che sta massacrando le donne sul web.

Sembra che quello che diciamo però non serva ad alcune.

Ieri hanno chiuso la pagina della campagna Riconosci la violenza. Prima di arrivare a questo c’erano state le solite manovre squadriste/maschiliste.

I soliti noti hanno prima invaso la pagina. Quando la pagina è stata un po’ blindata l’hanno clonata e hanno cominciato a usare la pagina clonata come fanno con tutte le pagine clonate in cui si nascondono dietro simboli femministi o contro la violenza sulle donne per mandare al rogo, insultare, molestare, denigrare, diffamare tutte le donne. Per farlo si servono anche di numerosi account con nomi femminili e foto da catalogo thailandese con tetta al vento perchè acchiappa più amicizie e secondo loro li legittimerebbe a dire delle donne tutte le cattiverie che loro cagano ad ogni respiro.

Chi gestiva la pagina vera si è arrabbiata è ha chiesto ai fan di segnalare la pagina falsa affinchè fosse chiusa. Gli squadristi della pagina falsa hanno segnalato quella vera e a quanto pare ora non c’è più nè quella falsa nè quella vera. 

Insomma, un gran casino.

L’ultima cosa che vediamo è che qualche maschilista, per sabotare altre nemiche, sulla pagina di paola concia, una delle responsabili della campagna, accusa le femministe (ovvero quelle che fanno monitoraggio su tutto questo scempio) quali potenziali responsabili del fattaccio. Gli squadristi rintuzzano e Paola Concia si incazza con gli antifascisti e le antifasciste (non si capisce perchè: forse che non essere d’accordo sui rapporti politici che lei ha intrattenuto con casapound ci rende uguali ai maschi violenti?) ed esorta, per così dire a prendere una posizione.

Se c’è una cosa che in questi anni di osservazione del fenomeno neomaschilista sul web abbiamo capito è che i nemici delle donne sul web sono due: i maschilisti e la scarsa conoscenza del mezzo che le donne usano.

L’aggressione sul web si consuma con mezzi diversi e approfitta della vulnerabilità delle persone per farle diventare oggetto di squadrismo, cyberstalking, stupro virtuale.

Per facebook tutti questi fenomeni sono classificati con la parola "bullismo" e in questi casi elenca una serie di probabilità di difesa dell’utente invitando l’utente innanzitutto a usare alcuni sistemi di autodifesa.

Puoi bloccare l’utente molesto. Puoi bannarlo dalla pagina. Puoi segnalarlo e bannarlo. Puoi accendere un cero alla madonna e fare una processione in ginocchio al seguito di san gennaro. Puoi votarti a tutti i santi che vuoi ma devi comunque e sempre ricordare che facebook non è un social network per donne.

Non serve minacciare denunce, invocare il sacro spirito della postale, inferocirsi contro costoro con la stessa espressione un po’ "incerta" che userebbe gabriella carlucci quando parla dell’anonimato in rete.

A noi, come abbiamo già detto, sembra inutile ed è una gran perdita di tempo quella di stare a segnalare gruppi che non ci piacciono. Quello che non ci piace non si cancella con un click e non ci affidiamo all’entità superiore facebook per farci difendere da questo cavaliere in bit che ha tutto di virtuale e molto poco di reale (nel senso che non c’è mai).

Quello che su facebook manca è il concetto di safety. Non si tratta di "sicurezza" ma di strumenti di autodifesa. 

Le utenti non si sentono sicure perchè hanno a disposizione il tasto "segnala" (segnala de che?). Le utenti si sentono sicure se hanno a disposizione strumenti di autodifesa.

Allo stato attuale è un carnaio allo stato brado: 

se c’è un individuo che mi molesta non mi interessa che sia estromesso dall’universo mondo ma dalla mia pagina si;

facebook invece analizza (dice) per scacciare dall’eden virtuale quell’individuo e siccome le cause dell’esilio non gli sembrano mai troppo gravi allora, poverino, lo lascia lì;

quando banni un soggetto molesto da una pagina non banni l’ip ma solo l’account email e il nick con il quale si è presentato. Ciò significa che dopo due secondi ha fatto altri dieci account fasulli per romperti le ovaie.

Questi solo alcuni pensieri sparsi di una materia della quale non vorremmo occuparci mai.

Siamo costrette a farlo perchè il fenomeno investe tante donne, investe tutte e se ne frega della vulnerabilità, dello spessore, della qualità dei contenuti e delle persone. 

Non c’è donna che non sia stata risparmiata, che non abbia ricevuto i messaggi odiosi di qualche maschilista dal cervello cortocircuitato, che non abbia avuto a che fare con stalker di varia natura e con aggressioni virtuali sessiste e misogine.

Le donne sul web vengono offese e insultate in quanto donne. L’attacco è preciso. L’aggressione puntuale. La violenza insistente. La molestia pervasiva. E’ femminicidio anche questo. Virtuale, se volete, ma femminicidio.

Fintanto che i social network, facebook in testa, non si doteranno di uno speciale bottone safety per le donne molestate dagli uomini, fintanto che non analizzeranno il problema a partire da una prospettiva di genere smettendo di fingere che non ci sia un problema, allora il web per le donne sarà solo terreno di battaglia.

Per ottenere un minimo spazio, per mantenerlo in vita, per non subire rotture di ovaie, censure, aggressioni, minacce, molestie, per riuscire ad avere la libertà di attraversare il web senza mai subire intrusioni non volute.

Quello che accade, non diversamente che sul piano reale, è che il web sembrerebbe autorizzare i molestatori a relazioni non consensuali. Sono stupri, intrusioni, e lo schema è sempre lo stesso.

Noi denunciamo e ci difendiamo. Ma la battaglia si vince con i contenuti e l’intelligenza. Perchè in fondo, e neppure tanto in fondo, questi maschilisti non sono poi delle gran cime.

Di questo siamo certe!

Posted in Fem/Activism, Misoginie, Omicidi sociali.


2 Responses

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  1. fs says

    abbiamo la risposta. declinano. fanno da sole. ciao

  2. fs says

    abbiamo letto e riferito. non abbiamo ancora ricevuto risposta. non appena abbiamo risposta ti facciamo sapere.
    ciao